In zona Milano, oltre alla Rhodense e alla Calvairate, un’altra società ha richiamato le giovanili sui propri terreni di gioco. Stiamo parlando dell’Universal Solaro, che nello scorso weekend è ripartita con allenamenti individuali ad hoc, nel rispetto dei protocolli e di tutte le norme di prevenzione del caso. L’iniziativa, rivolta a tutte le categorie, dalla Scuola Calcio alla Juniores, ha riportato entusiasmo e fiducia in un momento in cui la pratica di un’attività sportiva in tutta sicurezza non può fare altro che bene a bambini e ragazzi ormai fermi da troppo tempo.
Questi gli argomenti affrontati con il direttore sportivo Luca Volpi e con il responsabile dell’attività di base Saverio Bottalico che spiegano come hanno organizzato questa nuova modalità di fare calcio.

Partendo dall’attività di base, non è difficile immaginare l’enorme felicità dei bambini alla vista del pallone e del rettangolo verde. “L’unico intento di questa ripresa- afferma Bottalico-, da parte mia come responsabile e in generale della società, è di dare una sorta di normalità alla vita dei piccoli, che sentivano l’esigenza di tornare in campo e di rivedere i compagni e gli istruttori, perché era ciò a cui erano abituati. Il nostro è un obiettivo sociale, più che calcistico, però resta il fatto che ora è tutto diverso, non potendo fare giochi con contatto fisico o vivere la vita di spogliatoio, ma come si suol dire, piuttosto che niente è meglio piuttosto. Anche i bambini, che normalmente non aspettano altro che la partitella a fine allenamento, si accontentano e sono comunque felicissimi di riprendere, così come noi istruttori che siamo a loro disposizione. I più piccoli si allenano nel weekend e quando non sono a scuola in modo da sfruttare le ore meno fredde della giornata, cosa che i genitori hanno apprezzato, e infatti nel sondaggio tra le famiglie fatto prima di ripartire le risposte erano state molto positive e avevano aderito praticamente tutti. Abbiamo anche preparato un programma per le vacanze di Natale, da seguire a partire dal 23 nei giorni non festivi, e resta da capire se diventeremo nuovamente zona rossa. La speranza è che non ci blocchino di nuovo, altrimenti si farà veramente fatica a recuperare chi magari non se la sentirà più di venire. La paura è che con questi continui stop e tentativi di ripartenza a qualcuno possa scappare la voglia di giocare, ed è un problema non solo della nostra società e non solo del calcio. Quindi con queste attività individuali che stiamo facendo vogliamo cercare di mantenere viva la passione, tirare fuori di casa i ragazzi e permettere loro di fare qualcosa a livello motorio. Purtroppo la situazione attuale è un disastro e ci sono problemi che i nostri capi stanno trascurando. È vero che stiamo affrontando una pandemia, ma i bambini stanno perdendo due anni del loro percorso di formazione e questo danno sarà irrecuperabile. A livello motorio e sportivo, quando arriveranno ad essere giocatori della prima squadra, si porteranno dietro tutte le carenze di questo periodo. Anche adesso, ad esempio, vedo certi bambini che dopo cinque minuti sono a corto di fiato. Le ripercussioni ci saranno per forza e solo nel momento in cui potremo iniziare davvero, con la certezza di non fermarci più, sapremo di poter recuperare questo danno; adesso, invece, non si può parlare di una ripartenza definitiva e ovviamente non è più il calcio che facevamo prima. Ci adattiamo, come abbiamo già fatto quest’estate nei tre mesi di camp iniziati il 15 giugno, a cui hanno partecipato 300 bambini, rispettando tutte le precauzioni e sfruttando gli ampi spazi a disposizione nel nostro impianto. Questa è la nostra fortuna, che anche adesso ci permette di mantenere le dovute distanze durante le sessioni di allenamento, che si svolgono a porte chiuse”.

