Provocazione. Aprendo un qualsiasi dizionario, alla voce “provocazione” si potrà leggere: “Atto diretto a provocare una reazione irritata o violenta”. Speriamo non si tratti della seconda ipotesi. Non si direbbe, a vedere il post partita di fuoco che è seguito al triplice fischio di Varese-Novara: il limite tra sfottò e insulti (o minacce) è estremamente labile, e spesso si tende a dimenticare che anche il linguaggio può rappresentare una violenza.

Certi commenti e comportamenti devono essere condannati anche se ormai fanno tristemente parte della quotidianità sportiva. Il che è paradossale, se si considera che lo sport dovrebbe basarsi proprio sulla socialità, sulla condivisione e sul rispetto. Qualità troppo spesso sconosciute ad alcune frange di molte tifoserie. Soprattutto nel calcio. Nella nostra rubrica dei commenti social abbiamo dato spazio a quei tifosi che (magari anche con toni molto accesi) hanno voluto dire la loro sull’esito della partita, stando ben attenti a non varcare quel sottile confine di cui sopra.

Ovviamente l’episodio che ha visto Maikol Benassi protagonista ha fatto discutere e farà discutere, spostando in secondo piano la partita in sé. È raro veder convalidati gol segnati così platealmente di mano e l’errore dell’arbitro Antonio Monesi di Crotone è sotto gli occhi di tutti.

Da qui, però, s’innescano una serie di riflessioni che non possono essere tralasciate. In primis l’atteggiamento del Novara, e ci ricolleghiamo al discorso della provocazione affrontato all’inizio: passi l’adrenalina agonistica del momento (vista l’importanza del match, probabilmente, per quanto non ne abbiamo la riprova, a parti inverse poteva succedere lo stesso), ma a bocce ferme questa giustificazione non può più valere. I giocatori del Novara hanno volontariamente provocato la tifoseria biancorossa rientrando negli spogliatoi e, aspetto ancor più grave, il silenzio assordante della società piemontese sull’episodio rappresenta un’implicita ammissione di colpa. Oppure, e torniamo al solito punto, può semplicemente essere l’ennesima provocazione.

Il Novara, in questo senso, ha perso una colossale occasione per dimostrare la sua signorilità. Non si può tornare indietro, e non vogliamo nemmeno scadere in beceri moralismi dicendo che la società avrebbe dovuto prendere posizione condannando l’episodio, ma glorificare il gol (descrivendolo, tra l’altro, come una bellissima incornata di Benassi) sa senz’altro di presa in giro nei confronti del Città di Varese e della città di Varese. A maggior ragione perché a testimoniare il tutto ci sono le immagini.

Al netto dell’episodio, tuttavia, c’è stata anche una partita di 90’ che è stata inevitabilmente convogliata in una situazione di una manciata di secondi. Per cui, provando a ragionare in termini più ampi, una provocazione può essere lanciata anche al Varese, previa doverosa premessa: l’etica giornalistica impone, per quanto possibile, il criterio dell’oggettività. A scanso di equivoci, sottolineiamo che un atteggiamento antisportivo (come il gol di Benassi e tutto ciò che ne è derivato) va oggettivamente condannato e quanto segue è frutto di un ragionamento “esterno”, perché chiunque al posto del Varese, di mister Rossi o dei giocatori non avrebbe saputo e/o potuto reagire in maniera diversa. Per essere più chiari: vivere dall’interno una sconfitta del genere farebbe girare i co****** a chiunque.

L’episodio incriminato è però arrivato al 76’. Ciò significa che il Varese ha avuto oltre tre quarti di gara per incanalare il match su binari più favorevoli e il fatto di non esserci riusciti deve far riflettere i biancorossi. La provocazione è: senza quel gol di mano, sarebbe cambiato qualcosa? Ovviamente si tratta di pura retorica, perché la risposta non l’avremo mai. Con un pareggio non sarebbe probabilmente cambiato nulla e, forse, nemmeno con la vittoria.

Sta di fatto che il Varese ha avuto il merito di condurre e dominare sul piano del gioco il Novara e il demerito di  non riuscire a trovare l’attimo vincente, cosa che, seppur irregolarmente, hanno fatto gli avversari. Il Varese aveva bisogno di questa vittoria e non l’ha ottenuta; il Novara non ne aveva bisogno (anche con cinque punti di vantaggio avrebbe comunque avuto il proprio destino in mano) eppure l’ha conquistata.

Il riassunto? Il Novara è e resta la squadra più forte del campionato (e proprio per questo non ha bisogno di vittorie del genere). Al Varese va dato il merito di aver lottato al massimo delle proprie possibilità e di aver tenuto aperto il campionato fino a questo momento. Adesso per i biancorossi arriva il difficile: Ezio Rossi e la sua squadra dovranno essere bravi ad archiviare l’accaduto senza recriminare su quel singolo episodio e concentrarsi solo su sé stessi perché ci sono dei playoff da difendere e da vincere. E chissà che il Novara non si adagi sugli allori. Impossibile? Probabile, ma visto che siamo in tema di provocazioni…

Matteo Carraro

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