
“Essere o non essere, questo è il dilemma“. Scomodiamo William Shakespeare e il suo dilemma amletico per provare a dare un senso alla Pallacanestro Varese del post Tortona, divisa nel suo essere bellissima in campo, così come lo era stata a Trapani, ma al contempo in egual maniera della trasferta siciliana, al non riuscire ad essere vincente.
In mezzo c’è la grande differenza che se la sconfitta contro gli Sharks aveva il sapore amaro di quando ti portano via una caramella di bocca, questa volta le recriminazioni, Varese, le deve fare solo con sé stessa, per una scelta finale che ha poi definito il corso, negativo della partita. Così come coach Kastritis è stato chiaro nel post partita sulla scelta di difendere fino alla fine contro Vital che segna un grandissimo canestro è altrettanto giudicabile il fatto che, probabilmente, facendo fallo, le possibilità di vittoria per Varese si sarebbero alzate in maniera esponenziale.
Tornare indietro non si può però, bisogna solo guardare avanti e cercare di trarre dal match del PalaEnergica quanto di più positivo si può dalla prova varesina e c’è molto: dalla prestazione della consacrazione di Elisée Assui, che gioca come un senior tra i senior di altissimo livello di Tortona; alle prestazioni complete di Mitrou-Long ad Hands, che partono in primis dalla difesa; all’esplosione di un Kao che si scopre finalmente efficace anche nella difesa del suo pitturato, in un incastro di qualità atletiche e posizionamento tattico finalmente centrato; ad un gruppo che ha ritrovato quel carattere, quell’unione e quel senso di appartenenza che lo porta a lottare fino alla fine al di là di ogni condizione avversa e che è poi quello che sempre a Varese si richiede alla squadra.
Una crescita esponenziale, parametrata soprattutto ai primi due avversari di altissimo livello, fuori casa, che ha dovuto affrontare Varese; parametrata al poco tempo che ha avuto Kastritis per lavorare con questo gruppo che nello stesso, però, è stato capace di cambiare completamente pelle rispetto a quanto facesse prima, esercizio tutt’altro che facile o scontato.
Una nuova via della Pallacanestro Varese che si scontra però con alcuni errori figli del passato a livello di costruzione strutturale della squadra, che manca di un’ala forte in grado di dare quella sostanza sotto le plance che manca moltissimo alla Varese di Casale Monferrato che lascia a Tortona ben 22 rimbalzi offensivi, che fanno la differenza e soffre contro la fisicità di una squadra più lunga, matura e forte.
Ed allora se non tutto lo si può sistemare in campo, qualcosa deve arrivare dal mercato o da chi è già sotto contratto, benché l’ipotesi del reintegro di Johnson sia stata smentita completamente anche settimana scorsa da Kastritis, perché lasciare fuori un giocatore così, che fisicamente può dare molto in difesa, in un momento di stagione in cui il mercato non ha molto, se non nulla da offrire in tal senso, è un lusso che Varese non può permettersi e che rischia di diventare fatale nell’economia di una squadra che oscilla tra l’essere bellissima e quel non essere vincente che va per forza cambiato nelle prossime 4 partite per non ritrovarsi a fare i conti con una realtà che di tempo e spazio per i dubbi amletici non ne lascia.
Alessandro Burin