PINA: Ciao Gina, che fine hai fatto?
GINA: Ciao Pina. Eh si. Ho avuto una settimana scorsa bella piena.
PINA: racconta.
GINA: sono andata con il Cecco a Siena. Che meraviglia! La natura, Piazza del Campo, tutto il centro storico e. il Sannino.
PINA: lo dici come se fosse un monumento. A Varese lo è. A Siena mi sembra un po’ presto.
GINA: macché monumento. Eravamo già lì. Siamo andati a salutarlo alla sua presentazione. Io e il Cecco speravamo ci fosse il buffet. niente da fare.
PINA: i soliti accattoni! Dimmi invece, il Sannino com’era?
GINA: sembrava tranquillo. Un po’ emozionato lo sarà stato senz’altro. Tra le società di serie A mi sembra che il Siena sia tra quelle che assomiglia di più al Varese e quindi spero proprio che al nostro Beppe vada tutto al meglio. Se lo merita.
PINA: ah ma allora non sei tra quelli che hanno gridato al tradimento.
GINA: tradimento di cosa e di chi? Se intorno al Sannino c’è tutto sto grande amore è dovuto al 90% al fatto che ha praticamente sempre vinto. Quei tre o quattro che fanno gli offesi o si lanciano in predicozzi ridicoli sono parenti stretti o gli stessi che in tribuna lo insultavano dopo un pareggio. Pochi ragli in mezzo a tanta sacrosanta riconoscenza per un allenatore che ha vissuto Varese come pochi altri e che è arrivato quando eravamo ultimi in C2 e ci lascia tra i primi della serie B.
PINA: parole Sante. L’esempio lampante che quello che dici è vero e com’è nata è subito morta la stella che ha preceduto Sannino al Varese: Carmignani.
GINA: brava! Esempio perfetto. Carmignani carico di gloria, simpatico, alla mano, profondo conoscitore dell’ambiente, bla bla bla. due punti in cinque partite e l’incantesimo si è rotto. Dalla sera al mattino
diventa Carmignani bollito, scostante, incapace.
tanti saluti e buonanotte.
PINA: anche chi ne capisce poco come noi due ma frequenta Masnago almeno un pochino non può far fatica a capire che devono essere contenti tutti. Rosati e Montemurro per aver scampato il prevedibile bagno di sangue che avrebbero fatto a La Spezia dov’erano indirizzati prima di essere convinti da Sogliano a sposare la causa ben più conveniente di Varese. A sua volta, Sogliano dev’essere felice perché va in serie A dopo aver riportato il Varese in un campionato che nessuno avrebbe mai immaginato di poter rivedere, forse neanche il suo papà. I tifosi più affezionati perché dopo tanti campi di provincia possono andare il Varese a Torino, Genova, Bari ecc. ecc. Quelli dell’ultima ora perché se il Varese non fosse in B allo stadio non ci andrebbero nemmeno per parcheggiare.
GINA: magari sbaglio ma mi sembra che i più contenti di tutte ste partenze siano Rosati e Montemurro. Si vedeva anche dal Sacro Monte che non digerivano bene lodi e gloria solo per il direttore sportivo e l’allenatore. Adesso possono ridisegnare il tutto da zero, o quasi.
PINA: buon lavoro!
GINA: e tu non mi racconti niente?
PINA: eh non sono mica una vagabonda come te. Il mio fine settimana l’ho passato mangiando pane e salamella al Palazzetto, anzi fuori, sul piazzale. C’è stata la festa della pallacanestro. Tre contro tre e in carrozzina. Il tempo non è stato un gran che ma l’importante è che la gente si sia avvicinata alla nuova squadra di basket varesina. Un primo passo per andare incontro a chi gioca a basket da seduto.
GINA: tra i tanti saluti c’è anche quello al Mangia. Tra i tanti meriti della sua “Primavera” e di chi l’ha costruita con lui c’è quello di avermi ricordato una canzoncina degli anni 80: “Non succederà più”.
PINA: l’ho ricantata anch’io un sacco di volte. Hanno galoppato un anno superando ogni ostacolo.a parte gli ultimi due arbitri.
GINA: ma no dai. Prendi esempio dal Mangia. Dopo la finale con la Roma il nostro Devis ha ringraziato questo gruppo di ragazzi che solo dieci mesi fa era un insieme di storie e paesi diversi. Le vittorie passano e contano per i curriculum e gli archivi. Il rapporto umano resta e vale più di ogni medaglia.
PINA: per Mangia, i suoi ragazzi e tutti quelli che hanno lavorato praticamente gratis per accompagnare e sostenere la “Primavera” ma anche tutto il resto del settore giovanile del Varese, quest’annata resterà per sempre.
GINA: mi fai venire il magone. Chissà se rivivremo tutte ste emozioni.
PINA: ma si. Magari qualcuna di meno. E non sarebbe neanche male perché quest’anno almeno cinque o sei volte ho rischiato l’infarto.
GINA: cià concludiamo. Corvi e cornacchie gracchino altrove. W chi resta e buona fortuna a chi va. Ogni volta che torneranno sarà una grande festa.
PINA: mi sembri un bel parroco dei nostri tempi. Sono d’accordo con te. Sono talmente poche le cose di cui possiamo godere che avvelenarle sarebbe proprio da stupidi.
GINA: cià un basìn Pina.
