Tre gol e tanta fantasia sulla trequarti, con quel suo destro che ha fatto tremare in svariate occasioni le difese avversarie: questo il bilancio della stagione di Aurelio Mondoni, che sin dalla sua partita di esordio si è messo in gran mostra con la maglia del Gavirate. La doppietta contro la Brianza Olginatese è una di quelle che rimarranno nella storia dei rossoblù, il cui campionato si è concluso proprio con la sua rete dal dischetto contro la Castanese. Freschezza, cuore, qualità: scegliamo queste tre parole per riassumere quanto dimostrato dal giovane classe ‘99 in questi due mesi intensi di calcio.

Descrivi la tua carriera. Qual è stato il momento più bello e importante?
“Sicuramente il momento più emozionante è stata la convocazione per Como-Varese in serie D nella stagione 2017/2018. Io avevo 17 anni e al sabato giocavo nei Juniores nazionali, ma durante la settimana mi allenavo con la prima squadra e la domenica andavo sempre in panchina con loro. Essere convocato era molto bello perché respiravo il calcio vero. Il Varese poi è retrocesso, ma ha vinto la Coppa Italia con tripletta di Lercara in finale. Nella stagione successiva sono rimasto con loro in Eccellenza, poi dopo qualche mese all’Ardor Lazzate ho giocato nella Casatese, che quell’anno ha vinto il campionato di Eccellenza e la Coppa Italia. L’estate scorsa sono passato alla Solbiatese, dove ho potuto giocare solo poche partite prima dello stop, e da lì sono venuto al Gavirate”.

I mister ti hanno nominato tra i migliori calciatori di Eccellenza del campionato. Che annata è stata per te? Sei soddisfatto degli obiettivi raggiunti dal punto di vista individuale e di squadra?
“Partendo dal presupposto che questo per me è un punto di partenza, a livello individuale sono consapevole di aver fatto bene, ma potevo fare sicuramente meglio. Per quanto riguarda la squadra, ci siamo sempre impegnati ma abbiamo raccolto poco rispetto a quello che abbiamo fatto in campo. Meritavamo qualche punto in più considerando le nostre prestazioni, ma sia per colpa nostra che per circostanze sfortunate non abbiamo raggiunto la posizione che avremmo voluto”.

Come è stato riprendere dopo l’interruzione da ottobre ad aprile causa Covid e che stagione è stata con così poche giornate?
“Riprendere è stato molto bello, perché stare a casa senza calcio era abbastanza triste e noioso e mancavano le partite, gli allenamenti, lo spogliatoio, i compagni e tutto il resto. Ovvio, è stato anche faticoso perché quest’anno abbiamo fatto due/tre preparazioni diverse e quando ci capitava di giocare anche di mercoledì, fare tre partite in otto giorni era tosto, ma le affrontavamo con lo spirito giusto perché avevamo voglia di giocare. Riguardo al format, abbiamo visto anche noi che in una stagione così breve se perdi qualche punto poi lo paghi perché non fai in tempo a recuperare e non puoi avere un’altra chance. Con sole dieci partite sembra ieri che abbiamo iniziato il campionato e invece è già finito. Ma tra un mese e mezzo torneremo già in campo e questo periodo passerà sicuramente in fretta”.

A chi ti ispiri? Qual è il tuo calciatore preferito?
“Il mio idolo è Messi. Non ci sono discussioni, per me è al di sopra di tutti. Prima di lui il mio giocatore preferito era Kaká, anche perché sono milanista e sin da piccolo sogno di vestire la maglia rossonera. In generale, poi, mi ispiro a tanti giocatori: seguo tantissimo il calcio e quando vedo dei trequartisti destri impazzisco. Guardo i loro movimenti, cerco di fare come loro e in questo Kaká era il mio esempio. Mi piacciono tantissimo anche i trequartisti mancini, cosa che io non sono, e in questo caso ho una venerazione solo per Messi. Poi mi ispiro molto anche a João Félix, che fisicamente è uguale a me e abbiamo pure lo stesso taglio di capelli (ride, ndr). Ribadisco, però, che secondo me Messi è il calcio”.

A chi vuoi dedicare l’eventuale vittoria del pallone d’oro?
“Sicuramente alla mia famiglia, che mi è stata sempre vicina anche nei momenti di difficoltà, calcisticamente parlando e non. Poi ai miei amici, che sono sempre molto bravi con me e sono venuti a vedermi appena hanno riaperto gli stadi. La loro presenza contro l’Olginatese mi ha dato una marcia in più e sapere che si sono emozionati con i miei gol è una cosa che rimane dentro. Poi ovviamente un ringraziamento speciale va al mister, alla società e ai miei compagni, perché arrivavo da un’altra realtà e mi hanno dato subito la loro fiducia, che è stata molto importante per riuscire a esprimere le mie qualità, non dico al meglio perché so che potevo fare ancora di più, ma sicuramente quasi al massimo”.

Guardando al futuro, dove giocherai l’anno prossimo? Cosa bolle in pentola al riguardo?
“Per il momento non so ancora niente. Ora aspetto un attimo che passino le vacanze e poi con calma prenderò la decisione più giusta per me”.

Silvia Alabardi

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