Viaggio nell’ASD Buikukan di Caronno Pertusella, dove Sara Ambrosiani, allieva del Maestro Alessandro Conte, ci illustra gli aspetti tecnici, psicologici ed estetici dell’Aikido, oltre al suo risvolto nella difesa personale femminile.

Sara, da quanto tempo pratica l’Aikido?
“Sono un’ aikidoka da cinque anni, nonostante questa disciplina, considerata come uno sport di contatto, sia stata frenata durante il covid. L’Aikido mi piace perché non ha una connotazione violenta ed è praticato anche in modo molto dolce, rinforza l’equilibrio, l’autostima, l’autocontrollo e la concentrazione mentale. Nei duelli non è presente né il concetto di avversario né quello di vincitore e le due persone collaborano fra loro studiandone le tecniche; una effettua quella di attacco e l’altra invece quella difensiva”.

Cosa vi ha insegnato il Maestro Conte in merito?
“Qui nel Buikukan di Caronno ci sono dieci allievi, alcuni dei quali sono adolescenti. Al momento non ci sono bambini, che sono in generale ammessi solo a partire dall’età di dieci anni. Il nostro Sensei ci ha trasmesso il principio che l’Aikido non si basa sulla forza fisica ed anche il fatto di non temere mai la superiorità fisica del contendente. Nel complesso, si parte dalla cintura bianca sesto kyu, che rimane dello stesso colore, nonostante l’ aumento progressivo dei gradi e dopo il raggiungimento del primo kyu, è possibile sostenere gli esami per la cintura nera. In seguito al conseguimento del primo dan, l’akidoka cambia divisa, perché oltre al kimono bianco, indossa l’akama, il gonnellone nero dei Samurai, che simboleggia un certo livello d’esperienza nella pratica dell’ Aikido”.

Come avviene un confronto di Aikido?
“Senza la forza fisica, le tecniche di attacco non si frenano mediante le parate, ma schivandole, con gli spostamenti del corpo e lo scopo del confronto è quello di condurre il contendente in una posizione di non equilibrio. L’Aikido essendo basato essenzialmente sull’equilibrio, non prevede né tecniche d’attacco né difensive basate sui calci. Utilizziamo delle armi sia in allenamento che durante i duelli, come la katana, la spada giapponese ma in legno, il bastone lungo o bo e il coltello corto. Sono incluse delle tecniche d’attacco a mano armata sia frontali che laterali ed anche a mano nuda, come il pugno e il gancio. Impariamo delle tecniche difensive di disarmo, con gli spostamenti del corpo, leve e proiezioni, allo scopo di disarmare e bloccare il contendente”.

Può essere utile anche nell’ambito dell’autodifesa femminile?
“Sì, perché insegna alle donne ad avere un approccio corretto in una possibile situazione di reale emergenza, consolidando l’autocontrollo e suggerendo una reazione, in caso di aggressione, mediante l’esecuzione di una leva o di una proiezione. Svolgiamo dei duelli anche tra donne, nei quali una funge da colei che attacca e l’altra invece da quella che si difende. A me personalmente, l’Aikido giova a livello psico-fisico, favorendo la flessibilità del mio corpo e l’attenzione”.

Nell’Aikido, cosa s’intende per katà?
“Il katà di bastone, ad esempio, è una sequenza predefinita di movimenti con il bastone, mentre il katà di spada è più raro. In generale, i katà insegnano i corretti movimenti del corpo, oltre a donare agli aikidoka più disinvoltura sul piano motorio”.

Dal suo punto di vista, per questa disciplina, sarà possibile un futuro risvolto sportivo o agonistico?
“No, perché non è prevista una vera e propria preparazione atletica, finalizzata alle gare, in cui qualche aikidoka probabilmente può aver dimostrato dei katà. L’Aikido non prevede un vero e proprio combattimento e neanche un concetto di avversario. Noi lo pratichiamo solo al fine del nostro benessere e della crescita individuale. Per me è un hobby ed ho iniziato da adulta. Avendo molti altri impegni nella vita quotidiana, per ora, non ho successive intenzioni di diventare allenatrice o Maestro di Aikido”.

Nabil Morcos

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