Un rinnovo che sposa in pieno la linea della continuità che si vuole cercare di perseguire in maniera netta e concreta in casa Pallacanestro Varese.

Il prolungamento contrattuale triennale di coach Marco Legovich è un tassello importante nella costruzione della Pallacanestro Varese 2024/2025 che cerca di ripartire con punti fissi e definiti in vista della prossima stagione.

Un rinnovo figlio della maggior centralità che avrà il coach giuliano a livello di scelte e di possibilità di manovra all’interno dello staff e del lavoro quotidiano in palestra e durante la partita.

Coach, cosa l’ha spinta ad accettare questo prolungamento di contratto con la società?
“Ci sono tante motivazioni alla base di questa scelta. La prima, sicuramente, è che non volevo lasciare un posto ricco di passione e magia dopo un anno non positivo. Ho il desiderio di vivermi Varese in un anno buono, lavorando per vivere una stagione diversa da quella dello scorso anno. Devo ringraziare la società per il tipo di percorso che mi ha proposto e che stiamo costruendo assieme. Come ho detto l’anno scorso, la cosa importante per me è costruirmi un percorso fatto di crescita e di esperienze e penso che in questo club, con attività anche esterne e mettendomi al centro di alcuni progetti che possono riguardare anche la crescita di struttura e allenatori, possa davvero imparare e crescere sempre di più da un punto di vista professionale. La possibilità, poi, di fare un passettino in più: mi avvicinerò molto alla figura del Lead Assistant NBA, seguendo poi quella che è la nostra cultura cestistica come società. Questo mi permetterà di spaziare di più in campo a livello di idee offensive e difensive, quindi avendo un rapporto diverso con il capo allenatore. Ecco tutto questo insieme di cose mi ha convinto che Varese sia il posto giusto per me adesso”.

Quindi non la inquadreremo più solo come Responsabile della difesa?
“La distribuzione dei compiti quest’anno potrebbe essere leggermente diversa. Herman (Mandole, ndr), ha assoluta capacità, autorità ed autonomia per quello che riguarda il sistema offensivo, ci siamo confrontati molto su quello, però, al di là di attacco e difesa, vorremmo creare una sinergia all’interno dello staff che faccia crescere entrambe le aree. Chiaro che io avrò più margine di lavoro nell’aspetto difensivo, poi andremo a vedere la squadra che si andrà a creare, però più che una divisione netta, condividendo con Herman questo tipo di approccio dove l’ultima parola sarà sempre la sua, questo tipo di sinergia di cui parlo penso possa essere qualcosa che farà crescere tutto il sistema”.

Com’è il suo rapporto proprio con coach Mandole?
“Un rapporto molto franco e diretto. Abbiamo avuto bisogno di conoscerci, perché è chiaro che Varese per un allenatore che viene da fuori, in questo caso parlo di me lo scorso anno, è una realtà che ha bisogno di essere conosciuta e scoperta. Bisogna saper prendere le misure e lui mi ha aiutato in questo percorso di conoscenza. Penso che siamo molto diversi come persone e allenatori, però penso che questo, trovato l’incastro giusto, può essere un punto di forza. Avere uno staff complementare secondo me alla fine ti aiuta a crescere, aiuta ad avere relazioni più vere e strette e fa bene alla squadra”.

Cosa non ha funzionato secondo lei quest’anno e di riflesso, su cosa vi concentrerete di più nel lavoro per vivere una stagione diversa? Al di là poi di quali giocatori comporranno il roster…
“Cito una parola che è stata già menzionata più volte dal front-office che è continuità. Penso che il fatto di aver cambiato molto ad inizio stagione ci abbia causato tante difficoltà, a partire dallo staff che era completamente nuovo così come il roster. Il primo periodo non è stato semplice anche se, andando a guardare i risultati, abbiamo perso due partite all’ultimo tiro e quelle vittorie ci avrebbero dato una mano. Penso però che la maggior difficoltà sia stata trovare la nostra identità. Dovevamo trovare una quadra sia nello staff, che nella squadra sia tra staff e squadra. Abbiamo risolto questo con il lavoro ma anche con il mercato, perché è indubbio che l’ultima versione del roster nella seconda parte di stagione, pur con qualche debacle importante, ha avuto un rendimento tutto sommato positivo, chiudendo la stagione con 9 vittori e 9 sconfitte”.

Pensa che quest’anno potrà esserci maggiore flessibilità nel sistema di gioco?
“Credo che abbiamo acquisito esperienza in questa annata, abbiamo capito quali possano essere i problemi da dover affrontare. Una delle nostre sfide, come staff, sarà quella di provare a porre rimedio o con i giocatori che avremo a disposizione o con il nostro intuito a dei problemi che potremmo avere. Penso che, ricollegandomi a quello che ho detto sopra, avere una certa sinergia all’interno dello staff possa aiutare a sistemare alcune situazioni. Ovviamente tutto sarà basato su un’evidenza numerica, perché questa è la nostra identità, però sicuramente sappiamo quali sono state le problematiche dell’anno scorso e lavoreremo per ridurle al minimo”.

Lei lo sta vedendo in queste settimane di lavoro al Campus, come sta Leonardo Okeke?
“Leo sta lavorando benissimo. Si è fermato un paio di giorni dopo la fine della stagione, è molto motivato e concentrato, sa che per lui questa può essere una stagione fondamentale nel rientrare a pieno regime. Non dimentichiamoci che per lui i medici avevano prospettato anche la possibilità di non poter più tornare a giocare, quindi ha superato un momento molto difficile. In palestra sta lavorando molto bene, il corpo a livello di reattività ed esplosività sta rispondendo bene, quindi penso che ad inizio stagione sarà pronto ed anzi probabilmente anche uno dei più in forma. Anche mentalmente si sta dimostrando aggressivo nel voler tornare, è conscio dell’importanza di questa stagione per lui”.

Prima mi parlava di continuità, per ora espressa dalla sua firma e da quella di Assui fino al 2029. Quanto sarebbe importante riuscire a completare il parco italiani con le conferme di Mannion e Moretti?
“Sarebbe importantissimo, sia per non ritrovarsi con gli stessi problemi dell’anno scorso, quindi una squadra con l’ossatura nuova, sia perché sono due ragazzi che, nonostante la giovane età, hanno avuto e possono continuare ad avere un peso tecnico e caratteriale importante all’interno della squadra. Nico in pochi mesi ha dimostrato tutte le sue qualità tecniche e di leadership, mentre Davide, oltre ad aver fatto dei miglioramenti difensivi importanti, a volte passati sottotraccia soprattutto nella seconda parte di stagione, è stato un elemento che ha tenuto il collegamento tra i tifosi e lo spogliatoio. E’ stato molto importante nei momenti di difficoltà per la squadra e per questo sarebbero due giocatori fondamentali per ripartire anche perché conoscono il sistema”.

Ieri sera, martedì 4 giugno, è iniziata la serie finale di A2 tra Cantù e Trieste. Lei che è diventato un varesino acquisito ma che è legato indelebilmente a Trieste, come vive questo derby nel derby?
“So quanto sia sentito il derby con Cantù qui a Varese, me ne hanno parlato in tanti e mi piacerebbe poter vivere dal vivo questa partita, però non posso non tifare per la mia Trieste, una squadra ed una città che porto nel cuore e che merita la Serie A e il mio tifo non può che andare a loro. Spero di poter vivere un derby personale il prossimo anno contro Trieste”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui