
Prendo in prestito un tormentone estivo e in tono decisamente più sommesso sussurro: “Carlo, ci manchi nella lista!”.
Sì perché, da qualunque parte la si guardi, nella lista dei protagonisti dell’ormai imminente inizio del campionato di serie A si noterà l’assenza di Carlo Recalcati, grande allenatore ma, di più, uomo dotato di straordinaria intelligenza, sensibilità, signorilità, delicatezza. Un personaggio di così elevato spessore, sempre pronto ad offrire lucide analisi che riguardano il nostro movimento, non può non mancare a tutti quelli che vogliono bene alla pallacanestro. Ma, evidentemente, alla Pallacanestro Cantù i dirigenti la pensano in modo diverso…
“Quello che è successo nelle scorse settimane tra il sottoscritto e il presidente Gerasimenko – spiega Recalcati -, credo sia di dominio pubblico e penso si possa riassumere in un sintetico: marcata differenza di opinioni e di vedute. Nei fatti, dopo il buono e promettente avvio nel febbraio scorso, il rapporto di collaborazione tecnica tra me e il presidente non è mai decollato e, a quel punto, ho preferito rassegnare le mie dimissioni, evitando peraltro di scatenare polemiche. Tanto, ad alimentare quelle, ci pensano già da soli e sono pure abbastanza bravi”.
Ok, chiuso l’argomento-Cantù, apriamo quello relativo al 96° campionato di serie A: cosa ti aspetti?
“Attendo una stagione abbastanza simile a quelle che l’hanno preceduta. Quindi, nella sostanza: Olimpia Milano che partirà col solito ruolo di grande favorita e un gruppo di squadre che seguendo la strada tracciata da Sassari e Varese – Carlo cade in un clamoroso lapsus freudiano e dice proprio Varese -, chiedo scusa, mi riferivo a Venezia, sarà prontissimo ad approfittare di un eventuale scivolone dei milanesi. Del resto, i club che talloneranno da vicino Milano sono quelli di sempre. Quelli che negli ultimi anni hanno disputato eccellenti campionati, sono arrivati molto in alto in classifica – oltre alle già citate Venezia e Sassari che vincendo hanno preso fiducia e sicurezza, anche Reggio Emilia, Trento e Avellino – mantenendo due elementi in grado di garantire continuità: l’integrità di staff dirigenziali e tecnici. Accanto a queste formazioni metto Torino, che si è mossa in maniera importante sotto tutti i punti di vista, la Virtus Bologna che dopo un paio d’anni di purgatorio rientra alla grande in serie A e mai e poi mai può essere considerata una neopromossa, e Capo d’Orlando, altra società che ha puntato sulla solidità del progetto e degli staff”.
In questo contesto, dove collocheresti Varese?
“La Pallacanestro Varese ha costruito una squadra che, nel rispetto del budget, ricalca un discorso analogo a quelli precedenti. Quindi: conferma di coach Attilio Caja e gruppo allestito sulle esigenze e sulla filosofia dell’allenatore. Detto questo, credo sia legittimo piazzare Varese con quel nucleo di squadre che ai nastri di partenza saranno in posizione defilata, ma strada facendo, beneficiando del lavoro in palestra potranno migliorare e, insieme, superare i paletti legati al valore dei singoli. Insomma: se chimica tecnica e mentale, coesione tra squadra ambiente e pubblico e motivazioni funzioneranno, per Varese potrebbero aprirsi le porte dei playoff”.
Sguardo generale ad un campionato sempre più povero di italiani e, peggio, con sempre meno italiani protagonisti. Una situazione che tu avevi previsto già una dozzina d’anni fa quando eri coach della Nazionale.
“Già nel 2001 non ci voleva un genio per capire che, continuando in quella maniera, si sarebbe arrivati all’oggi che, nel concreto, significa festeggiare un ottavo posto ottenuto ai Campionati Europei. Amaramente aggiunto che si fa bene a festeggiare perché, tra qualche anno, anche l’ottavo posto sarà un miraggio lontanissimo. Cosa si potrebbe fare è ben noto a tutti gli addetti ai lavori. Prima di tutto, però, bisognerebbe fare un bagno di umiltà, ammettere che si è sbagliato quasi tutto e presa coscienza degli errori commessi, atteggiamento onorevole e degno di rispetto, ricominciare. In fretta, però, perché se parliamo di attività di base, quindi del grandissimo serbatoio che alimenta il vertice, la distanza tra noi e il resto d’Europa si fa sempre più ampia. Anche nei confronti di quelle nazioni che fino a qualche anno fa, sotto il profilo cestistico, non avevano voce in capitolo. Forse, ma non se sono così sicuro, siamo ancora in tempo”.
Stranieri da seguire?
“Ho visto poche squadre per avere un quadro esaustivo del “materiale” a disposizione. Tuttavia, dovessi sceglierne uno per tutti, direi Theodore di Milano che, a mio parere, ha già avuto un impatto determinante sui meccanismi del gioco meneghino”.
Inizia il campionato e coach Recalcati cosa farà?
“Starò alla finestra – risponde sereno Carlo -. Del resto, cosa vuoi, la mia età (72 compiuti l’11 settembre, ndr) per certi versi rappresenta uno svantaggio, ma per altre ragioni, tutte comprensibili, mi consente di valutare le cose con un pizzico di filosofia e con il giusto grado di pazienza. Poi, non farò il “gufo” di nessuno, ma siccome il nostro mestiere è una ruota che gira…”.
Massimo Turconi