Prosegue il lavoro al Campus della Pallacanestro Varese che, in attesa della fine della pausa del campionato, cerca di mettere importante benzina nelle gambe in vista della fase finale della stagione, che vedrà i biancorossi impegnati non solo nella ricerca della matematica salvezza e di un possibile accesso ai playoff in campionato, ma anche nella missione europea, che inizia il 6 marzo con Nymburk nei quarti di finale di FIBA Europe Cup.

Per capire meglio lo status fisico ed atletico del gruppo agli ordini di coach Tom Bialaszewski, abbiamo fatto il punto della situazione con il preparatore atletico biancorosso, Silvio Barnabà.

A livello atletico che lavoro sta facendo la squadra in queste due settimane di pausa dal campionato e dalla coppa?
“Intanto abbiamo staccato 4 giorni per ricaricare le pile, dando così la possibilità ai ragazzi di rigenerarsi a livello nervoso, ed è una cosa sempre importante a metà stagione. Da quando abbiamo ripreso a lavorare in palestra, gli spazi dedicata alla fase di preparazione atletica e fisica sono sempre gli stessi. Ovviamente ciò che cambia sono gli argomenti dei lavori: sto andando a correggere i punti un po’ più deboli di ognuno, un lavoro che solitamente durante la settimana con due partite, si riesce a fare meno. Cerchiamo di mantenere però una routine che non si allontani troppo dallo sforzo gara, perchè non ne avremmo il tempo e non sarebbe nemmeno il caso, perchè rischieremmo di andare a perdere nella coordinazione specifica”.

Come sta Leonardo Okeke?
“Leo è aggregato alla squadra, ha recuperato dalla scavigliata rimediata a Gallarate qualche settimana fa e sempre in maniera graduale, si avvicinerà a quello che è il lavoro del resto del gruppo. In questo momento sta lavorando parzialmente con la squadra”.

A livello fisico, quali sono le risposte più importanti che sta vedendo dal ragazzo?
“La prima risposta più importante che dà in ogni allenamento è quella a livello di atteggiamento. Ha una grande voglia di tornare a giocare, si vede che è un ragazzo giovane che ha voglia di dimostrare e di riprendersi il tempo che l’infortunio gli ha tolto. Già questo è un aspetto davvero centrale nel recupero da un infortunio, a maggior ragione, poi, se si parla di un infortunio pesante come quello che ha subito lui. A livello fisico e atletico sta rispondendo bene, ma è un percorso lungo e duro quello che porta al recupero completo. E’ un ragazzo giovane che non ha un grande passato cestistico. Si sta formando, quello che gli mancherà di più penso sarà la capacità di stare sul campo, perchè è una cosa che proprio, data la giovane età, gli manca sia a livello fisico che nervoso. Dovrà cercare di costruirsi questo e penso sarà il lavoro più duro”.

Quali possono essere i rischi maggiori per lui al rientro in campo dopo un così lungo periodo di assenza?
“Noi stiamo facendo il massimo per far sì che non ci siano rischi al rientro in campo. E’ chiaro che lui ha la gamba destra che è indietro dal punto di vista coordinativo. Tutta la sequenza della cinetica muscolare e nervosa della gamba infortunata la sta costruendo ora. Non rischia infortuni ma sta costruendo questa capacità di adattarsi allo sforzo specifico e dato l’infortunio pesante che ha subito, è un percorso che richiede più lavoro e tempi più lunghi”.

Un altro infortunio abbastanza pesante, a livello muscolare questa volta, è stato quello di Davide Moretti. Lui a che punto è del recupero?
“I nostri fisioterapisti con lui hanno fatto un grandissimo lavoro, rimettendolo in campo dopo appena 22-23 giorni dall’infortunio. Però è chiaro che all’inizio tu vai in campo grazie a dei compensi. Il muscolo guarisce ma non è ancora pronto al 100%. Davide finora ha giocato con un gap che non gli ha permesso di performare al massimo delle sue forze. Devo dire però che il lavoro delle ultime settimane ci sta dando ottime risposte ed ora Davide sta bene”.

Che atleta è Mannion?
“Nico ha una grandissima capacità negli arti inferiori. E’ paragonabile alle qualità di un velocista, ha una fibra davvero fortissima. Ha una grande capacità di attivarsi in brevissimo tempo, sia in verticale che in orizzontale. Questo è un grande vantaggio per un giocatore di basket, perchè ti permette di saltare l’uomo come e quando vuoi. Poi è normale che anche lui ha bisogno di un lavoro che lo porti ad essere coordinato nel movimento rispetto a questa grande esplosività che ha negli arti inferiori”.

E’ contento della risposta che ha dato la squadra a livello atletico e fisico finora in stagione, in un’annata con la doppia competizione?
“Quando si fa una doppia competizione quello che viene meno è il numero degli allenamenti e con esso anche la qualità dell’allenamento, è ovvio, perchè si finisce per essere più attenti ai due eventi settimanali che all’incremento del lavoro verso le due partite. Il lavoro più complicato è quello di riuscire a trovare il giusto equilibrio tra il recupero della gara prima e la preparazione al match successivo. A livello fisico siamo riusciti ad avere una qualità dell’allenamento sufficiente a mantenere lo sforzo gara che ci trovavamo ad affrontare. Contento? Siamo riusciti ad avere quello che potevamo. In queste due settimane stiamo riuscendo a fare qualcosa in più, cercando di spingerli un po’ oltre, soprattutto per farci trovare pronti e reattivi in difesa”.

Condivide il pensiero che Gabe Brown sia probabilmente a livello atletico il giocatore di Varese più pronto in questo momento?
“Gabe quando è arrivato era abituato a giocare un basket diverso, meno intenso e fatto di più pause all’interno della partita, quindi il punto su cui ha fatto maggiormente fatica all’inizio è stato l’abituarsi al ritmo gara che abbiamo qui in Italia ed in Europa. E’ chiaro che questo ha richiesto un lavoro importante a livello muscolare, perchè la disponibilità è diversa quando devi fare uno sforzo intervallato da “pause” rispetto a quando sei costantemente sotto pressione. Nel nostro gioco la fase attiva è continua e non puoi permetterti delle pause. Essendo giovane, però, i miglioramenti li vedi subito e con lui la crescita è stata palese. Gabe, poi, non si è mai fermato, non ha mai saltato un allenamento, ha grande voglia ed è più di un mese che ormai ha raggiunto un livello per noi più che accettabile”.

Che effetto le ha fatto vedere De Nicoalo, Brown e Owens alzare la Coppa Italia?
“Tantissima felicità. Sono davvero contento per loro, sono dei ragazzi d’oro che si meritanto questo successo. Ho avuto modo di scambiarmi dei messaggi con loro dopo la finale e li ho avvisati di cosa li avrebbe attesi a Napoli al rientro. Lì un successo come quello della Coppa Italia viene vissuto in maniera davvero particolare, tutto l’entusiasmo si amplifica al massimo. Mi ricordo quando lavoravo a Napoli o quando ero al seguito di Avellino ed eventi come le finali di Coppa Italia o come qualsiasi altra manifestazione in cui vai a giocarti un trofeo sono vissute al massimo della loro espressione emotiva. Per tutti i napoletani la vittoria in Coppa Italia è stato anche il successo del Sud contro il Nord, quindi con un valore ancora maggiore ed infatti le immagini della festa che stiamo vedendo ne sono la diretta dimostrazione. Un pizzico di rammarico? Sì, ma questo è lo sport e sono davvero solo che felice per i ragazzi”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui