Domenica 12 maggio 2024 presso l’ASD Ainao di Gavirate, nel varesotto, si è svolto lo stage di Karate Shorin-ryu okinawense, al quale hanno partecipato diversi Maestri: Santiago Sacaba, decimo dan; il direttore tecnico Giuseppe Pavani, nono dan e Maestro anche di Qi Gong; Stefania Gamberoni, sesto dan, istruttrice di Qi Gong, docente nazionale di Ayurveda, provenienti dalla provincia di Varese; Angelo Appiani da quella di Mantova e anche un Sensei tedesco, Uwe Uchinadi Schoning, da Stadtallendorf, una città in Germania vicino a Francoforte.
All’evento, si sono allenati atleti, uomini e donne di diverse età: alcuni dei quali indossavano il karategi bianco, mentre gli altri ne indossavano uno nero, come riferimento alla pratica del Karate Shoju. Il Sensei in rosa Gamberoni ne descrive le caratteristiche generali e poi si racconta: “Si tratta di un Karate più libero e meno vincolato, finalizzato essenzialmente alla difesa personale. Sono originaria di Gavirate e in passato ho seguito per diversi anni bambini e ragazzi; adesso mi alleno solo con le cinture nere”. Il Maestro Pavani ne offre invece una visione più specifica: “Il Karate Shoju è quello dell’interstile, perché include i migliori katà o forme provenienti da tutti gli stili di questa nota e diffusa arte marziale nipponica. Nel kumitè o combattimento regolamentato, prevede anche delle tecniche di leva e proiezioni, nel risvolto sportivo comprende poche tecniche e le protezioni, e in parte anche del Kobudo o Karate armato. Lo Shoju ha origine dall’ arte salutistica e dalla medicina sino-giapponese Kampo; nella difesa personale, in caso di eventuali aggressioni, prevede anche dei colpi verso dei punti vitali, allo scopo di frenare l’ipotetico aggressore senza provocargli alcun dolore; la nostra etica è quella di evitare il più possibile le liti o gli scontri; in ambito sportivo i katà includono delle tecniche generalmente non acrobatiche, ad eccezione di qualche calcio in volo”.
Il Maestro Appiani evidenzia una caratteristica fondamentale del Karate Gojo-Ryu: “Si tratta di uno stile proveniente dall’Isola di Okinawa, mentre ad esempio lo stile Shotokan è più di origine giapponese-continentale”. Il Maestro Sacaba spiega le differenze principali tra il Karate senza armi, e quello armato o Kobudo: “Oggi gli atleti, che ho visto molto motivati e mentalmente concentrati, lo praticano a mano nuda, perché il termine “Karate” si traduce come “mano vuota”. Nel mio dojo o palestra usiamo anche le katane o spade giapponesi; sono previsti dodici katà o forme in cui si usano le katane non affilate, che prevedono delle tecniche sia di attacco sia di parate. Nel Kobudo è importante l’arte dello “Iaido”, ossia quella di estrazione della spada o katana, praticata attraverso lo svolgimento di katà. Il Kobudo o Karate con le armi, ha un risvolto sportivo solo ad Okinawa, in cui si svolgono delle gare di katà impiegando armi, che in passato erano gli attrezzi da lavoro contadino, come ad esempio i bastoni e i nunchaku. Intendiamo sempre tramandare il Karate okinawense; il nostro prossimo viaggio ad Okinawa sarà in Ottobre; spesso lì ci alleniamo molto volentieri con i karateka okinawensi”. Il Sensei Schoning conclude presentandosi: “Insegno ad allievi di tutte le età il Karate okinawense Shorin-Ryu tradizionale, adatto alla difesa personale, e anche dal futuro risvolto sportivo”.
Nabil Morcos