Tutto, ma proprio tutto, quello che volete sapere sulla Cimberio Varese edizione 2013-2014. Senza veli, senza peli sulla lingua, senza svolazzi barocchi. Tra i tanti pregi Simone Giofré, direttore sportivo del club biancorosso, ha quello di parlare chiaro e grazie a questa qualità dipana per noi tutti i temi che riguardano la Cimberio. Partendo, e non si può fare diversamente, dalla tribolata estate scorsa.
Simone: che ne dici di cominciare dai sogni non confermati?
“Bene, iniziamo pure da li anche se -dice Giofré-, preferirei parlare di sogni conclusi nel modo che un po’ tutti avevamo previsto. Se ricordi bene già nel dicembre 2012 ti avevo detto che sarebbe stato molto, molto difficile opporsi alle offerte che inevitabilmente sarebbero arrivate per Green, Dunston, Banks o, anche, Ere. Quindi, durante l’estate scorsa è andato in scena un mercato logico, atteso, nel quale Varese ha solo recitato il suo ruolo: quello di una società che oggi è consapevole di dover fare da trampolino di lancio per giocatori che aspirano ad altri lidi. Questa, volenti o nolenti, è la realtà e non è colpa di nessuno se Varese in questo momento non ha le risorse per poter essere qualcosa di più o di diverso. La nostra speranza è quella di tornare ad essere un punto di approdo e non di partenza. Speranza che, storia recente alla mano, non è campata per aria perchè, mi pare, la Pallacanestro Varese quattro anni fa ha rischiato anche di sparire. Ma in questo lasso di tempo la società ha mosso passi importanti, rilanciando se stessa e le sue ambizioni. Forse, questo ‘piccolo’ dato di realtà andrebbe ricordato un po’ più spesso”.
Questione Vitucci: come l’hai vissuta e come la spieghi?
“Premessa: dodici mesi fa, con poco tempo a disposizione, abbiamo imparato prima a conoscerci e a lavorare insieme attorno ad un progetto e, solo dopo, è nata profonda stima e amicizia tra noi. Ovvio, quindi, che a caldo sia rimasto male per la decisione presa da Frank. Ma dopo qualche giorno, sedimentati i sentimenti, ho capito che l’offerta tecnica ed economica di Avellino era di quelle irrinunciabili. Opportunità che noi non gli potevamo offrire e, giustamente, Frank ha scelto per il meglio. Ai miei occhi non è stato e non sarà mai un traditore e, in ogni caso, non merita le pesanti offese di cui è stato fatto oggetto”.
Parliamo della squadra. Criteri di costruzione: come e perchè?
“Primo criterio: l’impegno europeo, coi suoi doveri morali e societari, ci ha subito indirizzato nell’allestire un gruppo composto da giocatori esperti, già rodati nel campionato italiano e dalla pallacanestro continentale. Così, nessun ‘rookie’ e zero intenzioni di azzardare delle scommesse perchè Varese non ha pensato all’Europa come ad una gita-premio, bensì ad un’occasione per crescere, imparare qualcosa e maturare esperienze importanti per il club”.
L’Europa che conta, però, ci ha già sbattuto la porta in faccia: tuo stato d’animo?
“Dispiace essere usciti già alla prima partita, ma sapevamo che il primo assaggio all’Europa sarebbe stato il più duro. Oldenburg, squadra priva di nomi ma tosta e solidissima, si è dimostrata cliente difficile. Quindi, meriti a loro, ma ce la siamo giocata alla pari, sottolineando che a 2 secondi dalla fine abbiamo avuto fra le mani il tiro del possibile pareggio. Ed ora, smaltito un briciolo di delusione, siamo pronti per l’Eurocup che affronteremo con le stesse, forti, motivazioni”.
Se n’è andata anche la Supercoppa
“Siena in questo momento della stagione si è dimostrata più forte e pronta. Per noi, anche se abbiamo perso una classica gara-trofeo, nessun allarmismo, quello che conta davvero è il campionato con 30 battaglie, tutte durissime, da giocare”.
Giocatori: ci fai una radiografia delle scelte?
“Clark: lo abbiamo voluto per le sue caratteristiche di eccellente attaccante, ma sappiamo di potergli chiedere qualcosa in più per la gestione del gioco e per il coinvolgimento dei compagni. Cose che peraltro Kee-Kee in Grecia ha già fatto vedere. A Coleman chiediamo di mantenere il suo fantastico fiuto per il canestro, ma di ripulire il suo gioco restando nei binari e nel flusso del gioco senza ‘sbarellare’. Ere sempre più capitano e leader del gruppo. Sakota ci piacerebbe che diventasse il nostro Galanda, vero Re nel ruolo di sesto uomo. Ad Hassell dobbiamo dargli tempo ma assicuriamo che ha grandi qualità. Polonara è atteso da tante missioni impegnative che lo faranno diventare una ‘stella’ vera nel panorama cestistico europeo. Scekic è un professore di basket e assolutamente complementare ad Hassell. De Nicolao e Rush? Entrambi saranno le addizioni di energia, freschezza e vitalità della nostra panchina ma, sulla carta, avranno più spazio e minuti che, però, si dovranno guadagnare. Mei è un uomo serio con grande mentalità.”
Sguardo al campionato?
“Cinque squadre in prima fila alla pari: Milano, Siena, Sassari, Venezia, Avellino. Poi altri quattro club: Cantù, Roma, Brindisi e Reggio Emilia subito dietro”.
E Varese
“Non identifico un posto dove ci collocheremo perché, come tutti, mi aspetto una crescita individuale e di gruppo. Sarò banale, ma solo il campionato chiarirà il nostro vero valore, ma noi, è ovvio, vogliamo giocare per i piani alti”.
Tre nomi su cui punteresti?
“Kim English di Siena, Trevor Mbakwe di Roma e Caleb Green di Sassari”.

Massimo Turconi