Il terno al lotto dei rigori può risultare spietato e, infatti, dopo la vittoria agli shootout contro la Germania (importantissima per superare il girone), la Nazionale italiana di Para Ice Hockey ha chiuso il Mondiale di Moose Jaw al sesto posto perdendo la finale per la quinta piazza proprio ai rigori contro la Corea. Un risultato che comunque non deve trarre in inganno visto che il cammino dell’Italia in Canada è stato assolutamente positivo e lascia ben sperare per il futuro del movimento azzurro.

A riconoscere e sottolineare l’importanza di quanto fatto dai ragazzi di coach Bianchi è il Team Leader Andrea Longhi, tornato a Varese a inizio settimana dopo aver assistito alla vittoria degli USA per 6-1 sui padroni di casa del Canada nella finalissima. “Siamo usciti ai quarti di finale perdendo 4-0 contro la Repubblica Ceca: di primo impatto può sembrare un risultato pesante, ma non lo è affatto perché bisogna contestualizzare i valori in campo e sottolineare come i cechi abbiano poi battuto 3-2 la Cina, una delle contendenti più accreditate, nella finale per i terzo posto. Abbiamo comunque giocato bene in difesa sfiorando a più riprese il gol; qui ci è forse mancata la lucidità sotto porta e contro squadre del genere sono errori che paghi“.

Pregi e difetti che si sono ripetuti nella sfida successiva contro la Corea. “La premessa è che i ragazzi hanno dato tutto – prosegue Longhi – e avrebbero meritato ben altro risultato: la difesa è stata praticamente impeccabile e in attacco abbiamo giocato molto bene prendendo anche due pali. Siamo riusciti a passare in vantaggio subendo poi il pareggio che ci ha portato ai supplementari; all’overtime l’equilibrio non è stato spezzato e ai rigori, dopo aver avuto un paio di match point per vincere, abbiamo perso dopo una lunga serie“.

Al netto del risultato, Longhi e la Federazione italiana si tengono stretta la prestazione e il bilancio complessivo dell’esperienza mondiale. “Se cinque anni fa ci avessero detto che avremmo portato ai rigori la Corea non ci avrebbe creduto nessuno. Invece è successo e, con un pizzico di orgoglio, dico che avremmo meritato una posizione in più nel ranking finale. L’obiettivo della vigilia, comunque, era quello di rimanere nel Gruppo A e ci siamo rimasti forti di ottime prestazioni come quelle contro Germania e Norvegia; avevamo iniziato il Mondiale da ottavi e lo abbiamo chiuso in sesta posizione. Spero e credo che la Federazione sia orgogliosa di questi ragazzi che hanno dato ogni briciolo di energia per un risultato clamoroso e un enorme plauso va fatto a coach Bianchi: dopo aver preso le redini di coach Da Rin, sta cercando di sviluppare al meglio questo movimento, ha ottenuto un maggior numero di allenamenti in vista dei mondiali e sta facendo di tutto per il Para Ice Hockey azzurro. La sua più grande forza è la costanza e il risultato l’ha premiato“.

L’orgoglio varesino è però doppio, perché Santino Stillitano, portiere dell’Armata Brancaleone, è stato eletto come miglior portiere del Mondiale e Longhi non trattiene l’emozione: “Un giovanotto di 54 anni è il miglior goalie al mondo ed è un orgoglio tutto made-in-Italy. Santino è stato uno dei primi ad iniziare con lo sledge, ha fatto cinque Olimpiadi e cinque Mondiali, e arrivare a questa età ad essere eletto come miglior portiere del mondo è un’emozione che resterà dentro per sempre: ero emozionato io, figuriamoci lui! Anche gli altri ragazzi, poi, erano entusiasti e l’hanno festeggiato alla grande“.

In sintesi? Torniamo in Italia con rinnovata consapevolezzaconclude Longhi perché abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo andando addirittura oltre: siamo la sesta nazione al mondo nel Para Ice Hockey e abbiamo il portiere più forte. I Mondiali di Moose Jaw si chiudono quindi in maniera assolutamente positiva e mi auguro che questo risultato possa essere un trampolino di lancio per tutto il movimento paralimpico italiano“.

Matteo Carraro

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