Icona del basket italiano degli ultimi vent’anni, Massimo Bulleri ha sposato il biancorosso sul finire di una carriera che lo aveva visto vestire buona parte delle più prestigiose maglie del nostro basket (Treviso, Milano, Virtus Bologna e Venezia tra le altre), compresa quella della nazionale. In carriera ha vinto due Scudetti, quattro Coppe Italia e l’argento olimpico ad Atene 2004. L’anno scorso – da giocatore – si è messo in mostra a Varese per la sua professionalità e quest’anno è rimasto a Masnago per ricoprire il ruolo di assistente di coach Caja assieme ai colleghi Jemoli e Diamante.

13 saluto bulleriCome sta procedendo la sua esperienza in questa veste per lei inedita?
«Mi è stata data un’opportunità interessante e sicuramente molto formativa. Sono felice perché desideravo farlo e ritengo che sia una fortuna aver avuto questa possibilità in una società che conoscevo già e che è tra le più gloriose e storiche di tutta la pallacanestro italiana».

Il rendimento recente parla di quattro sconfitte consecutive. Cosa non sta funzionando?
«Secondo me siamo stati prima di tutto sfortunati perché ne abbiamo persa una all’ultimo tiro e due al supplementare, quindi è normale dire che in casi come questi siano stati gli episodi a fare la differenza. Inoltre l’infortunio di un giocatore come Waller ci ha complicato un po’ le cose. Per uscire da una serie come questa bisogna lavorare in allenamento, anche sulla chimica di squadra, e provare a massimizzare quello che abbiamo a disposizione».

I finali punto a punto, ad eccezione di quello con Pistoia, hanno sempre portato ad una sconfitta. Casualità o alla Openjobmetis manca effettivamente qualcosa?
«Sarebbe bastato in talune situazioni un pizzico di fortuna in più. Se pensiamo alla partita con la Virtus, non possiamo non parlare dei tre canestri difficilissimi segnati da Gentile nel finale: non sono dipesi da noi se consideriamo che avevamo difeso molto bene. Così come, per quanto riguarda la trasferta di Pesaro, ci si può ancora chiedere se sul tiro finale di Moore ci fosse o no infrazione di passi. Direi in sostanza che gli altri hanno avuto qualcosa in più in questi frangenti, non che noi abbiamo avuto qualcosa in meno. Certo, poi dobbiamo essere comunque più bravi a capitalizzare i nostri sforzi perché magari con una palla persa in meno o una buona difesa in più non saremmo qui a parlare delle gesta altrui o di eventuali infrazioni di passi».

bulleriAnche l’anno scorso, a metà campionato, Varese si trovava in una situazione simile. Poi arrivò un grande girone di ritorno. C’è un insegnamento che può essere tratto dalla passata stagione?
«Non parlerei di ricetta, ma di stile: l’anno scorso siamo stati bravi a rimanere concentrati e uniti, con un obiettivo ben preciso in testa. Quando la nave imbarcava acqua, ci siamo rimboccati le maniche e siamo stati tutti pronti a buttare l’acqua fuori dalla barca per poi remare tutti assieme e arrivare, a conti fatti, a pochi passi dalla qualificazione ai Playoff. Questa è la mentalità che bisogna avere nelle situazioni di difficoltà».

Tambone e Avramovic stanno avendo più spazio in seguito all’infortunio di Waller. Come valuta la crescita di questi due giocatori?
«Mostrano sempre in settimana grande dedizione ed impegno. Poi la domenica non è la stessa cosa perché alternano talvolta cose buone a cose meno buone, ma penso faccia parte del normale processo di crescita di un giovane giocatore. Oltretutto bisogna considerare il contesto squadra: migliorare le cose e incominciare di nuovo a vincere permetterebbe loro di avere un percorso di crescita più fluido e agevole».

Filippo Antonelli