In Italia lo sport delle bocce è tra i più popolari e praticati. Ad alto livello girano anche dei discreti soldini. Nello scenario paralimpico, soprattutto in Italia, attività e numeri delle bocce sono molti meno, soldi neanche a parlarne, ma la passione è la stessa. Una passione in grado di trasformare un salone in un campo da gioco per inseguire un sogno che non costa niente: partecipare alle paralimpiadi.
Il salone è quello nella sede della Polha Varese, il sogno è del varesino Ronnie Carraro (foto a destra).
“Bravo, l’hai detto, sognare non costa niente – attacca Ronnie sempre presente nel parterre del PalaWhirlpool alle partite della Pallacanestro Varese – Le bocce sono entrate tra le attività della Polha l’anno scorso. Si gioca in carrozzina ed è rivolta a persone che hanno subito lesioni celebrali. Al momento giochiamo tra noi in sede, il martedì e il giovedì dalle 20.30 alle 22.00, dove abbiamo allestito un campo regolare in salone. Il nostro allenatore è Giovanni Magro. Oltre a me giocano Claudia Lonati, Michele De Santis, Lorella Redi, Laura Allegro e il nuovo arrivato Amarildo Ademaj. Giuliano, Laura e Alba sono i nostri splendidi angeli custodi volontari, quest’ultimi figure mai abbastanza per numero e mai abbastanza ringraziati”.
Per la quasi totalità degli italiani che non hanno avuto occasione di vedere una partita di bocce paralimpiche dal vivo, facciamo un tentativo per introdurre l’argomento.
“Qualcosa in tv l’hanno fatta vedere in occasione delle ultime paralimpiadi a Londra. Le misure del campo di gioco sono 6x12mt. Al suo interno sono sistemati 6 box per le carrozzine dove gli atleti devono rimanere durante la partita pena attribuzione di penalità. All’altezza di 1,5mt viene tracciata una V che segnala la zona valida per il lancio del pallino. Per ritenersi valido il lancio del pallino deve oltrepassare la V. Lo scopo del gioco è quello di avvicinarsi con la propria boccia che può essere blu o rossa al pallino bianco. Le bocce che superano i limiti del campo di gioco sono dichiarate non valide dietro segnalazione dell’arbitro principale. Se il pallino esce dal campo di gioco esso viene riposizionato al centro del campo stesso dov’è posta una croce. Si possono giocare incontri di singolo o di squadra. La partita è composta da 6 giochi dove ovviamente vince chi fa più punti. Gli atleti sono suddivisi in 4 categorie a seconda del tipo di disabilità: C1,C2, C3 e C4 )”.
Regole chiare ma più facili da vedere che da spiegare. Resterebbero da descrivere regole e ausili dedicati per le persone con disabilità gravi ma, un passo alla volta. Torniamo alla voglia condivisa di praticare una disciplina sportiva nonostante le oggettive difficoltà che si aggiungono a quelle croniche che penalizzano gran parte dello sport disabili.
“Ovviamente al momento nei nostri pensieri l’agonismo non è al primo posto. La cosa più bella è il gruppo che si è creato da subito perchè si sta molto bene insieme, divertendoci nel metterci in gioco. Io sinceramente pensavo che giocare a bocce fosse molto più facile, invece bisogna fare sempre i conti con il dosaggio della forza. Ultimamente ho anche cambiato il modo di tirare la boccia, privilegiando il tiro dall’alto rispetto al tradizionale accosto, ottenendo migliori risultati. La speranza è quella che si possa ampliare la diffusione delle bocce in modo da poter organizzare qualche gara per uscire dalle attuali esibizioni incontrando altre persone con le quali scambiare esperienze e idee come al raduno nazionale di Padova nel 2013 dove arrivò gente da ogni parte d’Italia”.
Spiragli per la crescita del movimento?
“Al momento pochi. Le difficoltà sono tante, soprattutto perchè in Italia mancano i medici classificatori che assegnano le categoria di appartenenza. La Federazione vorrebbe inviare una rappresentativa a Rio 2016 ma se prima non organizza la classificazione è impossibile pensare a partite ufficiali e campionato nazionale”.
Ausili e attrezzature?
“Gli ausili personalizzati sono spesso artigianali o costosi e l’attrezzatura di gioco è molto difficile trovarla. Le bocce che utilizziamo non sono quelle dei normodotati. Le nostre sono in pelle e vengono prodotte all’estero. A noi le ha comprate la Polha. Il costo di un set da 12 più il pallino si aggira intorno ai 250€. La federazione ha promesso di farci avere le bocce non utilizzate dalle sedi regionali ma al momento possiamo contare solo sulle nostre. Intanto noi continuiamo a giocare in attesa di nuovi amici e di nuovi volontari così da farci trovare pronti quando arriverà anche il nostro momento”.
RB