E’ sabato pomeriggio e Nicola Laurenza guarda fisso davanti a sé. Di fronte a lui c’è un’autostrada (letteralmente). Sta guidando, di rientro dal Veneto. Venerdì sera il suo Varese ha giocato a Padova e il presidente ne ha approfittato fermandosi in zona per un giorno per far visita ad alcuni punti vendita veneti della sua catena Oro in Euro. Dalla bruttissima sconfitta padovana non sono passate nemmeno 24 ore, ma per Laurenza non sembra trascorso neanche un minuto. “Quella a Padova è stata una grande delusione – dice – perché avevamo la partita in pugno e abbiamo fatto bene nel primo tempo; e invece abbiamo buttato via tutto. C’è tanta amarezza per quei dieci minuti di black out. Dagli spalti dell’Euganeo non mi sembrava vero. Non so cosa sia successo alla squadra, ma nel secondo non ho visto l’atteggiamento giusto. Non ho visto l’umiltà. Non ho visto timore. Non ho visto massima attenzione”.
Smaltire “la batosta” non è facile: “Dopo la partita ero veramente un uomo distrutto -confessa-. Ci ho messo diverse ore per metabolizzare la sconfitta. Non è stato facile prendere sonno. Una serata che spero di non rivivere più”. Quello che fa più rabbia è come è maturata la sconfitta: “Le sconfitte capitano ed è logico che si devono accettare, ma quella a Padova è stata un suicidio. Il Varese ha mostrato il suo gioco, l’avversario ha fatto ben poco. E’ stato un risultato dipeso dall’atteggiamento”.
Nonostante il viso teso e lo sguardo fisso però, i suoi occhi non sono spenti, luccicano come sempre e allora ecco che nella sua analisi emergono anche le note positive. Una su tutti: Pavoletti. “Quel giocatore è tanta roba” dice il presidente. “Lo abbiamo desiderato tutta l’estate e sinceramente non avevo la consapevolezza di tutte queste sue doti. E’ un valore aggiunto incredibile, dal suo arrivo la squadra ha cambiato faccia”. Anche Calil sta finalmente mostrando le sue qualità: “Voglio fargli un plauso particolare – aggiunge Laurenza – perché non mi è piaciuto il suo atteggiamento ad Avellino, mentre nelle ultime due partite ha dimostrato grandi cose giocando con coraggio e la fame giusta. A Padova gli è mancato il gol, stava per farlo e sarebbe stato il giusto coronamento alla sua prova”.
L’amarezza è già diminuita e presto sparirà, c’è già da pensare ad un’altra partita: domenica al “Franco Ossola” arriva il Trapani. “Dal pubblico mi aspetto che possa iniziare un passaparola dove ogni tifosi ne inviti un altro a sostenerci – il desiderio del presidente del Varese -. Voglio gente che richiami gente perché non è bello vedere lo stadio vuoto. Detto questo, mi sringo attorno a chi c’è e a chi ci ha creduto sin dall’inizio. Passando alla squadra mi aspetto che giochi come sa fare. I ragazzi si devono divertire e devono far divertire. Devono avere il giusto rispetto per il Trapani, squadra che ha la classica fame da neopromossa. Noi neopromossa non lo siamo più, ma la fame ci è rimasta”.
Oramai i tifosi lo sanno, Laurenza è uno che guarda avanti e allora ecco ad un tratto che gli scappa un sorriso grandissimo a spazzare via l’amarezza: “La Primavera ha vinto in Coppa Italia raggiungengo gli ottavi che giocherà contro la Juve. Un grande risultato. Quei ragazzi sono il Varese che verrà. Vedo un futuro biancorosso roseo”.
Negli ultimi anni, attraverso una strada sterrata piena di fango e di buche il Varese dei minatori è riuscito ad imboccare una superstrada in cui è vietato sbandare. Adesso l”obbiettivo del Varese dei sognatori come Laurenza è quello di raggiungere l’Autostrada del Sole; incontrare ostacoli sul percorso capita, l’importante è che il viaggio continui.

Elisa Cascioli