Loretta Goggi nel 1981 cantava “Che fretta c’era, maledetta primavera”, un brano divenuto epico e che è stato la canzone di generazioni intere di giovani innamorati. Oggi, invece, “che fretta c’era” è il grido con il quale il mondo dei tifosi varesini vuole esprimere tutti il proprio dissenso per una situazione irreale che il loro grande amore, la Pallacanestro Varese, deve vivere.
Stasera i biancorossi tornano in campo ad un mese esatto dall’ultima gara disputata e persa in casa contro la De Longhi Treviso prima che un focolaio di covid-19 colpisse praticamente tutto il Team Squadra e bloccasse completamente l’attività sportiva fino a ieri, giornata in cui per la prima volta l’allenatore biancorosso Bulleri ha avuto modo di fare il primo e probabilmente anche unico allenamento prima della partenza per Trieste con solo 7 giocatori professionisti disponibili, di cui 4 appena negativizzati.
Una situazione veramente difficile per una squadra ultima in classifica, non per colpe di altri ma per demeriti propri, che ora si troverà ad affrontare un vero e proprio tour de force, con 6 gare in 17 giorni che diranno molto sulla stagione varesina. Tra queste sono i due big match salvezza: domenica 31 a Cantù e domenica 14 febbraio contro la Fortitudo Bologna, entrambi da affrontare in piena apnea fisico-tecnica.

Il comunicato del trust dei tifosi “Il Basket Siamo Noi” fa proprio riferimento a questa scelta molto discutibile della Lega Basket di concentrare tutti i recuperi delle gare rinviate in un momento così delicato della stagione e così a ridosso del rientro alle attività della Openjobemtis, senza la minima possibilità di un recupero di condizione quanto meno accettabile per stare in campo.
Una scelta che segue il regolamento stilato e la sorte toccata già ad altre squadre duramente colpite dal virus in questa stagione, come Trieste e Venezia, ma non per questo giustificabile. Il sistema è stato studiato male a priori e non salvaguarda per nulla quel principio di equità competitiva che dovrebbe fungere da caposaldo di ogni sport, motivo per il quale una revisione del regolamento in atto non sarebbe affatto un’ammissione di colpa, ma bensì una mossa di buon senso.

Una mossa che Toto Bulgheroni chiede da tempo, con il blocco delle retrocessioni ed un nuovo sistema di costruzione del campionato ed accesso alle varie categorie che una situazione di emergenza straordinaria come quella che si sta affrontando richiede. Non si può pensare di vivere un periodo del genere come se fosse un momento normale.
La situazione, però, per ora rimane bloccata, senza alcuna mossa da parte dei vertici istituzionali che dovrebbero dare risposte. Ad oggi rimangono ancorati a quanto deciso ad inizio campionato, in uno stallo decisionale che rende questo campionato “strano” come non mai.

Di seguito il comunicato del Trust dei tifosi biancorossi “Il Basket Siamo Noi”

Non è nelle nostre corde la lamentela, nè la polemica, nè tantomeno la contestazione aprioristica delle regole. Al contrario, ci caratterizza profondamente la riflessione critica sugli accadimenti, sui limiti e sul contesto, se non altro come presupposto per poter pensare a correttivi e, nella migliore delle ipotesi, mettere in atto strategie orientate alla risoluzione del problema.

Eppure questa volta rimaniamo spiazzati da una situazione che ci incastra in un circolo vizioso, che ci lascia pieni di domande senza risposta e di cui non riusciamo a capire il senso….

Increduli, leggiamo che si giocherà a Trieste mercoledì sera, a distanza di 48 ore dalla comunicazione di negativizzazione di una parte della squadra e che verranno disputate altre 6 partite nei prossimi 17 giorni; in assenza di allenamenti dal 1 gennaio; con una squadra che scenderà in campo dimezzata, con giocatori reduci da settimane di Covid con pesanti sintomi e rimaneggiata grazie alla presenza degli under 18 a loro volta appena negativizzati, con una trasferta che richiede 5 ore di viaggio per andare e 5 per tornare e che precluderà ulteriormente la possibilità di allenarsi; con il rischio elevatissimo che l’inattività veicoli infortuni, e con la certezza che il rispetto delle regole abbia, in questo caso, poco a che fare con la coerenza della competizione e con il buon senso.

E nelle nostre orecchie risuona il leitmotiv “Che fretta c’era?”, ridondante e un po’ grottesco vista la posta in palio… Perché se è vero che il regolamento è uguale per tutti e che, per onestà intellettuale lo dobbiamo ammettere, l’ultima posizione in classifica prescinde da questa contingenza e la precede, con lo stesso metro di misura, ci sentiamo di affermare che le variabili casuali che intervengono nella gestione dei casi positivi di covid (fase del campionato in cui ci si ferma e si riparte, tempi di sosta forzata e di recupero post negativizzazione, presenza o meno di sintomi, rilevanza degli scontri ai fini della classifica, frequenza con cui si giocano i recuperi) possono rendere davvero aleatorio il risultato sportivo di questo campionato… E non solo per quanto concerne Varese.

Ci restano le domande, e una sensazione di inafferrabile che prescinde dalla competizione cestistica e che risente di decisioni che forse andrebbero prese con meno leggerezza, nell’ottica di preservare la verità dei risultati del campo.

A voi “superstiti malandati” ed ai “giovani coraggiosi” che vi accompagnano, giunga ancora più forte il nostro grido: “FORZA VARESE”!”

Alessandro Burin

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