Nessuno come i Panthers Parma, fin qui, era riuscito a mettere in difficoltà gli Skorpions Varese ma, alla fine, l’esito non è cambiato: grigiorossi vincenti. Eppure, sul 14-0 dopo una serie di drive davvero complicati, sembra difficile ipotizzare un esito diverso dalla sconfitta. Ad accendere la luce, ci ha quindi pensato un autentico fulmine a ciel sereno che con la maglia numero 25 ha ritornato in endzone l’ovale del kickoff emiliano correndo per 74yd. E, nel dubbio, si è ripetuto con un secondo autentico big play correndo per altre 84yd mettendo a referto il momentaneo 24-30.

Davide Silvestri ha scelto il modo migliore per presentarsi al mondo Skorpions. In realtà il running back classe ’01 aveva già dato il suo enorme contributo alla causa grigiorossa fin dall’esordio, mettendo poi a segno il suo primo TD contro i Giaguari; chiaro però che la prestazione monstre contro Parma l’abbia posto sotto le luci dei riflettori.

Palcoscenico che non mina la sua umiltà, prerogativa fondante della franchigia varesina. “È stato bello – conferma Silvestri – vincere una sfida del genere, soprattutto per merito di una grande difesa che, malgrado le difficoltà dell’inizio, è sempre stata in partita. Giocare in un contesto del genere ovviamente ti facilita perché ognuno è ben consapevole di ciò che deve fare. Sarò sincero: pur consapevole della mia buona preparazione fisica non mi aspettavo di segnare due TD del genere per cui la soddisfazione è tanta, ma il merito è in larga parte dei miei compagni che hanno portato dei blocchi eccezionali. Avremmo dovuto controllare meglio il match per quelli che sono i nostri obiettivi, ma l’importante era vincere e l’abbiamo fatto”.

Forse per la prima volta siete andati in difficoltà: quanto è stato importante il tuo primo ritorno?
“Diciamo che, dopo un parziale di 14-0, segnare subito in quel modo ha tirato un po’ su il morale e ci ha permesso di non mollare. Non ce n’era bisogno, ma i Panthers ci hanno fatto capire che non siamo imbattibili e che dobbiamo lavorare ancora tantissimo per poter diventare quella squadra in grado di ammazzare il campionato. Ad oggi non lo siamo, e proprio per questo dobbiamo insistere sulla strada che abbiamo intrapreso. Quale dei due ti è piaciuto di più? Direi il secondo perché è stata una corsa più pulita, ma sul momento non realizzi neanche: quando arrivi in endzone te ne rendi conto e, alla fine, l’importante è solo segnare”.

In quei momenti, però, cosa pensi? Come “funziona” un ritorno?
“In primis devi prendere la palla (ride, ndr), che già di per sé non è scontato come si potrebbe pensare. Poi ti muovi, mai stare fermo, e intanto porvi a capire dove si aprono i varchi giusti. Noi ovviamente abbiamo degli schemi prestabiliti e, difatti, contro Parma ci sono state grandissime chiamate da parte del coaching staff che ha permesso alla squadra di aprirmi due autostrade grazie ai giusti blocchi. Poi bisogna correre più veloce che puoi senza mai fermarti finché arrivi in endzone”.

Coach e compagni cosa ti hanno detto a fine match? Qual era il clima nello spogliatoio?
“Sicuramente c’era tanta soddisfazione da parte di tutti e anche coach Holt, che di solito non si sbilancia più di tanto, era particolarmente felice. Mi ha fatto i complimenti per il lavoro svolto, ma le congratulazioni sono state giustamente rivolte a tutta la squadra perché è stata davvero una grandissima vittoria di un gruppo compatto”.

A proposito del gruppo, diciamo che sei tra gli ultimi arrivati in casa Skorpions. Come ti sei avvicinato a Varese e quali sono le tue prime sensazioni da grigiorosso?
“Io ho iniziato a giocare a football a Thunders Trento il giorno del mio compleanno, il 15 settembre 2020. Ho subito capito di aver trovato il mio sport e, intensificando gli allenamenti, sono arrivato presto al punto di guardarmi intorno per salire di livello: sono quindi passato ai Redskins a Verona in Seconda Divisione, giocando tra l’altro contro gli Skorpions, ed è stata una bellissima esperienza formativa. L’anno scorso, invece, ho voluto tentare l’esperienza in Prima Divisione austriaca ai Raiders di Innsbruck e sicuramente è stato uno step importantissimo della mia carriera. Avevo però voglia di tornare in Italia: ero andato a provare anche per un’altra squadra, ma fra tutte le offerte la soluzione Skorpions mi sembrava la migliore. Mi sono aggregato ad un paio di amici che a loro volta sono venuti a Varese ed eccomi qui: ho subito trovato uno spogliatoio fantastico, un’ottima squadra e le basi per costruire qualcosa di importante. Differenze con il campionato austriaco? Difficile fare confronti: secondo me le prime squadre italiane se la possono giocare tranquillamente in Austria”.

Da qui l’ottimo impatto che hai avuto e, tornando a Parma, riprendiamo il discorso precedente: cosa vi ha lasciato questa sfida?
“Consapevolezza: qualunque sia il punteggio possiamo e dobbiamo lottare fino alla fine per portare a casa la vittoria. Vincere in un match del genere vuol dire tanto, non solo per il record di 4-0, ma soprattutto a livello di mentalità: sappiamo, però, di non aver ancora fatto nulla e bisogna solo proseguire così”.

A tal proposito avete già iniziato a studiare i Frogs?
“Iniziamo sempre con la video-analisi, nostra e degli avversari, per prepararci al meglio su quelle che sono le caratteristiche della squadra che andremo ad affrontare. Martedì sera abbiamo iniziato a lavorare provando i nostri schemi e concentrandoci in particolar modo sull’aspetto mentale, fondamentale per mantenere la concentrazione. In tal senso abbiamo già dimenticato la vittoria di Parma e siamo concentrati sul prossimo step”.

Sui Frogs, quindi, cosa puoi dire?
“Non serve che lo dica io, ma non sono da sottovalutare: hanno un attacco esplosivo e in difesa possono crearci qualche problema. Tra l’altro credo che rispetto all’anno scorso il livello del campionato si sia appiattito per cui ogni sfida nasconde parecchie insidie. Anzi, parlando in generale dell’IFL, continuando su questa strada, penso che il campionato potrà diventare professionistico; la FIDAF è sulla strada giusta”.

Dopo un inizio di campionato del genere vi sentite la squadra da battere?
“Sni. Nel senso che, classifica alla mano, essendo avanti siamo quel punto di riferimento cui guardano gli avversari, ma come dicevo prima abbiamo ancora tantissimo da dimostrare prima di poter diventare in assoluto la squadra da battere. Le basi ci sono: l’attacco gira bene, la diesa è solida e gli special teams fanno il loro dovere. Credo che le quattro vittorie ottenute fin qui siano frutto di grandi prestazioni di squadra, mai del singolo: questa è la mentalità Skorpions e vogliamo portarla avanti a lungo”.

Matteo Carraro
Foto Cinzia Roganti

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