PINA: tè un basìn Gina.
GINA: Ciao Pina. Eh si. Ho avuto una settimana scorsa bella piena.
PINA: racconta.
GINA: sono andata con il Cecco a Siena. Che meraviglia! La natura, Piazza del Campo, tutto il centro storico e. il Sannino.
PINA: lo dici come se fosse un monumento. A Varese lo è. A Siena mi sembra un po’ presto.
GINA: macché monumento. Eravamo già lì. Siamo andati a salutarlo alla sua presentazione. Io e il Cecco speravamo ci fosse il buffet. niente da fare.
PINA: i soliti accattoni! Dimmi invece, il Sannino com’era?
GINA: sembrava tranquillo. Un po’ emozionato lo sarà stato senz’altro. Tra le società di serie A mi sembra che il Siena sia tra quelle che assomiglia di più al Varese e quindi spero proprio che al nostro Beppe vada tutto al meglio. Se lo merita.
PINA: ah ma allora non sei tra quelli che hanno gridato al tradimento.
GINA: tradimento di cosa e di chi? Se intorno al Sannino c’è tutto sto grande amore è dovuto al 90% al fatto che ha praticamente sempre vinto. Quei tre o quattro che fanno gli offesi o si lanciano in predicozzi ridicoli sono parenti stretti o gli stessi che in tribuna lo insultavano dopo un pareggio. Pochi ragli in mezzo a tanta sacrosanta riconoscenza per un allenatore che ha vissuto Varese come pochi altri e che è arrivato quando eravamo ultimi in C2 e ci lascia tra i primi della serie B.
PINA: parole Sante. L’esempio lampante che quello che dici è vero e com’è nata è subito morta la stella che ha preceduto Sannino al Varese: Carmignani.
GINA: brava! Esempio perfetto. Carmignani carico di gloria, simpatico, alla mano, profondo conoscitore dell’ambiente, bla bla bla. due punti in cinque partite e l’incantesimo si è rotto. Dalla sera al mattino
diventa Carmignani bollito, scostante, incapace.
tanti saluti e buonanotte.
PINA: anche chi ne capisce poco come noi due ma frequenta Masnago almeno un pochino non può far fatica a capire che devono essere contenti tutti. Rosati e Montemurro per aver scampato il prevedibile bagno di sangue che avrebbero fatto a La Spezia dov’erano indirizzati prima di essere convinti da Sogliano a sposare la causa ben più conveniente di Varese. A sua volta, Sogliano dev’essere felice perché va in serie A dopo aver riportato il Varese in un campionato che nessuno avrebbe mai immaginato di poter rivedere, forse neanche il suo papà. I tifosi più affezionati perché dopo tanti campi di provincia possono andare il Varese a Torino, Genova, Bari ecc. ecc. Quelli dell’ultima ora perché se il Varese non fosse in B allo stadio non ci andrebbero nemmeno per parcheggiare.
GINA: magari sbaglio ma mi sembra che i più contenti di tutte ste partenze siano Rosati e Montemurro. Si vedeva anche dal Sacro Monte che non digerivano bene lodi e gloria solo per il direttore sportivo e l’allenatore. Adesso possono ridisegnare il tutto da zero, o quasi.
PINA: buon lavoro!
GINA: e tu non mi racconti niente?
PINA: eh non sono mica una vagabonda come te. Il mio fine settimana l’ho passato mangiando pane e salamella al Palazzetto, anzi fuori, sul piazzale. C’è stata la festa della pallacanestro. Tre contro tre e in carrozzina. Il tempo non è stato un gran che ma l’importante è che la gente si sia avvicinata alla nuova squadra di basket varesina. Un primo passo per andare incontro a chi gioca a basket da seduto.
GINA: tra i tanti saluti c’è anche quello al Mangia. Tra i tanti meriti della sua “Primavera” e di chi l’ha costruita con lui c’è quello di avermi ricordato una canzoncina degli anni 80: “Non succederà più”.
PINA: l’ho ricantata anch’io un sacco di volte. Hanno galoppato un anno superando ogni ostacolo.a parte gli ultimi due arbitri.
GINA: ma no dai. Prendi esempio dal Mangia. Dopo la finale con la Roma il nostro Devis ha ringraziato questo gruppo di ragazzi che solo dieci mesi fa era un insieme di storie e paesi diversi. Le vittorie passano e contano per i curriculum e gli archivi. Il rapporto umano resta e vale più di ogni medaglia.
PINA: per Mangia, i suoi ragazzi e tutti quelli che hanno lavorato praticamente gratis per accompagnare e sostenere la “Primavera” ma anche tutto il resto del settore giovanile del Varese, quest’annata resterà per sempre.
GINA: mi fai venire il magone. Chissà se rivivremo tutte ste emozioni.
PINA: ma si. Magari qualcuna di meno. E non sarebbe neanche male perché quest’anno almeno cinque o sei volte ho rischiato l’infarto.
GINA: cià concludiamo. Corvi e cornacchie gracchino altrove. W chi resta e buona fortuna a chi va. Ogni volta che torneranno sarà una grande festa.
PINA: mi sembri un bel parroco dei nostri tempi. Sono d’accordo con te. Sono talmente poche le cose di cui possiamo godere che avvelenarle sarebbe proprio da stupidi.
GINA: cià un basìn Pina.
PINA: tè un basìn Gina.