L’anno di fondazione è lo stesso. La storia sportiva non esattamente. Pro Patria e Pro Piacenza hanno in comune data di nascita, analoga preposizione nell’appellativo societario (seppur declinata in opposto genere) e, onestamente, poco altro.
Nato nel 1919 dall’unione tra Ausonia e Bandiera, il club rossonero ha sommato nei suoi 96 anni di vita ben sette fusioni. Quella più attesa (e, forse, più scontata) è però sfumata nel giugno scorso quando l’accordo con il Piacenza Calcio (da sempre punto di riferimento cittadino e attualmente in Serie D) è saltato a cose praticamente fatte. Complice, secondo i vertici del Piace, la frammentata proprietà del Pro, il cui consiglio di amministrazione è composto da quattro soci (Burzoni, Scorsetti, Tacchini e Molinari) tutti in possesso del 25% delle quote azionarie. Una democrazia paritaria non sempre conciliabile come testimonia l’insuccesso di un’operazione simile abbozzata nel recente passato con il Fiorenzuola.
Dopo la prima stagione tra i professionisti terminata con la salvezza thrilling ai playout con il Forlì, il Pro Piacenza ha rivoluzionato radicalmente la rosa (19 arrivi e 21 partenze) affidando la panchina lasciata libera da Arnaldo Franzini (finito, guarda caso, proprio al Piacenza) a William Viali. Il tecnico vapriese di nascita e fiorenzuolano d’adozione (i cui mentori sono stati Cesare Prandelli e Alberto Cavasin), aveva già vissuto la città dall’altra parte del “Garilli” con vari stop and go tra il 2012 e il 2014. Un’esperienza controversa anche in virtù del suo passato (da giocatore) nelle file della rivale storica nel Derby del Po, la Cremonese.

pro piacenzaSul piano strettamente tattico, il Pro Piacenza ha alternato nelle prime otto giornate 3 moduli (e mezzo). Il 4-3-3 iniziale (bilancio: un pareggio e una sconfitta con una rete realizzata e tre subite); il 4-4-2 (o 4-2-3-1) di transizione (due pareggi con due reti all’attivo e altrettante al passivo) e il 3-5-2 attuale (una vittoria, un pareggio e due sconfitte con 2 reti fatte e 8 subite). Un’evoluzione figlia dei risultati (la classifica recita 7 punti in 8 gare) e della necessità di dare equilibrio ad un gruppo ancora in formazione. Un work in progress di cui ha fatto le spese nell’ultima uscita (0-0 interno con la FeralpiSalò) l’ex biancoblu Alessandro Calandra, terzino destro con licenza di giocare anche esterno alto.
Con l’unica possibile variazione dell’inserimento a centrocampo di Gianluca Barba (la cui pubalgia dovrebbe essere un ricordo), l’undici emiliano che vedremo domenica allo “Speroni” (fischio di inizio alle 17.30) sarà presumibilmente in copia e incolla rispetto a quello esibito sabato con i Leoni del Garda. Quindi, il para rigori Ermanno Fumagalli in porta (già due penalty sventati quest’anno contro la Reggiana); il senegalese Sall, il capitano Bini e l’ex Pistoiese e Samp Piana in difesa; sulla mediana, da destra, lo spagnolo Jonathan Aspas (fratello del più celebre Iago, attaccante del Celta Vigo) l’ex AlbinoLeffe Maietti, l’adattato (a ruolo di regista) Julien Rantier, il veterano Carrus e l’ex parmigiano Ruffini; in avanti il 27enne attaccante romano Danilo Alessandro e Cristofoli (32 primavere e 125 reti in carriera tra i dilettanti).
In soldoni, tanta densità a centrocampo dove Pala (falcidiato dagli infortuni) dovrà inventarsi la mandrakata per non andare in sofferenza. La Pro contro il Pro, insomma. Con precedenza (per cavalleria) alle signore.

Giovanni Castiglioni