Una settimana e qualche giorno. È questo il tempo trascorso da quando il sogno Pavoletti è divenuto realtà. Il Varese lo ha corteggiato tutta l’estate, i tifosi lo hanno atteso con trepidazione, lui e la sua ex squadra hanno ceduto solo all’ultimo. Nato a Livorno il 26 novembre 1988, Leonardo Pavoletti ha i riflettori puntati. Sarà un caso, ma il suo esordio a Latina è coinciso con la prima vittoria in campionato del Varese. E che vittoria, un rotondo 3-0 e una prestazione esemplare.
La tua avventura in biancorosso è iniziata con una bella vittoria e un gol all’esordio che ha sancito il tris, chi ben comincia…
«È a metà dell’opera, invece noi non siamo nemmeno all’inizio. Il cammino è ancora lunghissimo e fare catastrofismo quando si perde o entusiasmarsi troppo quando si vince è sbagliato. Dobbiamo essere lucidi e guardare avanti con tranquillità. Detto questo sono felice della buona partenza a livello personale. Mi sono trovato bene nel gioco di squadra e sono felice di aver trovato gol all’ultimo. Mi piace la mentalità di questo gruppo con il quale mi sto immedesimando alla perfezione».
Lo scorso anno al Sassuolo ne hai segnati 11 in 33 presenze, quello prima con lo stesso numero di presenze ne hai realizzati 15 in Prima Divisione con il Lanciano, per questa stagione ti sei prefissato un obbiettivo?
«Sinceramente no perché non penso mai al numero di gol. Mi piace giocare per la squadra e le reti arrivano di conseguenza. Se la squadra fa bene, faccio bene anche io. Di sicuro mi auguro di segnare gol decisivi e di farne più possibile, ma non me ne faccio un’ossessione. Se arrivano bene, l’importante è che la squadra vinca più partite possibili con o senza il mio contributo sottorete».
Il gol più bello realizzato in carriera?
«Devo pensarci un po’, non perché siano tutti belli, ma esattamente il contrario. Ne faccio tanti, ma poco eclatanti. A parte gli scherzi mi piace ricordare quello in finale playoff con il Lanciano perché è stato decisivo e quello della scorsa stagione in Sassuolo-Bari che è stato uno dei più belli per come è nata l’azione in velocità».
Sei stato l’uomo più desiderato della stagione. Adesso che sei arrivato le aspettative della piazza biancorossa sono altissime. Senti addosso un po’ di pressione?
«Pressione direi di no, però sento di avere un po’ di responsabilità che sono pronto a prendermi. Se voglio raggiungere qualcosa di importante è giusto avere onori e oneri. Dentro di me sentivo un legame speciale ancor prima di arrivare. L’attesa non c’è stata solo per i tifosi ma anche per me, questo mi fa sentire fiero e orgoglioso di quanto ho fatto finora».
Che gruppo hai lasciato e che gruppo hai trovato.
«Devo dire che ci sono molte similitudini tra il Varese e il Sassuolo dello scorso anno. Perché ho trovato ragazzi bravi, con i piedi per terra che hanno tanta voglia di migliorarsi e di dimostrare il loro valore. Per questo mi sono trovato subito bene senza il bisogno di adattarmi».
Che emozioni si provano nel vincere un campionato di Serie B?
«Guadagnarsi la Serie A in quel modo, dominando la stagione è stato unico e indescrivibile, ma ogni avventura ha il suo bello, anche se non coincide con un successo. Vincere il campionato di Serie B è difficilissimo, ci vuole molto sacrificio».
Capitolo Serie A, l’hai solo assaporata. Non era il momento giusto per viverla?
«Il Sassuolo mi ha mandato via perché non ha creduto in me, ma non ne faccio una colpa a nessuno. È andata così e non mi preoccupa, anzi. Sono felice di essere qui e spero di vivere un altro campionato emozionante. Non lo nego, vorrei giocare in Serie A e sarei un ipocrita a negarlo. Cerco sempre di dare il massimo e sono convinto che lavorando bene un’altra chance arriverà, spero di averla proprio con il Varese. La squadra è stata ai vertici della Serie B per diverse stagioni, magari quella di quest’anno è quella buona però è vietato sognare ad occhi aperti. Adesso noi dobbiamo pensare alla salvezza, a raggiungerla prima possibile, poi ci divertiremo».
Neto Pereira-Pavoletti, una coppia d’attacco che fa abbastanza paura?
«Diciamo che abbiamo il nostro perché. Pian piano ci stiamo conoscendo e a livello personale abbiamo già trovato l’intesa che in campo, partita dopo partita crescerà sicuramente. Neto è un grande giocatore e sono contento di “duettare” con lui. Il reparto attaccanti e non solo fa invidia a molte squadre di B».
A livello di allenatori, chi ti ha lasciato di più il segno?
«Direi che gli anni più formativi sono stati gli ultimi due in cui ho avuto la fortuna di lavorare agli ordini di due mister che ritengo siano il meglio che c’è in circolazione a livello di Serie B. Parlo di Gautieri che ho avuto a Lanciano e di Di Francesco, entrambi mi hanno insegnato tanto».
E mister Sottili?
«Abbiamo instaurato subito un buon rapporto a livello personale. È un’ottima persona. Come allenatore è uno che ha idee chiare e precise e questo è un grandissimo pregio che dà maggior sicurezza a tutto il gruppo».
Il punto di forza di Leonardo Pavoletti?
«Come giocatore non devo essere io a dirlo. Mi voglio sempre migliorare e non mi monto mai la testa, sarebbe lo sbaglio più grande».
Previsione sul campionato, come andrà a finire?
«Le squadre fatte per vincere la Serie B lotteranno fino alla fine. Parlo di Palermo, Spezia, Siena, Pescara e ci aggiungo anche l’Empoli che secondo me è un’ottima squadra».
E il Varese?
«Noi cercheremo il nostro posto al sole. Per ottenerlo dovremmo dare tutto a partire da sabato».
Al “Franco Ossola” arriva proprio una delle favorite, il Pescara…
«Sarà il mio esordio in casa e spero in tanto tifo. Sarà una partita difficile e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutto il pubblico. Ci deve spingere e stare vicino».

Elisa Cascioli