Dici “stadio a Varese” e la risposta è “scetticismo”. Comprensibile, visto lo stato del Franco Ossola e gli infiniti buchi nell’acqua che ci sono stati in passato, ma questa volta è diverso. Il progetto portato avanti dal Città di Varese e da Aurora Stadium è qualcosa di concreto, molto più di un semplice rendering, che deve esserci anche solo per avere un’idea visiva di ciò che si sta parlando (vedi il video in basso), e a fare chiarezza su questo aspetto ci pensa Stefano Amirante (Responsabile Area Legale/Infrastrutture/Federazioni della società biancorossa), il promotore numero uno dell’iniziativa che parla a nome del raggruppamento d’imprese creatosi proprio alla luce della sinergia tra Varese e Aurora: “Giovedì 16 novembre abbiamo inviato una PEC al Comune di Varese comprendente tutti i file che garantiscono lo studio di fattibilità e la proposta di realizzazione nel pieno rispetto dei parametri della Legge Stadi”.

Amirante prosegue: “Parliamo di un progetto preliminare e ovviamente non di progetto definitivo né tantomeno esecutivo, poiché è ampiamente possibile modificarlo in base al dialogo e ai futuri confronti con il Comune, ma voglio fare chiarezza su una questione a me cara: il progetto stadio che stiamo portando avanti non è semplicemente un’idea, un “vedremo se e come fare”, ma è realtà, un “ecco come faremo” o quantomeno “ecco come possiamo fare”. Il rendering che abbiamo mostrato è solo la punta dell’iceberg di un duro lavoro che va avanti da oltre un anno. Al Comune, infatti, abbiamo inviato gli studi di fattibilità e una proposta completa in tutti i suoi aspetti tecnici, urbanistici e finanziari. A tal proposito un file è dedicato al piano economico finanziario che è completo in ogni sua parte”.

Ciuffarella aveva parlato di 60 giorni, ovvero il lasso di tempo che il Comune aveva per verificare la proposta. Il Comune ha però aperto a possibili altri eventuali investitori dando loro tempo fino al 27 marzo, praticamente il doppio del tempo. Possiamo fare chiarezza in merito?
“Stando alla Legge Stadi, nel momento in cui viene avanzata la proposta, il Comune ha 60 giorni per prenderla in esame e dichiararne o meno la pubblica utilità. In questo caso il Comune ha deciso di emettere un avviso di sollecito pubblico ad eventuali altre proposte; non si tratta di un bando perché il bando è previsto anche dalla Legge Stadi e arriva con il progetto esecutivo e dovrà assegnare la realizzazione dei lavori. Questa scelta non è prevista dalla Legge Stadi, ma del resto non è nemmeno vietata: di fatto il Comune ha sospeso il termine dei 60 giorni dando la possibilità a chiunque di presentare un proprio progetti entro la fine di marzo”.

Questa manovra può esser stata fatta per sollecitare altri eventuali investitori? Magari il gruppo Pelligra?
“Questo non posso saperlo e non rientra nelle mie competenze. Posso dire che è un avviso molto simile a quelli fatti negli ultimi anni su varie tipologie di lavori effettuati a Varese, ma è chiaro che lo stadio è un progetto importante ed ambizioso quindi a maggior ragione credo che il Comune abbia deciso di permettere a chi vuole presentare una sua proposta di farsi avanti. Certo è che il nostro progetto è stato realizzato nel solco di quanto previsto dalla “Legge Stadi” ed è quindi presentato dal raggruppamento d’imprese di cui fa parte la società di calcio, requisito essenziale da tenere in considerazione; questo mi lascia tranquillo a prescindere dalle tempistiche”.

