Il nostro viaggio alla scoperta delle arti marziali questa volta fa tappa a Somma Lombardo, dove l’Istruttore di Judo trentacinquenne Aleksey Kretsu ci illustra gli aspetti sportivi, ludici, tecnici e inclusivi del noto e diffuso sistema di lotta nipponico, oltre a spiegarci lo svolgimento dei combattimenti o shiai nel campionato italiano Esordienti in Sardegna.

Come si avvicinò al Judo?
“Il mio approccio fu da piccolo, quando mio padre, anch’egli judoka, mi portò in palestra o nel dojo. In seguito, fui allievo del Maestro Antonio Pitrelli, fondatore nel 1978 proprio del Ken Kyu Kai, deceduto due anni fa. Io e l’attuale presidente e Sensei Giulio Tommasini abbiamo pensato di portarlo avanti; ho deciso di insegnare il Judo perché l’idea dell’insegnamento mi ha sempre interessato in generale. Attualmente abbiamo circa 300 allievi, e svolgiamo dei corsi di Judo anche negli asili e nelle scuole elementari di Somma Lombardo; ai bambini ne tramandiamo l’aspetto ludico, allo scopo di far sì che imparino a rispettare le regole e a collaborare fra loro. Nel complesso, la propedeutica al Judo per i bambini, si basa sullo svolgimento dei movimenti caratteristici di quest’arte marziale. Sono Istruttore, cintura nera al terzo dan, e il nostro Judo è rivolto essenzialmente alla finalità sportiva”.

Cosa ne pensa del Judo femminile?
“Ritengo che sia ottimo per la difesa personale, perché una donna praticandolo, si può a sentire più sicura e pronta ad affrontare ipotetiche ed eventuali aggressioni. Negli ultimi anni, al Judo sportivo si sono avvicinate molte più ragazzine; la judoka della nazionale italiana Odette Giuffrida è stata quattro giorni fa campionessa del mondo ad Abu Dhabi: credo che questo sia un grande risultato per il Judo femminile, che motiverà in futuro diverse ragazze a praticarlo”.

Come Ken Kyu Kai, a quali campionati state partecipando?
“Ai Campionati nazionali Esordienti di Judo, in Sardegna ad Olbia. Della nostra scuola partecipano due agonisti: un ragazzino e una ragazzina; sono riservate ai judoka pre-adolescenti, di 13 o 14 anni. Stanno partecipando degli atleti provenienti da tutta Italia; il sabato si svolgeranno gli shiai o gare di combattimento maschili, mentre la domenica invece, si terranno gli shiai femminili. Una gara di combattimento, in base alla categoria di peso, può durare circa tre o quattro minuti. Negli shiai della categoria Esordienti, non sono ammesse né le leve articolari e né le proiezioni, ma sono ammessi sia lo schienamento sia l’immobilizzazione degli avversari. Personalmente, consiglio ai nostri due judoka agonisti di impegnarsi al massimo in gara, perché sia la vittoria sia la sconfitta, sono occasioni di maggior apprendimento e anche di ulteriore crescita. Io seguo i bambini a partire dall’età di 10 anni in su, mentre il nostro presidente e Maestro, Tommasini, segue quelli più piccoli”.

Quali traguardi avete raggiunto nel Judo sportivo?
“Abbiamo vinto finora circa 60 medaglie ai campionati nazionali italiani. Da noi ci sono dei bei gruppi di judoka Esordienti e di Cadetti; il nostro obiettivo futuro e anche principale, oltre alle gare, è quello della crescita o evoluzione dei ragazzi; alcune associazioni ci portano anche dei ragazzi affetti da autismo, e noi insegniamo loro ad inserirsi nella nostra collettività e realtà; privilegiamo anche un Judo dal valore inclusivo”.

Come il Judo può aiutare i ragazzi autistici?
“Sia sotto il punto di vista motorio che del contatto fisico- Durante il randori o combattimento d’ allenamento, e anche durante gli altri esercizi, all’inizio i ragazzi autistici evitano il contatto fisico con gli altri compagni, ma dopo la prima lezione, ad esempio, prendono più confidenza, tanto da poi cercarlo”.

Svolgete anche i katà?
“Abbiamo dei giovani che sosterranno l’esame per il conseguimento della cintura nera, il quale prevede anche la parte relativa al katà: si tratta di un lavoro in coppia, in cui si apprendono anche i principi e le ragioni delle tecniche che si svolgono, anziché solamente memorizzarle per poi eseguirle”.

Nabil Morcos

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