Una partita che vale tanto, come il rimpianto che lascia in tutto il mondo biancorosso.
La vittoria bella, bellissima, della Pallacanestro Varese sul campo del Banco di Sardegna Sassari per 88-112 lascia un fortissimo senso di amaro in bocca in tutto l’ambiente bosino.
Intanto lo fa perchè nemmeno con questa vittoria si può festeggiare la salvezza matematica in LBA, cosa che dovrà passare per forza, per il terzo anno consecutivo, da una vittoria davanti al pubblico dell’Itelyum Arena di Masnago alla penultima giornata di campionato, contro Treviso domenica prossima, stante la sconfitta proprio dei veneti contro Venezia e la vittoria di Brindisi contro Pistoia.
Noi non vi diremo che Varese è già salva, anche se il successo in Sardegna mette il traguardo ad un millimetro dai ragazzi di coach Bialaszewski, ma nel basket tutto è possibile, anche l’ipotetico arrivo a 3 con la Nutribullet e l’Happy Casa che, in caso di sconfitta biancorossa di almeno 19 punti contro la truppa guidata da coach Vitucci settimana prossima, vedrebbe Varese retrocedere.
Ipotesi remota, vero, ma pur sempre reale fino a che la matematica non dirà che Varese sarà salva ed allora si potranno fare i veri bilanci della stagione.
Intanto ci limitiamo ad assaporare quel senso di amaro in bocca che il successo di Sassari lascia. Un sapore intenso, forte, di chi si chiede come sarebbe potuta essere questa stagione se i biancorossi non avessero sofferto della sindrome del Dottor Jekyll e Mister Hyde per tutto l’anno, capaci di imprese e vittorie mirabolanti, come quella di Sassari, tanto quanto di capitomboli roboanti ed a volte anche incomprensibili.
A Sassari la faccia era quella giusta, la faccia di chi aveva capito il senso d’urgenza della partita, sentimento tanto richiamato nelle scorse settimane, la faccia di chi voleva congedarsi da questa stagione con la migliore versione di sé.
Varese lo ha fatto con una prova ai limiti della perfezione, non solo per la qualità delle giocate tecniche e tattiche di un gruppo che ha saputo interpretare al meglio ogni situazione di gioco, riuscendo perfino a rendere ininfluente una prova da 31 punti di Gombauld; ma anche per l’applicazione mentale e il sacrificio messi in campo ad ogni azione da tutti gli interpreti scesi sul parquet del PalaSerradimigni.
Una prestazione corale di altissimo livello che, seppur Varese ruotasse solo a 8 praticamente, escludendo i minuti finali di Elisee Assui, ha fatto sì che la OJM sembrasse squadra profondissima, tanto forte e deciso è stato l’impatto non solo dei titolari quanto di chi è entrato dalla panchina.
Ecco, chi è entrato dalla panchina: la partita di Sassari ha messo in mostra la prima vera prova dal rientro a disposizione di Leonardo Okeke e ha subito fatto capire come la prospettiva di avere il prossimo anno l’asse play-pivot composta da Mannion e dal lungo azzurro, sia assolutamente succulenta per tutto il mondo biancorosso.
Una prospettiva a cui cercare di unire il carattere di un Davide Moretti sempre più leader e la crescita della coppia McDermott – Brown, per una continuità di progetto che può essere solo positiva per una realtà che cerca ogni anno invece di ricostruirsi sempre da zero.
Prospettive e progetti che però rimangono tali almeno fino alla prossima settimana, quando i biancorossi saranno chiamati a ripetere la prova di Sassari per conquistare una salvezza che noi non vi diremo mai ancora conquistata, perchè non lo è e perchè per esserlo Varese deve riuscire a tenere intrappolata quella versione di Dottor Jekyll e Mister Hyde che ne ha influenzato tutta al stagione e che lascia un fortissimo sapore amaro nella bocca di chi ha visto a Sassari di cosa è capace questa squadra.
Alessandro Burin