Valorizzare per il futuro è sempre la scelta più saggia e ponderata, ma ciò non significa che sia la più semplice. Trovare il profilo giusto su cui investire è difficile, a maggior ragione in una categoria come la Serie D, ma il Varese ha dimostrato di avere le idee chiare e Niccolò Stampi lo sta confermando sul rettangolo verde.

Il trequartista classe ’05 scuola Milan è arrivato in corsa e, dopo un debutto complicato negli ultimi minuti sul campo del Chieri, si è rimboccato le maniche guadagnando rapidamente consensi e scalando le gerarchie per diventare di fatto un titolare dei biancorossi. Ripresosi da un infortunio, domenica ad Alba si è rivelato determinate: ingresso a inizio ripresa e staffilata mancina all’incrocio per il momentaneo 1-0 che ha indirizzato il match.

“Domenica è sicuramente stata una bella soddisfazione per me – esordisce Stampi –: avevo una voglia matta di entrare per dare il mio contributo e sono riuscito a farlo nel migliore de modi. Appena partito il tiro ero certo di quel gol, me lo sentivo, e ho iniziato ad esultare ancor prima che il pallone entrasse. L’importante, però, è stato aver portato a casa una vittoria di squadra”.

Avevi però già avuto modo di segnare contro l’Asti, forse un gol meno bello ma altrettanto appagante.
“Assolutamente sì, quel gol è stata emozione pure. Quel quarto d’ora è stato forse tra i più belli giocati in stagione, al punto che in campo scherzavamo sul fatto che sembravamo il Barcellona. Quando ho visto Palazzolo fare il 2-0 ho deciso di buttarmi dentro ad ogni azione e sono andato con cattiveria su quel pallone perché volevo quel gol. Segnare all’Ossola il mio primo gol con il Varese è stato semplicemente magnifico”.

Riavvolgendo il nastro, possiamo dire che il tuo esordio non è stato tra i più positivi?
“Mi sa che dobbiamo dirlo (ride, ndr). Il mister mi ha buttato nella mischia contro il Chieri ed eravamo sotto 2-1: il pallone del pareggio è capitato a me, ma l’ho sparato alle stelle da due passi”.

Non ti sei però perso d’animo…
“Sono una persona che tendenzialmente riesce a farsi scivolare addosso le cose. Certo, la prima settimana non è stata delle migliori: il mercoledì dopo avrei dovuto giocare titolare, e invece a causa della febbre ho dovuto rimandare l’esordio dal primo minuto. Ho sempre però avuto la fiducia di mister e compagni, mi piace sfruttare la pressione in energia positiva e il weekend dopo sono stato lanciato titolare contro il Ligorna. Ammetto, però, che la settimana successiva in casa con il PDHAE le gambe un po’ mi tremavano perché era il mio debutto all’Ossola”.

Hai parlato di fiducia. Mister Cotta te ne ha sempre dimostrata tanta spendendo belle parole per te anche e soprattutto a microfoni spenti.
“Non posso che ringraziare il mister anche perché è stato lui a farmi arrivare qui: non lo conoscevo personalmente, ma lui conosceva me e insieme al direttore mi hanno convinto in fretta. Non potrei chiedere di meglio perché c’è un bellissimo rapporto di fiducia e stima reciproca, così come c’è con il gruppo squadra. È fantastico essere cui, credimi: ho imparato più in questi mesi che in 15 anni di settore giovanile, anche perché condivido lo spogliatoio con un po’ di gente che ha masticato calcio vero. Per questo ascolto sempre tutto, soprattutto i più vecchiotti, e faccio ogni cosa che mi dicono perché tutto è un insegnamento”.

Classe ’05: voi under siete sempre i più bastonati e i più coccolati al tempo stesso…
“Più bastonati che coccolati (ride, ndr). Partiamo col dire che quando sono arrivato qui non avevo la pretesa di giocare in quanto under, ma volevo giocare per miei meriti sul campo. A Varese vige la regola della meritocrazia e ne sono felice perché in questo spogliatoio tutti hanno la loro importanza, al netto dei ruoli: come dicevo prima io qui posso solo imparare tanto e intendo farlo al massimo delle mie capacità. Il sogno? Arrivare in Serie A”.

E la tua famiglia in tutto questo?
“Sempre al mio fianco, in ogni scelta. Anzi, ho l’enorme fortuna di avere genitori che mi hanno sempre dato i giusti insegnamenti e che non hanno mai interferito nella mia carriera: dall’oratorio Nabor all’Aldini per poi passare quattro anni nel settore giovanile del Milan, tornare all’Aldini e andare al Monza dopo il Covid ho sempre ricevuto solo tanto tifo e supporto. Papà Jacopo mi segue praticamente sempre, mentre mamma Beatrice ha sempre “lavorato dietro le quinte”: fin da piccolissimo mi lavava tutte le cose e preparava le borse. Non posso non aggiungere alla lista dei ringraziamenti la mia ragazza Beatrice, sempre al mio fianco”.

Chiudiamo tornando all’attualità. Domenica arriverà al Ligorna: che partita sarà? In generale che finale di stagione vi aspetta?
“Domenica sarà tosta, tostissima, perché loro hanno un disperato bisogno di punti per rientrare sul quinto posto, ma noi di certo non ci tireremo indietro. Non c’è però molto altro da dire: siamo il Varese, dobbiamo e possiamo vincere tutte e otto le partite da qui alla fine”.

LA SCHEDA DI NICCOLÒ STAMPI

Data di nascita: 1 gennaio 2005
Ruolo: centrocampista
Piede: destro
Altezza: 1.80m
Numero di maglia: 70

Pregio: solare
Difetto: testardo

I PREFERITI
Squadra del cuore
: Milan
Giocatore: Lionel Messi
Auto dei sogni: Ferrari 458
Film/Serie TV: Peaky Blinders
Cantante: Vale Pain
Animale: ghepardo
Colore: blu
Mare o montagna: montagna
Bionda o mora: bionda

Matteo Carraro

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