La stagione sportiva 2023/24 volge al termine e il Varese è pronto al rush finale del Girone A di Serie D con l’obiettivo dichiarato di entrare nei playoff: traguardo probabilmente fine a sé stesso, ma che sarebbe comunque un risultato importante per certificare la bontà del progetto sportivo (e non solo) avviato dal nuovo corso Girardi-Rosati. Ed è proprio il presidente biancorosso Paolo Girardi, giunto in città in questi giorni, a regalarci una panoramica a 360° (progetto sportivo, lavori al Centro delle Bustecche e questione stadio) sul macrocosmo Varese.

Buongiorno Presidente l’altro giorno la abbiamo vista alla presentazione della Schiavone in Comune (nella foto a sinistra): appassionato di tennis o curioso su un altro progetto sportivo nascente in città?
“Entrambe, nel senso che ho approfittato di un mio sopralluogo per verificare lo stato avanzamento lavori alle Bustecche, accompagnato da Rosati e la sua compagna, e con piacere -da appassionato e giocatore di tennis- ho conosciuto la Francesca Schiavone, amica di Nicla e di Antonio (nella foto in basso a destra) che son passati per un saluto ed un grosso in bocca al lupo”.

Allora la vedremo giocare alle Bettole?
“Sicuramente verrò a giocarci”.

I lavori alle Bustecche a che punto sono?
“Siamo in dirittura di arrivo. Il mio motivo della visita è infatti è legato alla veridica del timing dei lavori e organizzare con l’ufficio stampa societario una iniziativa molto simpatica che nei prossimi giorni verrà lanciata relativamente al naming del centro sportivo; inaugureremo ufficialmente il Centro nella prima parte del mese di giugno”.

Il Varese Calcio non ha mai avuto un centro sportivo né nella fastosa epoca Borghi né nella vincente cavalcata Rosati: che effetto le fa essere il Presidente che ha costruito il primo Centro Sportivo del Varese Calcio, che rimarrà comunque nei prossimi decenni?
“Per me, come per tutti coloro che si sono impegnati in questo progetto, sarà un grande motivo di orgoglio: lo sforzo è stato ed è importante. All’inizio di questa esperienza la realizzazione del Centro Sportivo è stata quasi una condizione obbligatoria richiesta da Rosati per un progetto vincente e di media lunga durata. Ormai ci siamo: sono contento perché alla fine sarà bello, ampio e praticamente tutto nuovo e inoltre ha cambiato il volto alle Bustecche visto che agli stessi ragazzi del quartiere sarà data la possibilità di usare il campo naturale e, se vorranno, di tesserarsi al Club con agevolazioni importanti”.

Contraltare del nuovo Centro Sportivo invece lo fa il vecchio stadio che, addirittura, ha visto nelle scorse ore l’obbligo di chiusura dei distinti da parte della commissione della vigilanza del Comune, cosa ci dice a riguardo?
“Qui il discorso è ben più articolato perché, innanzitutto, si intrecciano i programmi infrastrutturali con i programmi sportivi. Infatti, se per la stagione che si sta chiudendo ho chiesto a Rosati un campionato senza patemi, con la consapevolezza che non eravamo pronti per il salto di categoria perché prima dovevamo finire il Centro Sportivo e “imbastire” la questione stadio, ora avremmo le tempistiche, la maturità e gli innesti mirati da fare in campo e fuori per poter tornare nel professionismo. Ovvio che, per chiedere a Rosati una seconda cavalcata come fece anni fa, non possiamo prescindere dal comprendere perfettamente come evolverà la questione stadio. La chiusura dei distinti è la naturale conseguenza di una struttura che ormai necessita di un radicale intervento senza più passare da manutenzioni né straordinarie né tantomeno ordinarie. Noi abbiamo già fatto la nostra parte portando in città un interlocutore serio e affidabile come Aurora Stadium, che sulla penisola ha già costruito lo Stirpe di Frosinone, è partito con Caserta e sta partendo con Rimini. Nei nostri programmi, ad oggi, avremmo voluto avere le idee chiare in modo da poterle inserire nel nostro timing progettuale legato alla “Legge stadi”. A gennaio, infatti, avremmo dovuto avere un primo resoconto post deposito della documentazione relativa allo stadio: i due mesi in più che ha chiesto il Comune andando a fine marzo non ci avrebbero penalizzato troppo ma, dopo la seconda proroga con scadenza prevista tra la fine di giugno l’inizio di luglio, Rosati mi ha manifestato le sue perplessità in quanto si andrebbe a perdere tutto il periodo di “vantaggio” che aveva nel programmare la nuova stagione”.

Ciò significa che, non avendo le idee chiare sullo stadio, i tifosi non potranno pensare di tornare nel professionismo?’
“Il Varese non può non pensare di non tornare nel professionismo. C’è una tradizione radicata nel territorio e una tifoseria appassionata che non solo lo vogliono, ma lo meritano. Questo va chiarito senza alcuna forma di tentennamento. Del resto, come dicevo prima, un Centro Sportivo non c’è mai stato e lo stadio sappiamo tutti che storia abbia alle spalle; eppure, malgrado questi evidenti handicap, il Varese è stato fra i professionisti nella stragrande maggioranza degli anni della sua storia ultracentenaria. Ma il calcio si evolve. Il calcio dei Borghi non può più esistere. Il calcio contemporaneo non può prescindere da una gestione sana e attenta che si poggia necessariamente su alcuni pilastri: il Centro Sportivo, che ora c’è, la competenza e la passione, per le quali mi affido a Rosati, e lo stadio, che diventa fonte di reddito e leva essenziale per la crescita di una società di calcio. In questi quattro anni abbiamo lavorato per creare i presupposti per tornare fra i professionisti e rimanerci senza più le sofferenze che hanno accompagnato sostanzialmente tutta la storia del Varese. Siamo anche riusciti a creare i presupposti per una svolta epocale sulla questione stadio, una questione che interessa peraltro tutta la città. Non possiamo pensare che venga a mancare questo pilastro proprio ora che è a un passo dal diventare realtà. se dovesse succedere non sarebbe serio da parte mia dire che non cambierebbe nulla nel futuro del Città di Varese. Questa deve essere una consapevolezza nostra ma anche della città e delle autorità”.

E quindi che input sta dando a Rosati per la prossima stagione?
“Di fare meglio di quest’anno e so che lui sta già lavorando in quella direzione: tragga Lei le giuste conclusioni (sorride ndr). Ma quanto ho appena detto deve essere molto chiaro a tutti: nel momento in cui siamo riusciti a trovare una soluzione ideale per il pilastro stadio non si può pensare che, qualora perdessimo questa occasione, non ci possano essere serie riflessioni sulle risorse da investire per il calcio a Varese. Mi auguro che questi ragionamenti restino solo teoria e che, per quanto in ritardo di una stagione, la questione proceda spedita verso una soluzione. A quel punto sarà chiaro che il calcio a Varese potrà contare sul supporto che merita da parte di tutte le componenti sociali e non solo sulle risorse economiche della proprietà”.

Matteo Carraro

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