Dal 21 al 23 giugno 2024 tra Vicenza e Montecchio Maggiore, nel vicentino, si sono svolte le Special Olympics, alle quali hanno partecipato 530 atleti, 120 tecnici, e un gran seguito di accompagnatori, familiari e volontari. In gara erano previste cinque discipline: ginnastica artistica e ritmica, karate e parakarate, tennis, bowling, bowling unificato e judo.

La direttrice regionale del Veneto Special Olympics Elisabetta Pusiol evidenzia i valori morali dell’evento: “Una grande festa dedicata all’ inclusione sociale attraverso lo sport, in un territorio che ormai da anni si sta mettendosi in evidenza come uno dei più attivi e propositivi, qui in Veneto“. Al Pala Collodi di Montecchio Maggiore si sono tenute le gare di karate e parakarate che hanno visto partecipare 120 atleti. Tra i parakarateka della Ckoss Polihandy di Oggiona con Santo Stefano, guidati dal Maestro Rolando Gaido, hanno vinto l’oro Mattia Allesina, eseguendo il katà “Kishimoto no kushanku”, Patrick Buwalda, dimostrando il katà “Sansai”, e Daniele Montanari con il katà “Gojushiho-Dai”. Oro anche per Valeria Pillon e per Sara Gatti, che hanno entrambe eseguito il katà “Gojushiho-Sho”. L’altra squadra della Ckoss Polihandy, formata da Paolo Poggesi, Davide Nicola e Daniele Montanari è arrivata seconda nelle prove di katà. Oro anche per Alessandro Veronelli, e per Davide Del Grande, con l’“Heian sandan”, argento invece per Elisa Beretta, che ha eseguito il katà “Jion”.

Gaido spiega lo svolgimento delle prove e descrive anche dal punto di vista stilistico i katà svolti dai suoi allievi: “Le Special Olympics sono riservate solo ed esclusivamente agli atleti con disabilità intellettiva, i quali nel parakarate sono divisi in sei livelli diversi, anziché nelle categorie K21 o K22, in base alle abilità di esecuzione di un katà durante dei preliminari che precedono le gare: coloro che hanno delle difficoltà nell’eseguirlo svolgono delle gare di sole tecniche di karate. Siamo arrivati primi come società, per merito di tutte le medaglie che abbiamo vinto. La maggior parte dei nostri katà proviene dallo stile “Shotokan”, eccetto ad esempio il “Sansai” che è originario dallo stile “Genseiryu”, il quale affonda le proprie radici nello “Shuri-te”, un’allora stile del karate okinawense: prevede salti, calci volanti, calci rovesciati, e abbassamenti. Anche i  katà dello “Shotokan” che abbiamo eseguito, erano di alto livello tecnico. Ammetto che abbiamo dimostrato un’ottima performance, e ho apprezzato soprattutto il fatto che i miei allievi abbiano in gara ben contenuto e gestito l’emozione, e anche il fatto che erano mentalmente concentrati“.

Alla premiazione degli atleti era presente anche Alessandra Palazzotti, direttrice nazionale di Special Olympics, figlia del Presidente di Special Olympics Italia Alessandro Palazzotti. All’evento hanno partecipato 76 parakarateka provenienti dal Veneto, Lombardia, Toscana e Calabria. Il Sensei Gaido evidenzia l’importanza che le Special Olympics, riconosciute dal CIO, assumono nell’aiutare i parakarateka, dal punto di vista psico-fisico: “Ritengo siano fondamentali per l’aggregazione, e anche per lo stare in squadra o in collettività; per gareggiare occorrono l’ allenamento e la preparazione atletica. Esse rispettano le Olimpiadi, e pongono al centro gli atleti, i quali firmano il giuramento insieme agli arbitri“. Poi, sguardo al futuro: “A luglio parteciperemo a dei Campus presso Val Vigezzo e a Santa Maria Maggiore, e poi svolgeremo delle altre gare di karate e parakarate al Memorial Nekoofar, in cui si potranno ottenere anche delle borse di studio“.

Nabil Morcos

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