Continua il nostro viaggio alla scoperta del Taekwondo, questa volta a Malnate, con il Maestro Arcangelo Angioletti che ci illustra gli aspetti educativi, sportivi, stilistici e tecnici, oltre agli interessanti risvolti nella difesa personale e nel benessere psico-fisico di quest’arte marziale.

Come si avvicinò al Taekwondo?
“Scoprì il Taekwondo grazie a degli amici e anche al Maestro Andrea Quagliara, a Genzano di Lucania. Del Taekwondo apprezzai in particolare il fatto che al termine degli allenamenti mi sentivo in forma, percependo anche del benessere psico-fisico, per via dei salti e delle molteplici tecniche eseguite”.

Quale stile insegnate?
“Quello della Corea del Nord, previsto dall’ ITF (International Taekwondo Federation), che resta più tradizionale rispetto allo stile della Corea del Sud, divenuto più ludico, sportivo e coreografico. Nel nostro si privilegiano le forme, sequenze prestabilite o Poomsae, e teniamo molto alla precisione. Svolgiamo anche la parte sportiva, i combattimenti o kyorugi e la difesa personale. In generale non usiamo le armi, perché il Taekwondo è l’arte dei pugni e calci in volo e tradizionalmente non prevede l’impiego di armi; nell’ambito della difesa personale sono previste delle tecniche di difesa da eventuali aggressioni a mano armata con coltello o bastone, ma sia i combattimenti che i Poomsae li svolgiamo a mano nuda. Nel complesso, combattiamo sia con le protezioni che senza; il combattimento senza le protezioni ha lo scopo di imparare a controllare e a gestire le tecniche e anche a condurle vicino all’avversario senza colpirlo, o di toccarlo solo mediante il light contact, o contatto leggero”.

Quali valori morali ne tramandate?
“Ritengo che il Taekwondo sia l’arte marziale completa, e oltre a dei bravi allievi e atleti, tendiamo a formare degli uomini in grado di ragionare in autonomia con la propria mente e che si dimostrino rispettosi verso ogni cosa. Il saluto, ad esempio, è un segno di rispetto verso sé stessi, gli altri, i familiari, il dojan o palestra in cui si pratica il Taekwondo, i Maestri e anche verso l’apprendimento. I valori filosofici ed etici del Taekwondo sono utili a contrastare e ad arginare il cyberbullismo”.

Secondo lei, cosa distingue il Taekwondo dal Karate e dal Kung-fu?
“Il territorio coreano subì le dominazioni sia da parte del Giappone meridionale, che da parte della Cina settentrionale, e il Taekwondo ha degli influssi provenienti sia dal Karate che dal Kung-fu; la sua codificazione deriva dallo studio biomeccanico di entrambe le arti marziali; dal Karate ha ereditato la forza, eleganza, precisione e i colpi a mano aperta, mentre dal Kung-fu la velocità, dinamicità e i calci in volo”.

Qual è il suo giudizio in merito al Taekwondo sportivo?
“Attualmente competiamo nell’AICS, un ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI. In generale porto in ragazzi in gara solo se sono ben preparati dal punto di vista tecnico, psico-fisico, e se sono in grado di accettare anche le sconfitte nei combattimenti, in cui occorre sempre controllare le tecniche sferrate. Credo che gli esiti negativi siano delle indicazioni nei confronti di quegli aspetti nei quali occorre ancora migliorare e anche di tutto ciò che occorre ancora consolidare, mediante la concentrazione mentale. Nelle gare vigono sempre le norme a tutela della sicurezza e della salute degli atleti”.

In Essenza, avete degli atleti agonisti?
“Adesso no, ma speriamo di averne in futuro. In merito al gruppo degli adulti, intendiamo mantenere gli amatoriali, anche allo scopo di stare in compagnia fra amici”.

Nabil Morcos

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