Devis Talarico, terzino destro classe ’97, è sicuramente stato una delle note più positive del Varese nella stagione 2016/17 e ha saputo ben presto far dimenticare ai tifosi biancorossi il suo passato nelle giovanili del Como. “Dopo esser cresciuto nell’Inter, sono passato alla Primavera del Como e riconosco che è stata una buona esperienza. Arrivato a Varese, malgrado la rivalità sportiva tra le due piazze, non ho mai sentito tanta pressione, forse perché dall’altra parte avevo giocato solo a livello giovanile, e sono subito stato accolto nel migliore dei modi”.
Qual è il tuo ricordo dell’esperienza a Varese?
“Per me la stagione vissuta a Varese è stata una delle migliori della mia carriera. A questo aggiungo che si era formato un gruppo eccezionale, dei fratelli più che dei semplici compagni di squadra e, stando al livello calcistico, abbiamo disputato un’ottima stagione. Purtroppo l’annata va analizzata nel complesso e i problemi societari hanno sicuramente influenzato i nostri risultati. In ogni caso grazie a quella stagione ho iniziato ad avere un buon mercato e sono riuscito a passare tra i professionisti”.

Dopo il Varese è arrivato infatti l’Arezzo, altra esperienza sfortunata a livello societario; a livello personale, invece, com’è andata?
“Nulla da dire. Arezzo è una bellissima piazza, con un pubblico strepitoso che riempiva ogni domenica lo stadio con almeno 4/5mila tifosi. È stata un’annata che mi ha formato sia come giocatore che come uomo. Purtroppo anche in questo caso i risultati sportivi sono stati condizionati dalla situazione societaria, ma nonostante i 12 punti di penalizzazione siamo riusciti a salvarci sul campo”.

Dall’Arezzo alla Sicula Leonzio. L’esperienza in Sicilia non è stata delle migliori; cosa non ha funzionato?
“Dopo l’esperienza con l’Arezzo avevo deciso di firmare un biennale con la Sicula e il primo anno è andato discretamente bene. All’inizio della seconda stagione mi avevano già comunicato che ero fuori dai piani della società, ma sono rimasto fino al 2 febbraio, ultimo giorno di mercato, quando ho firmato la risoluzione”.

Da svincolato hai cominciato a guardarti intorno, ma poi è scoppiata l’emergenza sanitaria. Come hai vissuto i mesi del Covid-19?
“Dopo la risoluzione, ho passato tutto il mese di febbraio ad allenarmi individualmente sia per la prossima stagione sia per farmi trovare pronto in caso di una chiamata. Poi a marzo è cominciato il lockdown e tutto è rimasto in stand-by”.

E ora? Hai ricevuto offerte?
“C’è stato solo un interessamento da parte del Rimini, ma alla fine non si è concretizzato nulla. Arrivando da una stagione senza giocare era già difficile trovare una squadra che puntasse su di me, ma con il fatto che la Lega ha ridotto a 22 la lista dei giocatori dei club di Serie C la mia posizione si è complicata ancor di più. So per certo che questo discorso vale anche per tanti altri miei colleghi, rimasti esclusi; ad oggi il numero è aumentato a 24, ma ormai le squadre sono fatte e quindi è difficile trovare un posto in Serie C. Se vogliamo trovare un lato positivo in questa situazione, il livello della Serie D quest’anno sarà senz’altro più alto”. 

Dove ti piacerebbe andare?
“Ovvio che mi piacerebbe giocare in Serie C, ma ben venga anche la Serie D. L’importante è che ci sia un progetto valido e serio: ho visto che tanti club della D si sono attrezzati per costruire qualcosa di affidabile e ambizioso e se arrivasse un’offerta ci penserei senz’altro. Quello che voglio più di ogni altra cosa, però, è tornare a sudare in campo, tornare a provare quell’ansia pre-partita di cui un calciatore ha bisogno; in poche parole, tornare a giocare”.

I tuoi idoli calcistici sono Gattuso e Dani Alves, due che sono soprattutto leader dal punto di vista caratteriale. Anche tu lo sei?
“Diciamo che io ho sempre detto la mia, nel pieno rispetto di tutti gli altri. Più che a parole io mi esprimo con i fatti, e in campo cerco di dare tutto me stesso: mi rendo presente, lavoro sodo e ho sempre cercato di mettere in difficoltà i mister nelle loro scelte”.

Cosa ritieni di poter dare a livello di campo e di spogliatoio?
“Bella domanda (ride, ndr). Tutti quelli che hanno parlato di me, mi hanno descritto come un professionista dentro e fuori dal campo: non avrò migliaia di qualità, ma ho la dedizione per il lavoro e questo mi ha permesso di arrivare tra i professionisti. Ero sempre tra i primi ad arrivare agli allenamenti, e l’ultimo ad andare; per la mia squadra do tutto. A livello tattico sono abbastanza duttile: nella mia carriera ho giocato terzino destro ed esterno nel centrocampo a cinque, ma anche da terzo di difesa e da terzino sinistro. Mi piace spingere sulla fascia, ma non rinuncio a difendere; sono un giocatore equilibrato”.

A livello fisico qual è la tua condizione?
“Ovviamente mi manca il ritmo partita, ma in quest’anno ho letteralmente mantenuto un atteggiamento da professionista fuori dal campo. Ho tenuto sotto controllo l’alimentazione, al mattino vado regolarmente in palestra e nel pomeriggio non rinuncio mai alla mia corsa quotidiana. Come ho detto prima avrò sicuramente dei difetti, ma se arrivasse un’offerta allettante mi farò trovare pronto. E darò il massimo”.

Matteo Carraro

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