Quindici partite, di cui tredici vittorie, un pareggio ed una sconfitta, per un totale di 40 punti: bastano per dirsi contenti? La risposta è sì, a patto che si continui su questa scia. Franco Tosca, direttore generale del Gallarate, ha le idee chiare, ma le aveva già a partire dalla scorsa estate quando ha detto sì alla causa rossoblù con l’intento di far parte di un progetto ambizioso che potesse arrivare lontano in tempi piuttosto ridotti. E a giudicare da un avvio di stagione così prepotente, le prerogative affinché questo progetto decolli, ci sono tutte. Partiamo prima, però, dalle emozioni.

Direttore sei contento di quanto fatto fino ad oggi?
Sarei bugiardo se dicessi il contrario. Quest’estate, insieme al direttore sportivo Martellacci, abbiamo costruito una squadra che potesse lottare per vincere ed eravamo convinti del lavoro fatto, da lì a collezionare 11 vittorie di fila, però, ce ne passa (lo scorso anno la Folgore Legnano ne fece 13 ndr), così come da lì a creare un divario con la seconda di 11 punti, però, sai, dopo sono tutti bravi, questo cammino non è stato per nulla facile così come non è stato facile far quadrare tutta la situazione tra giocatori e staff quasi completamente rinnovati”. 

Nomi a parte, si pensava infatti che il problema principale di questa squadra potesse essere la mancanza di tempo, visti, appunto, i tanti cambiamenti…
Siamo stati bravi a trovare in fretta l’amalgama, 18/19 giocatori nuovi sono tanti, ma oltre ad aver scelto ottimi atleti, abbiamo scelto uomini a modo, li conoscevo quasi tutti avendoli avuti tra Vergiate e Castano, l’altra metà del lavoro l’ha fatta Martellacci che a sua volta ha portato, ad esempio, il blocco Ponte Tresa, devo dire che ci siamo trovati su tutto e che adesso stiamo raccogliendo i frutti”.

Fino ad oggi un lavoro ed un percorso quasi perfetto: c’è, però, qualcosa che non è andato come avresti voluto?
Sconfitta in casa della Faloppiese a parte, frutto di una domenica storta con 4 gol presi in 20 minuti, l’unica delusione è stata Adriano Marzeglia, attaccante che conoscevo già dai tempi della Solbiasommese e che avevamo scelto la scorsa estate per fare la differenza ed invece così non è stato, e quando poi vedi un equilibrio che manca in spogliatoio devi intervenire subito; infatti, lo abbiamo mandato via dopo poche settimane, da lì in poi è andato tutto per il meglio”.

Anche il vostro mercato invernale, però, ha portato nomi di grande qualità come Lazaar Mihai, Davide Mazzini e Mattia Cesaro. Possiamo dire che questi sono inserimenti lungimiranti?
Che questo progetto sia a lungo termine non lo abbiamo mai nascosto, così come non ha senso dire che non guardiamo oltre questo campionato, infatti sono stati inseriti giocatori che hanno esperienza e che potrebbero anche fare un’altra categoria, Mihai è un mio giocatore, lo avevo a Vergiate e l’ho voluto fortemente, Mazzini è un professionista che non ha bisogno di presentazioni mentre Cesaro lo ha voluto fortemente Martellacci, io l’ho conosciuto in questi  giorni e devo dire che mi ha fatto un’ottima impressione”.

Tornando a quanto visto fino ad oggi, te lo aspettavi così questo campionato di Prima Categoria?
Per certi versi sì, per altri meno. Mi sta deludendo il Tradate Abbiate, onestamente pensavo di lottare con loro per giocarmi il titolo anche perché hanno il potenziale per stare dietro di noi, invece alle nostre spalle c’è la Valceresio, una squadra neopromossa e che mi sta stupendo in positivo, e poi il Marnate, che invece conosco un po’ di più perché ha giocatori importanti che hanno fatto anche altre categorie, poi posso dire che non conoscevo la Folgore Legnano ma che sta facendo un buon campionato e quindi sta confermando quanto di buono fatto lo scorso anno; in generale è un campionato difficile, non è che vincere contro il Cassano, ad esempio, sia stato semplice, così come andare a giocare sul campo del Cas Sacconago, che non è un campo, ed avere a che fare con una squadra che ha fatto per tutto il tempo la caccia all’uomo”. 

Alla luce di queste tue considerazioni come andrà affrontato il girone di ritorno?
Dall’alto della mia esperienza il girone di ritorno è sempre un campionato a sé, durante l’andata le squadre hanno più partite davanti a sé e quindi giocano con spavalderia, rischiano di più, nel ritorno invece bisogna raggiungere gli obiettivi e il tempo stringe, le formazioni giocano più accorte, però è anche vero che grazie al vantaggio che abbiamo accumulato scendiamo in campo più sereni, a meno che qualcuno non faccia il filotto di vittorie che abbiamo fatto noi, possiamo dire di non avere addosso questa pressione di dover vincere sempre, possiamo anche gestire alcune sfide rischiando poco, sicuro ci faremo trovare pronti”.

E pensare che prima di questa estate avevi annunciato di voler abbandonare il calcio dilettanti sostenendo che “non ti appartenesse più”.
È vero, non mi ritrovavo più nel calcio di oggi, ma questo progetto mi ha affascinato, è ambizioso e può volare in alto, mi ha riportato a collaborare con uno staff che in gran parte conoscevo già bene, eccezion fatta per il preparatore atletico Jacopo Luchi che è stata una piacevole sorpresa; in generale sono un uomo che non scende a compromessi, non ho mai fatto giocare qualcuno perché fosse il figlio di o l’amico di, il mio modo di fare può piacere o non piacere ma ho sempre privilegiato la meritocrazia e ci ho sempre messo il massimo della serietà, nel mio piccolo qualcosa ho fatto in questo mondo, Gallarate mi ha ridato entusiasmo perché ci sono le persone giuste al posto giusto”.

Cosa ti aspetti dal 2025?
Mi aspetto di vincere una decina di partite al più presto perché prima vinciamo, prima possiamo iniziare a lavorare per la prossima stagione”.

Mariella Lamonica

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