Quando la passione per i motori è più forte di qualsiasi altra cosa, correre è una naturale conseguenza. È il percorso di Alessio Rovera, venticinquenne talento varesino, che sta disputando quest’anno per la prima volta in carriera il Campionato del Mondo Endurance (WEC), il sogno di chiunque viva nel mondo del Gran Turismo.

Rovera ha già esordito col botto vincendo la 6 Ore di Spa su Ferrari 488 GTE (completando l’equipaggio di AF Corse insieme a François Perrodo e Nicklas Nielsen) e da domani sarà in scena a Portimao per il secondo appuntamento del calendario. “È un circuito che conosco bene – spiega il pilota classe ’95 – e correrci è davvero bello perché ci sono tanti saliscendi e parecchie curve impegnative. A seguito della nostra vittoria a Spa, il balance of performance prevede l’aggiunta di 30kg di peso ma comunque andremo in Portogallo con  un buon set-up per riconfermarci e dire la nostra”.

Prima di proseguire con la nostra chiacchierata, tuttavia, è stato necessario fare qualche passo indietro per capire come Rovera sia arrivato al WEC. A raccontare la prima esperienza al volante di un kart dell’allora bambino di quattro anni è un sorridente Maurizio Jeropoli, Presidente di A.S.D. Living Kart Club, colui che ha permesso al giovane Rovera di muovere i suoi primi passi nel mondo delle corse: “Lo portai a correre insieme ad altri bambini in un capannone a Milano in via Mecenate dove organizzavo corse e già allora si vedeva che era di un altro livello: mentre gli altri completavano un giro, lui ne faceva due e dissi a suo padre di non farlo più scendere perché quello era il suo destino”.

In realtà, per qualche anno, Rovera è sceso dal kart e si è dedicato allo studio e al calcio intraprendendo un breve percorso nelle giovanili del Bosto, ma il richiamo dei motori è stato troppo forte e, spinto da papà Sergio, a 13 anni ha iniziato a fare sul serio con un biennio in EasyKart per poi passare proprio alla Rotax di Jeropoli.

I quattro anni di kart sono stati il preludio alla Formula e le esperienze positive non sono certo mancate (vittoria del campionato in Formula Abarth su Cram e parentesi in Formula Renault 2.0 ALPS contro, tra gli altri, Leclerc e Russel oggi protagonisti in Formula 1); ma ben presto è arrivata la scelta di passare alle ruote coperte ed è lo stesso Rovera a spiegare perché: “Nella Formula è difficile arrivare al professionismo perché è un mondo molto elitario in cui servono milioni e milioni di sponsorizzazioni. Nel mondo GT, invece, c’è più possibilità di emergere con le proprie forze e, voltandomi indietro, non posso che essere soddisfatto della mia scelta dato che mi trovo in un top-team al volante di una Ferrari. Il sogno di qualsiasi italiano”.

Come è nato il passaggio in Ferrari?
“Dopo tre Campionati Italiani vinti, nell’inverno 2019 ho raggiunto un accordo con Amato Ferrari, team owner di AF Corse, e ho conquistato nel 2020 il mio terzo tricolore GT insieme a Giorgio Roda e Antonio Fuoco. È stato un gran risultato che mi ha lanciato nel WEC anche se, ovviamente, mi trovo nella categoria AM che è la più bassa; il sogno è di arrivare in quella più alta”.

Come ti trovi con i tuoi compagni d’equipaggio?
“Sono due piloti molto veloci e insieme costituiamo un ottimo equipaggio. La nostra forza è avere un’ottima intesa relativamente all’assetto della vettura perché non è così scontato che tre piloti diversi si adattino in egual modo ad un unico set-up”.

C’è più pressione nel correre da solo o in un equipaggio?
“Sono due tipi di corsa estremamente diversi ma l’obiettivo è sempre la vittoria e, alla fine, le responsabilità sono le stesse perché bisogna solo spingere e non fare errori. Quando corri da solo tutto dipende da te, mentre quando sei con altri è quasi più difficile vivere la gara da fuori rispetto a quando sei tu in pista”.

Ti aspettavi una vittoria del genere a Spa al debutto?
“È forse la pista più bella che esista a livello di spettacolarità e onestamente non sapevo bene cosa aspettarmi da quel weekend. Tra l’altro la Ferrari GTE è super evoluta a livello aerodinamico e ci sono forze laterali spaventose che, in un circuito del genere, ti danno una sensazione fantastica e ti caricano di adrenalina. Fin dalle prove ci siamo trovati perfettamente a nostro agio e nelle mie tre ore di gara ho tenuto un passo davvero veloce: non potrei essere più contento di così”

Detto in precedenza di Portimao, quanto attendi la tua Monza il 18 luglio? E la celebre 24 Ore di Le Mans a fine agosto?
“Monza è, e sarà sempre, speciale perché ci ho vinto tre campionati all’ultima gara; in generale è un circuito con cui ho un gran feeling e ne conosco ogni millimetro alla perfezione. Quest’anno, tra l’altro, ci correrò due volte per l’Europeo e per il Mondiale; non vedo l’ora. Su Le Mans… che dire, è il sogno di tutti e non so nemmeno cosa aspettarmi. Conosco il circuito perché ci ho corso nel 2017, ma partecipare alla 24 Ore sarà una sensazione incredibile”

Nel mondo GT sei passato dalle gare sprint alle gare molto più lunghe; come cambia la tua preparazione?
“Ovviamente da una corsa di mezzora a una corsa come sarà la 24 Ore di Le Mans cambia tantissimo soprattutto a livello mentale perché bisogna essere in grado di mantenere la concentrazione più a lungo. A livello fisico, invece, mi sono focalizzato molto sull’allenamento cardiaco alternando le sessioni al simulatore a lunghe corse all’interno dell’Autodromo di Monza dove mi alleno abitualmente”.

Come studi i circuiti che non conosci? C’è qualche rituale particolare prima delle corse?
“Non ho rituali anche se magari può darsi che metta sempre un guanto prima dell’altro; sono gesti che mi vengono naturali. Sulla preparazione dei circuiti nuovi passo ovviamente tante ore al simulatore e studio i dati che mi fornisce la squadra, ma è immancabile il celebre giro a piedi lungo la pista perché ti aiuta a vedere tutte quelle piccole imperfezioni dell’asfalto che dati e simulatore non ti danno; così faro al Fuji e in Bahrain”.

Qual è il tuo obiettivo stagionale?
“Dare il massimo in ogni corsa senza pensare a cosa mi riserverà il futuro. Sto correndo l’European Le Mans Series e voglio far bene anche lì, ma sono logicamente concentrato a mille sul Mondiale perché vincerlo sarebbe un sogno”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui