La cocente delusione dopo la pesante sconfitta in semifinale di Coppa Italia contro il Caldaro non è ancora stata assimilata, ma in casa giallonera c’è tanta voglia di rivalsa e l’obiettivo dei Mastini è quello di rialzare la testa: sabato sera alle ore 18.30 ingaggio dell’8^ giornata del Master Round contro l’Appiano, occasione per riabbracciare la vittoria dopo quattro ko consecutivi.

A rasserenare gli animi ci pensa il presidente Carlo Bino in una chiacchierata informale al Palaghiaccio: “In questi giorni ne ho viste e sentite tante: credo sia giusto tirare la riga perché questa non è la situazione giusta da vivere. Analizziamo gli ultimi tre anni: abbiamo vinto un campionato e una Coppa Italia, lo scorso anno siamo stati eliminati in semifinale di Coppa e perso la finale playoff mentre ad oggi, nel pieno di una stagione che ho sentito definire disastrosa, siamo comunque fra le prime quattro, quello che era il nostro obiettivo primario. Ciò che ho sentito in questi giorni non è giusto e scorretto nei confronti di chi ha riportato l’hockey varesino ad alto livello”.

Proprio su quest’ultimo aspetto, Bino rilancia: “Credo si stia perdendo il senso di questo progetto che si autosostiene grazie a sponsor e pubblico: non dobbiamo mai dimenticare che il popolo giallonero è una famiglia, basato sul volontariato di chi, oltre al proprio lavoro, dà l’anima per rispettare e proseguire la storia hockeistica di Varese, l’unica squadra italiana ad aver vinto un trofeo europeo. Siamo gli unici, tra l’altro, ad aver organizzato per tre anni di fila le Final Four. È un momento difficile, vero, ma nello sport si vince o si perde e non si può vincere sempre: siamo i primi a non esser contenti, ma non è giusto distruggere tutto per un periodo nero. Ho letto addirittura di giocatori scesi in campo per giocare contro l’allenatore: se qualcuno pensa un’assurdità del genere non è un tifoso. Al tempo stesso, tralasciando le parentesi social su cui ognuno può scrivere quello che vuole, ho ricevuto tantissimi messaggi di vicinanza da parte dei veri tifosi che in questi momenti si sentono ancor più uniti. Facile salire sul carro quando si vince: è però in questo momento che si vedono i tifosi più veri”.

Inevitabile aprire una parentesi su Gaber Glavic. “Il nostro allenatore fa parte integrante del progettosentenzia Bino: lavora ventiquattro ore al giorno per questa squadra, dà il massimo e non è mai stato in discussione. Quando ne ha vinte undici di fila tutto andava bene, ora che ne ha perse quattro tutti dicono che va mandato via: ci vuole equilibrio. L’allenatore non è il capro espiatorio. Paradossalmente sono stati propri i ragazzi a dirmi di rendersi conto di non riuscire a tradurre sul ghiaccio quello che fanno in allenamento. Per questo in settimana ci sono stati confronti fra i giocatori, ai quali ho voluto rinunciare per scelta mia, e il dialogo con l’allenatore ci aiuterà a risollevarci. Gaber è un allenatore eccezionale, la sua storia parla chiaro, e il rinnovo di contratto per l’anno prossimo è sul tavolo: chiaro che ci sono valutazioni in corso, ma l’obiettivo è quello di costruire la miglior squadra possibile. E, su questo, aggiungo una difficoltà che giustamente la gente non può vedere: Aosta a parte siamo la squadra con il budget più alto. Purtroppo paghiamo un vuoto generazionale e non abbiamo al momento giovani nostri: dobbiamo prenderli da fuori, fornendogli casa e rimborso, andando di fatto a pareggiare lo stipendio dei senatori. Il Caldaro, ad esempio, ha una squadra praticamente a costo zero costruita con gente della zona”.

Sulle decisioni di Glavic (in particolare sui continui cambiamenti di linea) il presidente aggiunge: “Le scelte dell’allenatore sono orientate al bene della squadra. Glavic ha ben chiaro il contesto in cu si trova, una realtà molto diversa da Jesenice: sa che molti di questi ragazzi lavorano e giocano per passione e ci sono semplicemente alcune cose da allineare. Il gruppo è al lavoro proprio su questo. Perché Glavic non era presente domenica e non ha parlato dopo la sconfitta? Ha preferito staccare e tornare dalla sua famiglia per riflettere. Lui e i giocatori non avevano l’obbligo a venire a vedere la finale: anzi, molti ragazzi sono andati via al terzo periodo perché non volevano vedere chi avrebbe vinto, visto che volevano esser loro lì sul ghiaccio. Era compito della dirigenza presenziare e l’abbiamo fatto, per quanto a noi stessi bruciasse terribilmente non avere la nostra squadra in finale”.

Cosa ci si deve aspettare, pertanto, dalle prossime tre partite di Master Round?Dobbiamo vincerle tutte e tre. Per noi sono partite importantissime perché da qui ricostruiremo il nostro futuro e, in particolare, sono molto fiducioso per sabato sera: la squadra dovrà entrare sul ghiaccio con serenità e tranquillità, senza pensare a ciò che è successo. Forse il segreto è quello di allenarsi meno bene rispetto a quello che stiamo facendo (sorride, ndr). Poi, chissà, magari nei playoff ci trasformeremo. Le critiche del pubblico? Giusto che i tifosi critichino, ma per quanto fatto in questi anni bisogna avere rispetto. Tutti insieme dobbiamo ripartire”.

Matteo Carraro

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