La parola al Toto. Dopo la pesantissima sconfitta di sabato contro Brescia, la peggiore subita in casa a livello di scarto (-41) nella storia della Pallacanestro Varese, prende la parola il Presidente biancorosso, la guida, la figura, l’icona in grado di saper tracciare la via e portare quella lucidità che, in momenti come questo, possono venire meno.

Cosa lascia la sconfitta di sabato?
“Per rispondere devo fare qualche premessa, che non posso non fare, che ho già fatto e che non sono mai state sottolineate nella maniera giusta a mio giudizio. Non possiamo farci illusioni, di poter battere una squadra come Brescia, non esiste. Abbiamo il quattordicesimo budget della Serie A, loro il terzo o quarto, è una squadra a cui, onestamente, non possiamo avvicinarci. Quello che fa dispiacere e che questo sentimento si sia trasformato in arrendevolezza da parte della squadra. Questa cosa è stata amplificata dal loro inizio, praticamente perfetto, e la squadra si è sciolta”.

Viene da domandarsi però come mai questa squadra continui a perpetrare negli stessi errori…
“E’ chiaro che noi giochiamo un sistema di pallacanestro basato sull’alto numero di possessi, andando ad una certa velocità e con una certa intensità. E’ normale che giocando così si alza anche il numero di errori possibili che uno va a commettere. Cosa ci sta mancando? Un po’ di esperienza da parte di qualche giocatore e questo lo si nota soprattutto in alcuni momenti della partita. Non è solo colpa dell’allenatore ma è anche un problema dei giocatori: alcuni ci stanno dando molto più di quanto ci aspettassimo, altri molto meno purtroppo, mentre altri lavorano per migliorare. Io conosco solo la ricetta del lavoro, la capacità di analizzare le cose, di lottare come delle bestie su ogni pallone”.

Che spiegazione si è dato del crollo del secondo tempo di Pistoia e della gara con Brescia da parte di un gruppo che arrivava da 3 vittorie consecutive?
“Se tutto va bene noi voliamo sull’onda dell’entusiasmo, quando le cose iniziano ad andare male, invece, facciamo fatica a reagire. Questo perché ci manca esperienza e capacità di adattamento alle situazioni più complicate. Ripeto, la cosa che mi è dispiaciuta un po’ è vedere la rassegnazione da parte della squadra. Anche se hai poche possibilità, sulla carta, di vincere, devi dare tutto in campo fino alla fine”.

Anche perché questa squadra ha dimostrato di saper fare anche blitz inaspettati, vedasi le vittorie con Milano e Bologna…
“Certo, ma lo ripeto, probabilmente quelle vittorie hanno alzato l’asticella delle aspettative. Noi non siamo né quelli che han vinto quelle due partite, né quelli di sabato. Stiamo facendo il nostro percorso e purtroppo ogni tanto qualche passo falso capita”.

Sabato ci sono stati fischi assordanti nei confronti di coach Mandole. Come si pone rispetto a questa situazione?
“A me dispiace molto per questi fischi. Io capisco che i tifosi non sono contenti se la squadra perde o le cose vanno male, poi c’è modo e modo di esprimere questo malcontento. A volte durante le partite in casa mi accorgo di cose assurde da parte di qualcuno: zero incitamento, solo fischi e insulti. Chi fa così spero solo che stia a casa. Con questo atteggiamento non so nemmeno come uno possa divertirsi. Poi è chiaro che se si gioca male e si perde nessuno di noi si diverte, però credo che il sostegno alla squadra sia fondamentale e debba essere la prima cosa e purtroppo non per tutti è così”.

Ora come si guarda alla sfida complicatissima di Milano?
“Penso che la squadra troverà il modo di reagire tramite il lavoro, sia da un punto di vista tecnico, che tattico che caratteriale”.

Pensa che il rientro di Sykes possa essere determinante da questo punto di vista, anche in relazione al discorso dell’esperienza cui faceva riferimento prima?
“Mi auguro che lui porti alla squadra tutto quello che lui ha fatto e che si è guadagnato negli anni di carriera. Me lo ricordo ad Avellino, a Milano, spero solo stia bene fisicamente. Ora dovrebbe essere guarito al 100%, mi auguro riesca a trascinare i compagni e che il resto dei giocatori gli vadano dietro”.

Alessandro Burin

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