Full Immersion nel lato sportivo e agonistico del Karate, questa volta accompagnati dall’Insegnante Tecnico Giuseppe Maurino a Cairate, presso l’Okinawa Karate Club Valtellina, in cui l’Istruttore ACSI e Aspirante allenatore FIJLKAM ci spiega lo svolgimento dei katà a squadre e dei kumitè in gara, il metodo di preparazione atletica e anche la propedeutica al Karate agonistico per i bambini.

Come si avvicinò al Karate?
“Provengo da una famiglia di karateka; mio padre Salvatore Maurino è Maestro cintura nera al terzo dan e anche mio zio, Domenico Maurino, purtroppo deceduto lo scorso dicembre, era Maestro al settimo dan. Anche mio cugino, Lucio Maurino, è Maestro di Karate al settimo dan; da atleta delle Fiamme Gialle per vent’anni, fu campione italiano, europeo e mondiale nelle prove del katà a squadre. In generale, sono cresciuto con il Karate e da giovane vinsi il bronzo nel katà a squadre ai campionati italiani giovanili. Nel 2012, con la società Athlon-Maurino, abbiamo vinto i campionati italiani di katà a squadre. Grazie a mia moglie Veronica Mastrocinque, cintura nera al secondo dan FIJLKAM, anche lei medaglia di bronzo ai campionati italiani giovanili, sono ripartito con questa nuova società, l’Okinawa Karate Club Valtellina e sono da lei ben supportato nella gestione dei bambini, sia in palestra che da coach in gara. Veronica ha avuto l’idea di organizzare la giornata delle donne per la difesa personale e anche quella di farne partire un corso”.

Tramandate l’okinawense?
“Questa galassia è presieduta dal Maestro Giordano Giacomelli e oltre alla palestra Cairate, ha delle altre sedi in Lombardia; a Saronno, Como e Sondrio, le quali vantano insieme circa quattrocento iscritti. Mentre il Maestro Giacomelli e i suoi collaboratori svolgono un Karate più tradizionale, io ne privilegio invece uno più sportivo e agonistico. Nel complesso, con i bambini lavoriamo sullo sviluppo delle loro abilità motorie e coordinative, facendo eseguire anche delle capriole, allo scopo di prepararli e introdurli alla fase agonistica, che inizia a partire dall’età di undici o dodici anni. Insegno sia lo stile Shotokan, bello da vedere come impatto, per merito delle sue posizioni lunghe, profonde e basse, che lo stile Shito-Ryu, più morbido ed elegante, caratterizzato da partenze lente e da posizionamenti più veloci; per queste ragioni lo Shito-Ryu è più adatto per le donne, ma recentemente è praticato molto anche dagli uomini. Vi sono diverse varianti dello stile Shito-Ryu, provenienti da diverse scuole giapponesi di Karate”.

Come giudica il Karate sportivo?
“In agonistica, le prove di katà o forme richiedono precisione nello svolgimento delle tecniche, potenza, rapidità ed equilibrio, e ha molta importanza l’aspetto atletico. In quelle di kumitè o combattimento regolamentato, è stato introdotto il VAR, perché oggi i due karateka sono molto più reattivi e veloci, e questa tecnologia aiuta molto gli arbitri, che svolgono un duro ruolo nell’assegnazione dei punti; a volte nello stesso tempo ne è attribuito uno a testa. I combattimenti avvengono con le protezioni, tra le quali il caschetto, guantini, corpetto, parastinchi e paradenti; a partire dalla categoria Esordienti è prevista anche una visiera e a partire da quella dei Cadetti, non si indossa più il caschetto. I kumitè avvengono senza contatto, oppure con lo skin touch solo al corpo. Negli Under 14, a coloro che colpiscono al viso è data la penalità. In allenamento non usiamo mai le armi, perché il termine “Karate” significa mano vuota o nuda”.

Come si svolgono i katà a squadre?
“In gara, tre persone, uomini o donne, cinture nere, svolgono dei katà in sincronia, si tratta di quelli previsti dalla WKF (World Karate Federation), e in particolare gli stessi svolti solo a partire dal conseguimento del primo dan. Nella fase finale, per il raggiungimento del primo e secondo posto, tutti e tre i karateka svolgono il Bunkai, ossia l’applicazione delle tecniche di quei katà, attacco e difesa prestabilite, al fine della difesa personale; un atleta dovrebbe difendersi dalle tecniche d’attacco che gli altri due gli sferrano. Nel Karate, le nazionali che emergono a livello mondiale, oltre al Giappone, sono l’Italia, molto abile sia nelle categorie senior che in quelle giovanili, la Spagna, la Francia e anche l’Egitto. Nelle prove di kumitè o combattimento regolamentato, si distinguono soprattutto l’Azerbaijan e l’Ucraina”.

Quali cinture segue?
“Sono qui dallo scorso settembre e ho iniziato dalle bianche e dalle gialle, bambini dai sei ai dieci anni. In collaborazione con l’Istruttrice Stefania Rosolen, moglie del presidente Giacomelli, alleno un gruppo di karateka agonisti. Domenica scorsa, ai campionati Regionali nel bergamasco, due dei nostri atleti, le cinture nere al primo dan Sara Scaruffi, giunta quinta, e Artur Porubin, arrivato settimo, si sono qualificati ai prossimi campionati italiani di Ostia, che si terranno dal cinque al sette aprile”.

Come preparate i vostri atleti agli esami e alle gare?
“In occasione dei campionati Regionali, i nostri agonisti, allo scopo di migliorare la prestazione fisica, lavorano con un preparatore, che assegna a ciascuno di loro una scheda personale. Prima delle gare svolgiamo sempre un lavoro tecnico sui katà che sono eseguiti; in ambito agonistico ci alleniamo e svolgiamo solo la prova del katà o forme. Per i bambini, ad esempio, come programma d’esame è previsto un percorso coordinativo e motorio, poi una parte di tecniche fondamentali o kyon, e infine la prova di katà. Le cinture nere invece, devono svolgere un programma d’esame federale. Ora staimo lavorando per preparare i nostri bambini ai prossimi campionati Provinciali di Sondrio, che si terranno il 24 Marzo e il 21 Aprile”.

Nabil Morcos

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