Il calcio continua a far parlare di sè non solo per le sfide che appassionano i tifosi ogni weekend dalla Serie A fino alle partite dei Pulcini, ma anche per episodi di violenza che purtroppo si ripetono regolarmente anche sui campi della nostra provincia. E’ arrivata in redazione questa lettera di denuncia da parte di un giocatore che racconta quanto è accaduto prima, durante e dopo la gara di sabato 6 febbraio tra Tradate e Albizzate valida per il campionato juniores provinciale.

Sono un giocatore di calcio ma per cortesia non chiedetemi a quale delle due squadre appartengo, non voglio assolutamente pubblicità. Vorrei denunciare un fatto poco edificante che sinceramente mi ha fatto vergognare della mia posizione e della situazione in cui sono stato, mio malgrado, coinvolto, avendo preso parte alla gara. Sabato 6 febbraio si è giocata la partita del campionato juniores provinciale tra Tradate e Albizzate che è terminata 6-2 in favore della formazione locale.
Fin dall’arrivo al campo, nei confronti dei ragazzi e dei dirigenti albizzatesi si è creato un clima intimidatorio e minaccioso, neanche fosse in palio un posto in Champions League! Ma solo, forse, i possibili ma non certi playoff per il Tradate. L’Albizzate ha come dirigente una donna e vi lascio immaginare con quale paura questa signora è andata in panchina. I dirigenti del Tradate, infatti, hanno minacciato tutti, sia i giocatori, sia i dirigenti ospiti e sono stati bene attenti a non farsi vedere o sentire dall’arbitro.
Quest’ultimo, sul finire del primo tempo, ha fischiato un rigore per l’Albizzate e da questo momento in poi sono iniziati i suoi problemi con la dirigenza locale e in particolare il massaggiatore che, pur essendo allontanato, ha continuato a minacciare pesantemente il direttore di gara, a urlare e a bestemmiare. Al triplice fischio è poi scattata la violenza contro l’arbitro nel tunnel degli spogliatoi.
Sinceramente, ripeto, mi vergogno di quello che è accaduto. Non è possibile generare violenza gratuita verso chicchessia solo per una gara di calcio del settore giovanile. Sono intervenute due pattuglie dei carabinieri e un’ambulanza in soccorso del disgraziato arbitro a cui è toccato dirigere la partita quel giorno. Quanti altri episodi simili sarò costretto a vedere nella mia carriera calcistica? Spero nessun altro o potrei pensare di lasciare questo sport”.

Questa denuncia arriva da un ragazzo, stanco di assistere sui campi da calcio ad episodi di questo genere. La misura è ormai colma. Il calcio deve continuare ad essere un divertimento, uno svago e un momento di aggregazione ad ogni livello e soprattutto nelle categorie giovanili dove i ragazzini imparano a giocare e a diventare uomini. E’ significativo forse che questo grido di allarme e di insofferenza arrivi proprio da un calciatore in erba, da un rappresentante della generazione che verrà. Lui e i giovani come lui vogliono davvero che le cose cambino, che il futuro sia meglio del presente. Qualcosa si muove.

Michele Marocco