La famiglia ASD Living Kart è in continua espansione e, da quest’anno, annovera tra le sue file anche Manuel Mele. Bergamasco classe ’88, di Zingonia (nato e cresciuto a 500 metri dalla sede della IAME, un segno del destino?), è tornato a correre su spinta di Maurizio Jeropoli ed è reduce dal weekend di gara al South Garda Karting di Lonato.

Un ritorno al volante di un kart ad anni di distanza dall’ultima volta, per di più in notturna, condizionato da un problemino che ha inevitabilmente influito sul risultato sportivo. Ciò che conta, comunque, sono le sensazioni nell’esser tornato a gareggiare: “Era dal 2017 che non correvo e mi sono sentito come se fosse la prima volta. Dopo così tanti anni fermo, in qualifica non sentivo quel sapore di gara che è invece esploso il giorno dopo: lì in mezzo al gruppo, prima del semaforo verde, è scattato qualcosa in me e ho finalmente riassaporato quel profumo di competizione che mi era davvero mancato”.

Com’è andata poi la gara?
“Mi sono presentato con tantissima voglia e, grazie anche al gran lavoro del team, ho subito trovato il giusto setup e un buon feeling con il mezzo. Purtroppo, qualche intoppo c’è stato e, ahimè, nella finale si è rotto il supporto destro del sedile del kart ragion per cui ho dovuto mollare un po’ negli ultimi 13 giri dato che mancava l’uniformità di peso ed ero completamente schiacciato a sinistra. Sono comunque riuscito a tener qualche pilota dietro di me stringendo i denti e la felicità di esser tornato a correre vale più di qualsiasi altra cosa”.

Riavvolgendo il nastro, da dove nasce la tua storia con il mondo dei motori?
“A 13 anni mio nonno Francesco ha voluto farmi un regalo dandomi le primissime basi: io conoscevo solo la F1, non il mondo del karting, ma quello che era un gioco e un divertimento è ben presto sfociato in una vera e propria passione. Ho iniziato a prendere confidenza sulla pista di Curno, celebre tracciato in cui da giovane girava un certo Fernando Alonso, e sono passato poi alle prime gare nei cittadini di Bergamo. Pur non avendo le basi ero seguito da un meccanico IAME, Giovanni Facchetti, un’autentica leggenda che ha cresciuto piloti come Mike Wilson, che mi ha spinto a provare il Regionale nella categoria 100 ICA nel 2006. Me lo ricordo come se fosse ieri: a Travagliato, un circuito cittadino tra l’altro, sono arrivato terzo in notturna nella categoria 100 Club. Da lì ho iniziato a frequentare il Regionale, partecipando anche al Trofeo Vega ad Ottobiano e ai trofei d’autunno a Lonato: ho fatto le mie belle gare, alternandole prestazioni meno belle, e nel 2011 ho chiuso il Regionale al secondo posto”.

Poi?
“Poi la categoria 100 è sparita, sostituita dalla KF2, e la Federazione ha introdotto nuovi motori generando annate d’incertezza per il karting italiano: i costi elevati hanno portato tanti piloti a smettere e io mi sono sentito un po’ amareggiato per la situazione. Ho fatto un paio d’anni sabbatici finché nel 2016 ho provato lo IAME X30. Mi sono trovato bene e ho deciso di correre il Trofeo Margutti nel 2017. Purtroppo, non è andata benissimo perché non ho avuto il giusto feeling con il telaio e, soprattutto, un paio di giorni dopo è morto Giovanni Facchetti: venendomi a mancare una figura che è stata per me di tale importanza non ho più voluto correre”.

E invece rieccoti a bordo di un kart. Possiamo dire che la “colpa” sia stata di Maurizio Jeropoli?
“Assolutamente sì (ride, ndr). Lo conoscevo grazie alla Porsche Carrera Cup, ma ci siamo messi in contatto attraverso i social: avevo voglia di provare a rimettermi al volante e lui mi ha dato l’opportunità di fare qualche test con Tino Donadei che, a sua volta, ha dato un responso positivo dopo avermi visto girare. Ho fatto un paio di uscite con TBKART Racing Team di Simone Brenna, girando anche a Castelletto, e mi sono trovato bene fin da subito: ho cercato di prepararmi nel migliore dei modi consapevole che tutti gli altri piloti, in pista da marzo, arrivavano molto più preparati di me”.

Prossimo appuntamento?
“Purtroppo dovrò aspettare ottobre per tornare qui a Lonato, poi si vedrà in base anche agli impegni lavorativi: io mi occupo del reparto commerciale dell’azienda di famiglia (Locatelli Forniture Industriali Srl, ndr), ma ho cercato di dare massima disponibilità al team. Ovviamente per me il kart è una passione, ma mi sto impegnando come se avessi 10 anni: mi sento veramente rinato e appena possibile mi piace disputare qualche sessione di allenamento settimanale, quando si può girare con più calma senza traffico”.

Qual è l’obiettivo per la prossima gara?
“Non nego che, al netto della felicità, questa gara mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca perché potevo stare nel gruppo dei primi sette. L’obiettivo è quindi quello di fare bene, tanto bene: dai primi dati di guida ho il passo per stare in alto. Non voglio però illudermi: l’importante è portare punti al team, se poi dovesse arrivare un podio sarebbe ancor più bello”.

C’è qualche ringraziamento che vuoi fare?
“Ovviamente il primo grazie va a nonno Francesco perché senza di lui non avrei mai scoperto questa passione; poi papà Cosimo mi ha fatto tanti di quei favori per cui dovrò ringraziarlo in eterno. Maurizio ha rivestito un ruolo importantissimo rimettendomi al volante ed è anche venuto a vedermi anche sabato dandomi tutto l’appoggio morale e psicologico di cui ho bisogno. Ringrazio l’ASD Living Kart, il TBKART e la MGK Racing, oltre al mio compagno di squadra Matteo Domenica Rotta che mi ha sempre spronato dicendomi che presto arriverò là davanti. E ci arriverò”.

Matteo Carraro

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