A tu per tu con l’insegnante tecnico di Karate Giuseppe Maurino, dell’Okinawa Karate Club Valtellina di Cairate, che ci racconta di Sara Scaruffi campionessa all’Open di Torino, della loro fase di preparazione in occasione della Festa degli Sportivi, lancia il prossimo obiettivo, parla del loro nuovo corso di difesa personale, ed esprime anche una sua opinione, in merito al possibile futuro riconoscimento del Karate, come uno sport olimpico.

Come vi eravate organizzati per la Festa degli Sportivi?
“Purtroppo la Festa degli Sportivi è stata posticipata a causa di maltempo e temporale, a date e orari da destinarsi. Per noi si tratta di un ottimo evento che contribuirebbe a far conoscere maggiormente l’ Okinawa Karate Club Valtellina qui a Cairate. Avevamo preparato, per gli agonisti, delle brevi esibizioni di katà o forme, mentre per i bambini dei percorsi allo scopo di sviluppare le loro prime abilità psico-motorie e coordinative; avrebbero potuto provarle e cimentarsi in queste attività, anche gli ospiti. Attualmente da noi inizia un nuovo corso di difesa personale, ispirato alle tecniche del Ju-Jitsu metodo israeliano; il tecnico con cui collaboro è insegnante di Ju-Jitsu metodo israeliano”.

Quale traguardo avete raggiunto all’Open di Torino?°
“Sara Scaruffi, della categoria Juniores, ha vinto la medaglia d’oro nelle prove di katà. Abbiamo dimostrato degli ottimi katà o forme, pur lavorando in allenamento più sulla parte fisico-atletica che sull’ aspetto tecnico. Il Maestro e Direttore Tecnico Giordano Giacomelli si complimenta per l’ottimo lavoro svolto con Sara, e con i responsabili del settore agonistico, i tecnici Giuseppe Maurino, Stefania Rosolen e anche con il preparatore atletico Yuri Maranta”

Sara quali katà ha eseguito?
“Ha svolto due katà dello stile Shito Ryu: l’“Anan Dai”, che richiede molta rapidità, eleganza e include anche diversi cambi di direzione, eseguendolo molto bene; in finale ha invece dimostrato l’“Ohan Dai”, nel complesso molto simile all’“Anan Dai”; ho notato soprattutto il fatto che Sara non era assolutamente emozionata, ma tranquilla e serena; ha gestito molto bene la gara. Sara Scaruffi è una karateka proveniente da Sondrio, e io seguo tutti gli atleti agonisti dei dojo o palestre Okinawa Karate Club Valtellina”.

Prossimo obiettivo?
“Stiamo lavorando molto sulla preparazione atletica, in vista della prossima Coppa del mondo giovanile di Karate, che si terrà a Jesolo, in dicembre”.

Prevede un futuro riconoscimento del Karate come sport olimpico?
“Personalmente, vorrei che il Karate sia in futuro riconosciuto come uno sport olimpico, perché si tratta di un’arte marziale molto antica; alle Olimpiadi giapponesi del 2020, il karateka azzurro Busà ha vinto l’oro, e l’italiana Viviana Bottaro invece il bronzo. In generale, sia nelle gare di katà o forme, sia in quelle di kumitè o combattimento regolamentato, stanno cambiando molte regole, allo scopo di adeguarsi agli standard olimpici, e affermo che finora sia già stata percorsa molta strada, per raggiungere il futuro riconoscimento del Karate come sport olimpico”.

Secondo lei, quale altro progresso occorre?
“Credo che potrebbero inserire anche le gare di katà a squadre, in cui tre karateka svolgono sincronizzati un katà, perché renderebbero il “Karate sportivo” ancora più coinvolgente, e più spettacolare da vedere. Nel 2011 a Firenze vinsi la medaglia d’oro nel katà a squadre”.

Quali abilità richiedono i katà a squadre?
“Nel complesso sono molto difficili, perché i karateka devono sempre muoversi in sincronia; in gara occorre proprio eseguirli al meglio possibile”.

Nabil Morcos

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