Le valutazioni tecnico-tattiche in casa Pallacanestro Varese, in vista della nuova stagione, sono già iniziate, ma qual è il sentimento dei tifosi al termine di quest’annata che ha vissuto di moltissimi e continui alti e bassi?

Lo abbiamo chiesto a chi il polso della tifoseria lo può misurare in maniera chiara e meglio di tutto, essendo lui il primo rappresentante del tifo biancorosso, il Presidente de Il Basket Siamo Noi, Umberto Argieri.

Umberto, innanzitutto, si può o non si può essere soddisfatti della stagione della Pallacanestro Varese?
“C’è un aspetto positivo e uno negativo. Globalmente non possiamo essere soddisfatti di com’è andata la stagione perché le aspettative erano mediamente alte. Siamo usciti lo scorso anno da un clima straordinario ed automaticamente il clima, penalizzazione a parte, da cui si è ripartiti a inizio anno era quello. Ci si aspettava di rivivere una stagione magari non uguale ma simile a quella dell’anno scorso. Questo è stato poi il primo punto che ha portato delusione tra i tifosi. Abbiamo vissuto un continuo saliscendi di emozioni, direttamente proporzionali ai risultati, si è partiti in un modo, si è finito in un altro, passando da un mese di grande euforia. Io ho vissuto in prima persona le tre trasferte del mese magico di gennaio, ovvero Pesaro, Treviso e Cremona e lì l’entusiasmo e l’ambizione erano tornate quelle dello scorso anno. Il giudizio complessivo non può essere soddisfacente a livello di risultato finale, con una situazione molto altalenante che ha creato situazioni di cortocircuito emozionale. La nota positiva è che non si chiude l’anno dicendo che è tutto da rifare ma anzi, c’è la consapevolezza che ci siano basi buone per ripartire. Con una visione allargata anche alla prossima stagione, c’è la consapevolezza che da oggi c’è il tempo, senza l’ansia legata a situazioni extra sportive come l’anno scorso come quelle legate alla penalizzazione e agli australiani, che mettono fretta, incertezza o pressione. Questo ha fatto arrivare lunghissimi sul mercato, mentre quest’anno c’è la possibilità di fare le cose con più calma”.

C’è stato un momento in cui è cambiata la stagione secondo lei?
“Assolutamente sì, quando a Pesaro eravamo sotto 55-40. Li mi son sentito davvero distrutto, poi Mannion ha fatto quello che ha fatto ed in dieci minuti sono “morto e risorto”. Quella prestazione di Nico e quella vittoria ci hanno permesso di salvarci ne sono convinto”.

E’ praticamente certo che non ci sarà più coach Bialaszewski come allenatore. Secondo lei è una scelta corretta?
“E’ la scelta giusta nel momento in cui si ragiona con la testa e non con gli umori della gente. Un conto è quello che pensa la gente, quelle che sono state le reazioni del pubblico e quella che può essere la critica che fa un tifoso per come un allenatore mette la squadra in campo, per i risultati che ottiene e per come mette la squadra in campo, perché alla fine questi sono i parametri che ha il tifoso da fuori e che possono poi essere in gran parte molto soggettivi come giudizi. Ciò che non è più soggettivo è il giudizio di chi ha visto lavorare il coach un anno intero e che giustamente arriva a fine anno e traccia un bilancio. Nella scelta rientrano un sacco di valutazioni che solo lo staff dirigenziale e Scola possono conoscere e prendere in considerazione e se ha fatto questa scelta è perché è quella giusta”.

Lei prima mi parlava della possibilità di dare continuità a questo progetto tecnico. Se lei potesse tenere qualcuno chi le piacerebbe confermare?
“Seguo il sentito comune e dico che mi piacerebbe ripartire da Mannion e McDermott, dando continuità alla linea giovane che ci ha portato ad essere la società migliore per impiego di Under 26 italiani e la seconda per Under 23. Poi la situazione è particolare, perché se si parla di singoli sembra che siamo una squadra da Final Four di Eurolega perché tanti tifosi vorrebbero confermare quasi tutto il roster di quest’anno perché sono tutti ragazzi validi. Il problema è che poi vanno messi insieme e fatti giocare in una certa maniera per portare a casa i risultati”.

