“E’ morto Sandro Galleani…” La notizia della scomparsa di Sandro mi arriva nel tardo pomeriggio di sabato 8 marzo con un messaggio impersonale, peraltro inoltrato via WhatsApp. Poi, un altro messaggio, più ricco di umanità inviato dal carissimo Antonio Franzi, conferma la notizia e, purtroppo, ne amplia in maniera smisurata lo sgomento. Con la scomparsa di Galleani perdo, perdiamo tutti, un amico.

Soprattutto un amico. Una di quelle rarissime persone che ogni tanto la vita, nei suoi strani e imprevedibili percorsi, piazza al mezzo al tuo cammino e, con un lieve sussurro, ti dice: “Vai, vai pure: fai un tratto di strada insieme a lui. Ti troverai bene. Imparerai qualcosa. Riceverai affetto, amore, rispetto, cura, aiuto, fratellanza, solidarietà, comprensione  e mille, e altre mille, qualità umane“. La presenza di Sandro, uno “zio” o, se volete, un fratellone maggiore, di quelli che nelle affollate e numerose famiglie di un tempo erano presenti, è stata una costante nella mia vita da giornalista al seguito della Pallacanestro Varese.

Sandrin“, così lo chiamavo, non a caso è stato l’uomo che ho frequentato di più in tanti anni passati a scrivere, parlare, pensare, argomentare, discutere, incazzarsi, talvolta odiare, ma sempre, sempre, amare alla follia la Pallacanestro Varese. Non solo perché ho avuto il privilegio – unico, assoluto, imparagonabile -, di scrivere la sua biografia in un libro dal titolo criptico, “Ce lo sei come bandiera”, editato proprio dalla Sunrise Media del mio direttore Michele Marocco e stampato nell’ormai lontano 2007.

Non solo per questa ragione. Ma in particolare perché il carissimo Sandro, uomo di grandissima, totale, infinita disponibilità e gentilezza, per la stesura del libro, ha dovuto, anzi, ha voluto aprire per me i cassetti del cuore e della mente in cui erano infilati, e custoditi gelosamente, i suoi ricordi più cari, belli, importanti, suggestivi, avventurosi, delicati, emozionanti. I ricordi accumulati nel corso di una carriera cestistica – 35 anni trascorsi ai più alti livelli con Pallacanestro Varese e la  Nazionale Italiana -, a mio modesto parere INEGUAGLIABILE.

Stesura del libro che tra slanci in avanti, fermate improvvise, e riprese non facili poiché ricavate a fatica tra gli impegni di entrambi è durata ben 10, ripeto dieci, anni. Da quell’estate del 1997 quando, incontrando Sandrino sul verdissimo prato dello stadio di Masnago, con calcolata “nonchalance” gli buttai lì un provocatorio: “Allora Sandro, quando ti deciderai a raccontarmi i segreti, ma quelli veri, dello spogliatoio…?” Sandro, con altrettanta disinvoltura, mi rispose: “Perché no? Provo a recuperare gli articoli di giornale che ho messo da parte, qualche foto e poi, con calma, ne possiamo parlare“. Dopo quel brevissimo scambio di battute, qualche settimana più tardi presentai a Sandrino il progetto editoriale da lui approvato senza problemi e con grande entusiasmo ci mettemmo al lavoro senza immaginare che, impensabile ricordarlo adesso, sarebbero passati dieci anni.

Un decennio in cui, quasi tutte le settimane, in lunghi dopo cena resi un po’ più reattivi da “bidoni” di caffè, Galleani mi ha raccontato le vicende di una bella e lunga vita consumata tra viaggi, allenamenti, massaggi, riunioni, lunghissime trasferte in giro per il mondo, profumi di olio canforato e pomate lenitive, confidenze, ricordi di inarrestabile felicità e profonda tristezza, descrizioni di personaggi che, ancora oggi, fanno brillare gli occhi e scaldano il cuore. Il tutto, come dicevo, aprendo cassetti del cuore che, sotto il profilo logistico, erano quelli della sua bella casa di Gazzada e del suo studio di massofisioterapia. Un locale che, per chiunque abbia un minimo, ma veramente un minimo, di passione per la pallacanestro non può non rappresentare un affascinante “Museo” del basket con Coppe, Medaglie, Targhe, Trofei, Fotografie, Diplomi d’Onore e cimeli sparsi ovunque.

Entrare nel suo studio, per un “foamer” come il sottoscritto, rappresentava un viaggio, incredibile, tra i meravigliosi momenti di una pallacanestro che, purtroppo, a Varese ma non solo nella nostra città non esiste più. Un viaggio per il quale Sandro, con tantissimo orgoglio, pari umiltà e qualche lacrima che gli increspava le guance ti raccontava tutto, fin nei minimi dettagli. Prima di chiudere il libro e prima di scrivere la parola fine un po’ banalmente lo confesso, domandai a Sandro chi fosse, a titolo definitivo, il suo giocatore preferito. Galleani, con la consueta serietà mi rispose: “Domanda difficile perchè ne ho conosciuti a migliaia e tanti, tantissimi di loro sono da considerare tra i migliori ogni epoca, ma la risposta è facilissima: “Il migliore è stato… mia moglie Egidia. Lei è stata la mia numero 1 perchè, se per tanti anni ho potuto “giocare” in due grandi squadre come Pallacanestro Varese Nazionale Italiana il merito è stato tutto suo. Solo suo“.

Così, con questa risposta che definisce alla perfezione l’uomo-Galleani, arrivammo fino agli inizi di dicembre 2007 quando, con esibito orgoglio, gli portai a casa la copia numero 1 del “SUO” libro. Le lacrime versate da Sandro in quell’istante lì, non sto nemmeno a descriverle… Quelle lacrime, oggi, sono le mie. Quelle lacrime, oggi, le porgo, con affetto infinito a Egidia, a Claudio e Gabriele, gli amatissimi figli di Sandro, ai nipotini e a tutti i suoi famigliari. Quelle lacrime che, oggi, se possibile, vorrei poter trasformare in un piccolo momento di felicità perché la bellissima e impareggiabile presenza di Sandro Galleani ha regalato a me, e a tanti altri, di essere uomini migliori. Non è cosa da poco.

Ciao Sandrin, con la speranza che la tua ultima trasferta possa essere la più bella di tutte. Ricordiamo che il funerale si svolgerà oggi alle ore 15 alla chiesa in piazza Galvaligi a Gazzada.

Tuo Massimo Turconi     

Articolo precedente11 marzo – Draper: “Jannik Sinner per me è una fonte di ispirazione…”
Articolo successivoLa Castellanzese rafforza il centrocampo: ufficiale Brondi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui