So benissimo che Adrian Banks, nato, cresciuto e residente a Memphis, Tennessee, può rilanciare con una serie di nomi che, nel panorama musicale, mettono i brividi e, a tutte le latitudini, suscitano emozioni. Nomi impressionanti. Da Elvis “The Pelvis” Presley a Jeff Buckley. Da Aretha Franklin a Tina Turner. Da Johnny Cash a Muddy Waters. Per non parlare delle decine di musicisti di fama conclamata. Tutta gente che nella musica ha scritto paginate e paginate di storia. Tutti suoi concittadini. Per non parlare, tra l’altro, della sua musica: quella che Adrian Banks, suona, produce, canta e diffonde via web. Così, pur consapevole che il confronto potrebbe, anzi, via il condizionale, risulta decisamente impari, lo stesso dico al buon Adriano: beccati Bobby Solo! E soprattutto beccati (ti girerò un file formato MP3…) “Una lacrima sul viso”, standard col quale il lungo crinito Bobby ha intenerito un paio di generazioni.
Dietro a tutto ciò c’è, ovviamente, una ragione, pure abbastanza facile da spiegare. Per capirlo basta fare due chiacchiere con Banks e guardare il tenerissimo Adrian quando, gli occhi lucidi, la voce che si fa incerta, il magone che gli stringe la gola, parla di Adrien, il suo bambino di 3 anni.
“Ogni volta che esco dall’aeroporto, dopo aver accompagnato il mio Adrien al volo che lo riporta dalla mamma negli USA, sono lacrime impossibili da trattenere e -racconta candidamente Banks- per qualche giorno sono avvolto da un senso di vuoto e di solitudine. Abituarsi all’assenza, anche se temporanea, di Adrien non è facile, ma per fortuna qui a Varese mi resta il calore della mia compagna, di mia madre e quello dei tifosi varesini che, con grande tenerezza, attraverso i loro ‘tweet’ di risposta mi trasmettono vicinanza, partecipazione, affetto. Poi, naturalmente resta, imprescindibile, la musica”.
Il microcosmo di Banks è racchiuso in tre semplici parole: famiglia, lavoro ovvero la pallacanestro, musica. Della famiglia, anche se in minima parte, ho già detto. Della pallacanestro posso parlarvi a lungo di un giocatore che fin qui è stato assolutamente sorprendente. In pochi lo conoscevano, ma lui ha impiegato davvero pochissimo tempo a conquistare titoli, copertine, attenzione e, quello lo respiri quando esci da Varese, enorme rispetto da parte di tutto l’ambiente. In questi mesi gli appassionati di “vera” pallacanestro, non i beceri tifosi che aprono la bocca solo per insultare o per proferire degli stupidi “buuh”, hanno imparato ad apprezzare e applaudire una guardia dotata di eccellente talento, capace di riportare agli onori delle cronache un fondamentale cestistico dimenticato come l’arresto e tiro, bravissimo nel giocare in campo aperto e nel trovare, grazie ad uno straordinario controllo del corpo, canestri tanti impossibili quanto spettacolari. Il tutto “sopra” ad un giocatore che in campo è di una correttezza esemplare, sorride sempre e riflette sul parquet l’immagine del divertimento e della serenità.
La stessa che nel disegnare gli scenari futuri della stagione gli fa dire: “Classifica alla mano abbiamo in testa un obiettivo realistico: arrivare da numeri uno in stagione regolare, quindi mantenere il vantaggio del campo per tutte le serie di playoff. Fatto questo, con tutta la tranquillità del mondo, andremo a ‘vedere’ come saranno le carte degli altri. Consapevoli che, qui a Masnago, per batterci dovranno essere molto, molto, molto bravi. Poi, per i playoff dovrebbe esserci anche il mio piccolo ‘Drizzy’ e sarebbe davvero bello fargli un regalone”.
Eccola, la lacrima sul viso che, voi che conoscete Bobby Solo, vuol dire molte cose…

Massimo Turconi