Con un mercato svogliato e che tarda a carburare come quest'estate che non si decide a sbocciare gli argomenti caldi da snocciolare col sempre disponibile Max Ferraiuolo sono quasi sempre gli stessi, ma non si può prescindere da un tema che sta a cuore alla Pallacanestro Varese e al Consorzio: le migliore al PalaWhirlpool. Il vecchio Lino Oldrini è pur sempre più avanti di molte altre strutture viste in giro per la penisola, citiamo a caso il PalaRadi di Cremona, ma alla società piacerebbe avere un biglietto da visita migliore: “Aldilà dei varesini che amano questa struttura anche per la sua storia, per chi viene a giocare qui o solo da semplice spettatore vorremmo poter presentare una struttura con fascino sì, ma più bella e funzionale – ammette Max – Il sogno è avere qualche spogliatoio in più per poterci permettere di organizzare qualche manifestazione in più, come delle finali nazionali giovanili”.
Di certo sul mercato c'è che ripartirete da due ottime menti come Rannikko e Stipcevic. Una base di partenza invidiabile. “Una base buona e valida – sottolinea il team manager varesino – Sono due giocatori che hanno caratteristiche complementari in un ruolo fondamentale. Rannikko è una garanzia per l'ulteriore crescita di Stipcevic che è relativamente giovane e potrà maturare ulteriormente nel ruolo di play dove l'esperienza è fondamentale”
Invece alla voce nomi nuovi? “Direi che è un momento di mercato abbastanza fermo. È appena finito il campionato e i prezzi non sono alti, di più. E nell'attuale situazione del nostro basket, francamente non li capisco”.
Sistema rovinato dai procuratori?
“Loro ci provano sempre a fare il loro gioco, poi c'è chi ci casca e chi no. Anche perchè va ricordato che le provvigioni di questi signori vengono pagate in relazione ai contratti che vengono firmati. In questo caso, ci vorrebbe che le società si autoresponsabilizzassero. Così eviteremmo di vedere casi di giocatori che non percepiscono tutto quanto pattuito in precedenza piuttosto che società che svaniscono nel nulla per debiti in estate. Qui a Varese stiamo cercando di fare proprio ciò. Passi lunghi quanto la gamba, senza spendere un centesimo in più di ciò che si ha in cassa”.
L'idea di un salary cap sarebbe cavalcabile? 
“No. Viene calcolato con dei parametri che in Italia non sono quantificabili. Merchandising, diritti tv e altro incidono molto poco sulla
nostra realtà. Ripeto, per me servirebbe una m a g g i o r e responsabilizzazione di tutte le parti del mondo basket per migliorarlo e anche per fornire un segnale importante che il nostro sport è capace di prendersi le sue responsabilità in maniera autonoma”.
Forse l'unico nome veramente caldo è quello di Reati.
“Quella del giocatore di Treviglio è l'unica situazione su cui penso valga la pena spendere due parole in più. È il giocatore su cui abbiamo discusso di più e su cui abbiamo già un'idea ben precisa. Il tutto va, però, incastrato all'interno della filosofia costruttiva dell'attuale Cimberio. Vedremo”.
Crescendo di squadra, ma anche… finalmente un crescendo di consorziati…
“Penso sia il giusto premio a chi ha lavorato tutto l'anno su questo fronte, ovvero Michele Lo Nero e Cecco Vescovi. Questa è anche l'ulteriore dimostrazione che la squadra e il consorzio sono legati a filo doppio: se va bene una, anche l'altro di riflesso la segue. Si sa, poi, che più risorse Varese avrà, più si potrà lavorare in tranquillità”.
Infine, un complimento a Siena che è entrata nella storia con cinque scudetti in fila eguagliando la Milano degli anni preistorici 1950 – 54?
“Penso che in tanti avrebbero scommesso su un'annata diversa e con più problemi anche in Eurolega da parte dei toscani, invece in Europa hanno addirittura fatto meglio degli anni passati e in Italia sono stati molto bravi a crescere e contro Cantù hanno giocato una finale molto bella, combattuta e appassionante”.

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