Discorso analogo per il settore agonistico, in cui la risposta dei ragazzi e delle loro famiglie è stata altrettanto positiva, come spiega il ds Volpi: “La partecipazione è oltre il 95% e sono stati gli stessi ragazzi, con il passaggio alla zona arancio, a comunicarci di voler riprendere gli allenamenti, e visto che i vari protocolli lo permettevano abbiamo iniziato. Sottolineo, però, che tutte le categorie, anche nel periodo rosso, si allenavano singolarmente. Essendo consentito uscire per svolgere attività motoria, i preparatori atletici e i mister davano dei lavori da fare e i ragazzi dopo l’allenamento mandavano un report. Quindi, da questo punto di vista, la società è sempre stata vicina ai ragazzi e ha sempre monitorato il loro andamento. La Juniores inizialmente non doveva riprendere, ma poi anche loro ce l’hanno espressamente richiesto perché sentivano il bisogno di fare attività fisica, visto che essendo delle superiori non escono neanche per andare a scuola. E il risultato è stato ottimo in tutte le categorie. L’allenamento non è obbligatorio ma ognuno è libero di venire al campo, basta avvisarci, portare l’autocertificazione e rifare la visita medica sportiva nel caso in cui si abbia avuto il Covid. Abbiamo suddiviso le squadre in due gruppi, ognuno formato da dieci ragazzi e sotto la guida di un allenatore, gli esercizi vengono svolti in modo distanziato e non viene fatto uso di docce e spogliatoi, la sessione dura un’oretta e ci alleniamo solo con il bel tempo, nessuno può entrare al centro e i genitori aspettano in macchina nel parcheggio, pronti a riportare a casa i figli appena escono. Le famiglie sono tranquille perché sanno che seguiamo il protocollo alla lettera e che abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie. Da quel punto di vista eravamo già pronti, ma purtroppo il problema c’è e bisogna combatterlo perché i ragazzini e anche i più grandi hanno necessità di muoversi e socializzare. Questo è un po’ il nostro inizio, ora vediamo fino a quando si continuerà e se si potrà riprendere in modo diverso a gennaio”.

In previsione dell’anno nuovo, l’interrogativo che attanaglia da settimane il mondo del calcio e dello sport in generale è cosa succederà e se sarà fattibile continuare una stagione abbandonata dopo ben pochi appuntamenti. “Mi auguro che si possa iniziare-continua Volpi-, più che altro per i ragazzi, perché fare sport è importante, ma ad oggi non si sa se sarà possibile e anche se si dovesse riprendere penso che sarebbe un campionato altamente falsato perché non si può basare una stagione solo sul girone d’andata. Quindi, sia a livello di prima squadra ma anche di settore giovanile, personalmente non finirei nemmeno il campionato scorso e mi focalizzerei direttamente sulla prossima stagione, magari organizzando tornei per far giocare i tesserati e incassare qualcosa, visto che per la società queste due stagioni sono state veramente tremende a livello economico. Ma anche sotto altri aspetti, pensiamo per esempio al fatto che un 2003 all’ultimo anno degli Allievi l’anno prossimo per assurdo potrebbe finire per forza in prima squadra pur non avendo fatto esperienza. Vedo che ci sono tante questioni da affrontare e secondo me dopo il coronavirus bisognerà mettersi a tavolino e ragionare bene”. 

Tra le varie questioni, proprio nelle scorse settimane è sorta anche quella dell’abolizione del vincolo sportivo, che Volpi commenta in questo modo: “Le società più direttamente interessate saranno quelle con un ottimo settore giovanile, come la nostra, in cui la prima squadra ha 12/13 ragazzi che provengono dal nostro vivaio e ci si impegna molto per farli crescere e portare avanti un determinato tipo di discorso. Questa proposta non è corretta perché il settore giovanile è la base di tutto. Per me è il quarto anno all’Universal Solaro e so che la società ha sempre lavorato bene da questo punto di vista, quindi significherebbe rovinare gli sforzi fatti. Poi oltre a fare la proposta dovrebbero anche dire come intendono ovviare ai problemi che si creerebbero per la società. A mio avviso la riforma del calcio dilettantistico deve partire da altro, ovvero dall’adeguamento delle strutture. Oggi ci sono tante società che fanno calcio ma senza disporre di spazi consoni. Noi a Solaro, indipendentemente dai tanti protocolli di adesso, abbiamo un centro sportivo che dal punto di vista igienico-sanitario è un fiore all’occhiello, ma molte volte durante una stagione si vedono strutture con spazi ristretti, spogliatoi non imbiancati, campi senza illuminazione, con le linee segnate male o non alla giusta distanza. La Federazione dovrebbe tener conto di tanti aspetti, altrimenti non si può crescere davvero e formare bei vivai. Dopotutto una società di calcio di oggi è come un’azienda, quindi in quanto tale deve essere a norma su tutto. Vogliono abolire il vincolo sportivo perché a livello europeo esiste solo in Italia e in Grecia, però questo adeguamento deve riguardare anche le strutture, che in altri paesi sono superiori alle nostre. Oltretutto da noi il calcio è lo sport nazionale e genera un introito non indifferente anche dal punto di vista dei dilettanti, in particolare in Lombardia, quindi bisogna dare modo alle società di lavorare correttamente, anche perché per arrivare al professionismo si passa dai dilettanti. Non ha senso che in un comune ci siano tre o quattro squadre e che cerchino di rubarsi i giocatori a vicenda, se poi non hanno strutture adeguate. Bisogna lavorare sulla qualità, perché senza protocolli che regolino anche questioni del genere non si può fare calcio”.

Silvia Alabardi

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