Era nell’aria da tempo, e in mattinata è diventato ufficiale: Giulio Osarimen Ebagua non è più un giocatore del Città di Varese. Attraverso una nota dal proprio sito, il club bosino ha infatti ufficializzato la rescissione contrattuale con il miglior marcatore della storia biancorossa.

“La decisione è stata presa valutando una serie di situazioni relative a tutto ciò che sto vivendo – commenta lo stesso Ebagua – e ho preferito mettere al primo posto il bene del Varese: quando non ti senti al centro del progetto, o comunque importante per l’ambiente, è giusto defilarsi. Dispiace, perché magari con più tempo a disposizione le cose potevano andare in un altro modo, ma sono felice di ciò che ho fatto per il Varese nel corso della mia carriera”.

Eri arrivato nel mercato invernale dicendo di voler arrivare a quota 50 gol e sei riuscito nella tua missione; come giudichi la tua terza esperienza a Varese?
“Il bilancio è positivo perché sono arrivato qui in un momento di difficoltà e mi sono inserito subito senza problemi in un bel gruppo riuscendo a contribuire alla salvezza con cinque gol (Pont Donnaz, Caronnese, Casale, Castellanzese e Gozzano: cinque firme valse quattro punti ndr). Quest’anno la società e l’ambiente si aspettavano qualcosa in più e, dopo un periodo difficile, la squadra sta cominciando a rispondere in maniera più che positiva. Non posso che essere contento di ciò e dispiaciuto al tempo stesso per non farne più parte”.

Com’è cambiato il Città di Varese che avevi trovato da quello che hai lasciato?
“L’ambiente qui è sempre stato abbastanza positivo, al netto di tutti i problemi di classifica dello scorso anno. Con il passare dei mesi e gli innesti di mercato, come il mio o quello di Gabriele (Quitadamo, ndr), il gruppo si è consolidato e la salvezza raggiunta equivale ad un mezzo miracolo. Ora lascio un Varese diverso da quello della passata stagione, ma parliamo comunque di un Varese sano. È cambiato l’obiettivo, non si gioca più per salvarsi ma per vincere, ed è normale che magari qualche ragazzo paghi questo aspetto a livello emotivo, ma la squadra c’è e si farà valere”.  

Dove può arrivare questo Varese?
“In alto. La squadra è davvero forte e l’unico problema potrebbe essere legato alla pressione che inevitabilmente una piazza come Varese genera. Sono convinto che dando tempo e tranquillità al gruppo, lasciandolo lavorare con calma, i tifosi si toglieranno grandi soddisfazioni perché il valore della rosa è molto alto”.

Come ti sei lasciato con dirigenza, mister e compagni?
“Non posso certo dire di essermi lasciato male e il rapporto con Antonio è sempre eccezionale; purtroppo un’insieme di cose ha portato a questa scelta. Io ho qualche problemino a livello personale e dall’altra parte si riscontrava questo aspetto: è capitato che magari non percepissero da parte mia concentrazione o applicazione costante e, a questi livelli, è giusto e comprensibile dare spazio a chi sta meglio fisicamente e mentalmente”.

La decisione è comunque condivisa da entrambe le parti?
“Io non volevo andar via perché pensavo di essere importante per lo spogliatoio e di poter dare una mano a livello morale, ma ho accettato senza problemi perché prima di tutto viene il bene del Varese. Possiamo definirla una decisione comune anche perché ci siamo parlati molto chiaramente e ci siamo lasciati nel migliore dei modi.  È chiaro che, nel bene o nel male, avrei voluto finire la stagione”.

Adesso cosa farai?
“Sto valutando. La mia idea era quella di continuare a giocare, per cui mi piacerebbe proseguire la mia carriera qui in provincia perché voglio restare a Varese; mi sto prendendo del tempo per decidere e vediamo cosa succede. Varesina? Potrebbe essere una buona soluzione: conosco bene Andrea Scandola e non mi dispiacerebbe andar lì. Vedremo…”.

Ti vedremo ancora a Varese quindi. In politica come andiamo?
“Bene, anzi, benissimo (sorride, ndr)! Varese è una seconda casa e sarò sempre grato alla città e all’ambiente per ciò che hanno fatto per me. Mi auguro di continuare a dare il mio contributo alla città di Varese anche fuori dal campo e, perché no, in futuro di entrare a far parte della dirigenza del Città di Varese. Di sicuro mi rivedrete ancora all’Ossola a fare il tifo”.

Cosa ti ha dato Varese?
“Tutto. È un turbinio di emozioni, ricordo tantissime cose positive e sarò sempre riconoscente a chiunque ha creduto in me, accogliendomi e coccolandomi fin dal primo istante. Posso solo parlar bene del Varese, della città, dei suoi abitanti e dei tifosi”.

A proposito dei tifosi, un messaggio per loro?
“Ci sono certi amori che nascono e sono talmente lunghi che non possono finire mai. Non ho mai chiesto che mi fosse dovuto nulla per il mio passato e, pur essendo davvero dispiaciuto per non aver potuto proseguire la mia avventura al Città di Varese, il solo fatto di esser tornato qui è per me una vittoria assoluta. Come ho già detto, il bene del Varese viene prima di tutto ed è giusto che io mi faccia da parte; il mio cuore resterà sempre biancorosso e auguro alla squadra e ai suoi tifosi tutto il meglio possibile. Forza Varese!”.

Matteo Carraro

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