Altro tema su cui si è dibattuto a lungo in questi mesi è il capitolo economico: i 45mln di euro ci sono?
“Approfitto della domanda per ribadire un altro concetto a noi particolarmente caro: se qualcuno vuole affiancarsi al nostro raggruppamento d’imprese troverà massima disponibilità al dialogo, ma ciò non implica il fatto che abbiamo bisogno di sostegno perché possiamo procedere anche da soli. Ogni piano economico-finanziario prevede anche le tempistiche per il recupero dell’investimento: non è che di punto in bianco si debbano mettere 45mln di euro senza curarsi della redditività dell’investimento come fossero un versamento a fondo perduto. Proprio per questo motivo, dunque, c’è la possibilità per eventuali soggetti terzi che ritenessero il progetto interessante, anche solo come investimento, di unirsi a noi. Ribadisco ancora una volta, però, che il nostro raggruppamento d’impresa può farsi carico dell’intera realizzazione del progetto, come specificato in dettaglio nella proposta. Al momento il contenuto di questi documenti, già depositati lo scorso 16 novembre, deve restare riservato in quanto con l’avviso pubblicato dal Comune fino al 27 marzo potremmo essere  “in competizione” con altri eventuali progetti e proposte. C’è però un motivo se abbiamo lavorato sottotraccia per un anno: volevamo evitare di alimentare lo scetticismo generale per presentarci con un progetto tangibile che può e deve arrivare alla sua realizzazione, ovviamente nella collaborazione fra tutte le parti coinvolte”.

Molto più di un rendering. Lo “slogan”, termine assolutamente improprio, ripetuto fin dal primo giorno è dunque realtà?
“I rendering sono tre o quattro file sui 30 presentati, tutti firmati digitalmente da me e da Antonio Ciuffarella oltre che, almeno quelli di sua pertinenza, dall’architetto Jaime Manca. Solo questo dato certifica l’immenso lavoro che è stato fatto nell’ultimo anno da noi e Aurora Immobiliare che, con i suoi tecnici, ha sviluppato ogni aspetto per rendere il progetto sostenibile a livello economico e tecnico oltre che rispettoso del territorio. Non a caso la parte del progetto che sarà messa a reddito non implica che lo stadio diventerà un centro commerciale, non ci saranno supermercati per intenderci, ma sarà caratterizzato da una serie di servizi a finalità prettamente sportiva, dall’abbigliamento tecnico agli integratori, passando soprattutto per gli aspetti medico sportivi quali ad esempio palestre, servizi di fisioterapia per il recupero degli infortuni, ortopedia e medicina sportiva in senso stretto. Questo sarà il nostro core business che andrà a rendere economicamente sostenibile l’investimento è che porterà Varese ad avere una struttura moderna in grado di sviluppare calcio e altri sport nel pieno rispetto dell’utilità pubblica, ma anche opportunità dirette ed indirette di lavoro per tutta la città”.

Apriamo infine la parte riguardante il Comune: qual è il rapporto con Palazzo Estense?
“Un progetto così importante per la città di Varese deve nascere naturalmente da una condivisione con il Comune e, con l’inizio della procedura formale, l’interlocuzione con il Comune sarà continua. Non che ad oggi non ci siano stati contatti, ma la comunicazione è fin qui stata informale proprio perché mancava una piattaforma chiara e definita di quanto si vuole fare: il progetto proposto lo è. La presentazione dello scorso novembre è stato un voler dare la notizia del deposito della proposta di realizzazione dello stadio. Il Comune ha comunque in mano la nostra proposta e noi siamo pronti a discutere, approfondire ed eventualmente modificare qualsiasi aspetto. Aggiungo, legandomi alla domanda precedente, che per un investimento così importante non si dovrebbe aprire una gara ma lavorare in condivisione con qualsiasi soggetto interessato al raggiungimento dell’obiettivo. Da qui al 27 marzo, dunque, si potrebbero aprire dialoghi proficui con eventuali soggetti terzi che avrebbero tutto l’interesse a partecipare a questo progetto. Se così non fosse procederemo sulla nostra strada con le nostre risorse perché lo studio di fattibilità che abbiamo presentato, dopo i previsti passaggi burocratici, è pronto a diventare prima definitivo e poi esecutivo. Varese potrà avere quindi il suo stadio: più ci sarà condivisione di idee e di risorse e più brevi saranno i tempi per veder realizzare quella che da visione è diventata un progetto vero e proprio”.

Matteo Carraro

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