Dopo 8 anni di Giancarlo Ferrero come capitano e punto di riferimento per voi tifosi, quest’anno si sono scambiati nel ruolo due giocatori stranieri come Hanlan e McDermott. Come, da tifosi, avete vissuto questo e quanto è mancata secondo lei una figura di riferimento e collante con l’esterno dello spogliatoio, che a Varese è importantissimo per l’incidenza che ha il tifo sui risultati della squadra?
“Secondo me è molto rilevante questo punto. E’ assolutamente importante che il ruolo del capitano sia tale non solo all’interno dello spogliatoio come figura principale e di leadership ma anche per il valore che può avere nei confronti degli stakeholder, che possono essere sponsor, tifosi e scuole. C’è un universo che noi come Trust, nel nostro piccolo, cerchiamo di tenere aperto vivo ed in connessione e se penso a tutti gli eventi che abbiamo fatto e che faremo avere un capitano che non è una figura ma che ha un ruolo strategico, diventa fondamentale per tutti i valori che può trasmettere ma anche per il modo in cui riesce ad interagire, entrando in connessione a vari livelli. Poi ci vuole fortuna nel trovare la persona giusta, perché Giancarlo Ferrero non va contestualizzato in 8 anni ma in un arco temporale più ampio, ciò che ha dato lui nella profondità dei rapporti forse non l’ha mai dato nessuno. E’ difficile pensare ad un altro Ferrero perché non ce n’è stato uno così nemmeno prima. Però, ripeto, il ruolo di capitano è fondamentale per il potenziale che ha”.

Tre anni fa più o meno iniziava il progetto Scola da un terz’ultimo posto ed oggi si è allo stesso punto, parlando di risultati sportivi. In base a questo, qual è il sentimento dei tifosi nei confronti del progetto di El General?
“Il progetto Scola è un progetto che non può prescindere da una visione di fiducia e pazienza. Questo è stato dichiarato sempre, dal primo giorno tutti i giorni. Si è parlato tanto usando metafore come la priamide, di base forte, di sostenibilità. Non si può pensare in un anno o due o in tre con l’annata scorsa che ha rallentato il progetto per il caso penalizzazione, che tutto cambi. La fiducia è totale nella persona Scola e nel progetto. Ci vuole pazienza e fiducia, quello che secondo me ad oggi un po’ manca. Per ovvie ragioni il tifoso è portato ad avere poca pazienza, si vive molto sul risultato della domenica, è normale e logico, però è anche vero che con questo progetto e capacità di spesa bisogna solo avere pazienza e fiducia. Detto questo, l’anno prossimo sarà l’anno della verità, perché aumenta l’esperienza, si capiscono gli errori, si cerca di avere meno scossoni anche a livello di organigramma, perché continuità e progetto crescono nel momento in cui si dà stabilità e tutto il sistema, perché se ogni anno si cambiano dirigenti, allenatore e giocatori, devi sempre fare un passo indietro per andare avanti. Quest’anno le basi per ripartire in continuità ci sono, io ho totale fiducia in Luis e nel suo progetto, con la consapevolezza di avere anche un pò di ragionevolezza nelle valutazioni. Non mi aspetto di andare ai playoff tutti gli anni ma di avere una squadra competitiva, che lotta e che non soffre fino a fine anno per la salvezza”.

Parliamo de Il Basket Siamo Noi. Che bilancio dà alla stagione del Trust?
“Siamo ultra soddisfatti di com’è andato l’anno. Abbiamo lavorato su una qualità di progetti sempre più alta. Gli obiettivi sono stati tutti raggiunti e parlo di School Cup, Giovani leggende e Quartieri League, tre macro progetti che ci eravamo dati come linea importante, non nuovi ma consolidati e consolidare significa cercare di renderli più accattivanti e ci siamo riusciti, anche perché abbiamo fatto lo step di rendere questi progetti virtuosi a livello di appetibilità per aziende interessate a sostenerli. Questo credo sia un valore interessante da mettere sul piatto e condividere anche con Pallacanestro Varese. Da questo punto di vista c’è stato un grande impegno e sono molto soddisfatto. All’interno di queste tre macro aree ci sono tantissimi aspetti meno misurabili ma che hanno funzionato tantissimo. Quanto i giovani si siano avvicinati alla pallacanestro e alla Pallacanestro Varese è incredibile. Dopo più di un anno della raccolta fondi a metà giugno inizierà la riqualificazione del campetto di Giubiano. A settembre ci sarà una festa che inaugurerà ufficialmente il campetto. Abbiamo raggiunto l’obiettivo con un percorso che ha coinvolto tantissime persone, associazioni, realtà e questo è stato il risultato più bello. Infine, ai nostro sostenitori abbiamo dato l’opportunità di vivere momenti unici e di coinvolgimento diretto con i giocatori che è qualcosa di davvero importante. Abbiamo premiato i soci Gold ma anche i Silver e Green dando contenuti di qualità e unici. Tutte attività che hanno centrato il punto della fidelizzazione che era uno dei principali che volevamo raggiungere e ci siamo riusciti”.

Attività ed iniziative che non sono finite qui perché il 20 maggio regalerete una serata unica ai tifosi della Pallacanestro Varese…
“Assolutamente sì, abbiamo organizzato una serata speciale per festeggiare i 25 anni dello Scudetto della Stella, riguardando insieme al Cinema MIV di Varese Gara-3 delle finali scudetto del 1999, con giocatori e staff/società di quell’annata indimenticabile. Abbiamo voluto fare qualcosa di diverso sperando di poter regalare un’emozione unica a tutti i nostri soci ed in generale della Pallacanestro Varese”.

Alessandro Burin

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