Federico Iannaccone, tennista nato a Campobasso nel 1999 è, attualmente, una delle punte di diamante della MXP Tennis Academy: con un ultimo periodo caratterizzato da risultati più che discreti, il tennista molisano ha raggiunto anche il proprio best ranking di 546 ATP. Iannaccone è sempre stato un giocatore di talento, infatti nel gennaio 2017 è arrivato anche nella Top 100 mondiale Under 18, un buon trampolino di lancio per la carriera da professionista, ancora tutta da scrivere.
Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo posto qualche domanda per conoscerlo più da vicino

Partiamo dal tuo momento attuale. Il tuo buon momento di forma ti ha permesso di raggiungere il tuo best ranking, sei soddisfatto?
“Sicuramente sono soddisfatto di questo inizio di stagione. Sto esprimendo un buon tennis e, soprattutto, ho buone sensazioni a livello di campo. Per ora ho saltato solo qualche settimana di tornei per un infortunio alla caviglia, niente di grave per fortuna, ma ho preferito fermarmi e ricaricare la batterie. Raggiungere, inoltre, il mio personale best ranking è indubbiamente motivo di orgoglio e ripaga anche del lavoro svolto insieme al mio team. Va detto però che non dev’essere un punto di arrivo, ma solo un altro step di crescita nel mio percorso. Sono sicuro che continuando così potrò ritoccarlo ancora verso l’alto”.

Migliorare la classifica ti può aiutare anche ad entrare in tornei più prestigiosi. Qual è la tua programmazione per questi mesi estivi?
“Questo è un aspetto positivo del poter crescere in classifica e avvicinarsi sempre di più ai migliori. Per quest’estate l’idea è quella di continuare a giocare ITF da 25mila dollari sulla terra battuta; per il mio gioco è la stagione che preferisco e spero di continuare a fare bene. Ovviamente mi iscriverò anche a qualche tabellone di qualificazione Challenger. Se dovessi entrare potrei spostarmi verso queste manifestazioni in cui potermi confrontare con giocatori più forti. Entrare stabilmente a giocare nel circuito ATP Challenger è un obiettivo importante e difficile, ma sono ambizioso e spero di poterlo fare presto”.

Facendo un salto netto a ritroso, ci parli di come hai iniziato a giocare a tennis?
“Ho iniziato verso i sei anni un po’ per caso. Quando ero alle elementari avevano proposto dei giorni di prova in un circolo locale e, dopo aver provato, mi sono innamorato subito di questo sport. Nonostante la mia famiglia non provenga dal tennis mi ha sempre sostenuto in questa scelta; intanto facevo anche nuoto ma ho scelto il tennis perché mi sentivo più portato. Da subito ho ottenuto discreti risultati, dunque il piacere di entrare in campo era sempre maggiore. In terza media, infine, ho lasciato casa per andare a Tirrenia al centro federale: è stata un’esperienza incredibile che mi ha formato tanto, tennisticamente e umanamente”.

Da lì immagino che tu abbia iniziato anche un percorso internazionale.
“Assolutamente sì. Ho iniziato con gli ETA Under 16 e poi proseguito con gli ITF Under 18. Sono stati anni bellissimi ma molto stressanti: allenarsi, studiare e girare l’Italia e l’Europa per giocare è difficoltoso a livello fisico e mentale, ma mi sento comunque un privilegiato. Ho imparato tanto e mi sono preparato per il salto nei professionisti, dove i momenti morti sono ancora meno. In quegli anni ho preso anche i miei primi punti ATP: mi avevano dato una WC in un torneo ITF da 10mila dollari ed io, con la spensieratezza di quegli anni, avevo colto subito l’opportunità. Sicuramente aver fatto gli ottavi di finale agli Australian Open junior è un ricordo indelebile che mi porterò dietro per sempre”.

Nonostante queste premesse qualche difficoltà nel salto verso i professionisti è arrivata.
“Ad essere onesto sì, ma penso sia naturale e fisiologico. Ovviamente c’è chi lo sente meno e chi, invece, lo soffre un pochettino di più. C’è tutto un altro tipo di ambiente e di tipi di giocatori: si incontrano tennisti più esperti e con caratteristiche di gioco tra le più varie. Più si sale di livello e più, ovviamente, si incontrano difficoltà, soprattutto a livello di continuità nel match e tra le varie partite di torneo. Per sfondare bisogna essere preparati ad alto livello su più aspetti, ed è per questo che ho scelto il team di MXP Tennis”.

Mi hai servito un assist perfetto per la prossima domanda. Parlaci allora della tua collaborazione con Fabio Chiappini & co.
“Il mio rapporto con MXP Tennis Academy è iniziato per casualità. Vivevo in Svizzera con la mia ragazza e cercavo un posto e un team con cui allenarmi stabilmente e migliorare ancora. Ho scelto MXP a inizio 2022 e quella di quest’anno è stata la seconda preparazione invernale con loro: Fabio e Marco mi hanno accolto benissimo e mi sono trovato in sintonia da subito con tutti i membri della squadra. Anche potersi allenare con ragazzi del livello di Bellucci, Bertola e Echargui è occasione quotidiana per imparare sempre qualcosa di nuovo e importante. La cosa importante e che mi ha subito colpito è la voglia di crescere insieme; il progetto è ambizioso e si punta in alto. Non potevo prendere scelta migliore e i risultati, nel mio piccolo, lo confermano”.

Abbiamo raccontato del titolo a Monastir a inizio anno, il tuo secondo ITF. Quali sono state le emozioni nel sollevare trofei pro?
“Mi ricordo bene, mi ha fatto piacere aver attirato attenzioni su di me. Vincere è sempre difficile e ogni volta che alzo un trofeo sono contento e soddisfatto. Io credo che il risultato sia frutto del lavoro quotidiano, quindi vincere significa essere ripagati di tanti sacrifici fatti. I due titoli a Casablanca (fine 2022, ndr) e Monastir (inizio 2023, ndr) li ho vinti giocando un ottimo tennis e spero di potermi ripetere presto”.

Concludiamo con i tuoi propositi e obiettivi futuri.
“Il mio primo focus sta nell’essere continui durante tutto l’anno. Voglio stare bene fisicamente e poter giocare tanti tornei. Quest’anno già sono molto soddisfatto di come sto mantenendo il mio livello di gioco durante le settimane anche cambiando superficie. Non ho obiettivi precisi di classifica, ma senza dubbio prima o poi voglio arrivare a giocare le qualificazioni degli slam. Aver vissuto quel mondo a livello junior e poterlo eventualmente riassaporare sarebbe un sogno. Per quanto riguarda il punto di vista tecnico, sono molto concentrato sul migliorare ancora servizio e rovescio, in modo da avere più armi per fare male agli avversari. Spero, infine, di potermi confrontare con maggior frequenza con il circuito ATP Challenger perché il mio livello non lo vedo tanto distante da quello”.

Filippo Salmini

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