Dopo l’avvio di campionato vissuto con la casacca biancoverde del Don Bosco, Raffaele Izzo è arrivato a metà stagione e si è preso la titolarità tra i pali del Gazzada Schianno. Il portiere gialloblu si è reso protagonista di un’ottima seconda parte di campionato, in cui tutta la sua squadra ha cominciato a conquistare punti pesanti, arrivando a conquistare la salvezza nella sfida di domenica contro la Cuassese.

Hai cominciato la stagione al Don Bosco, cosa non ha funzionato con la tua vecchia squadra?
“All’inizio dell’anno avevo sposato il progetto del Don Bosco consapevole del tipo di annata che avrebbero voluto fare. Durante la finestra di mercato invernale la società ha deciso di cambiare un po’ di giocatori, tra cui me, quindi è stata più una decisione societaria che mia”.

Sei arrivato a metà stagione tra le fila del Gazzada, qual è stato il primo impatto coi nuovi compagni?
“Il primo impatto è stato fantastico: mi hanno accolto come se fossero dei fratelli, come fossimo una famiglia. Il giorno in cui sono andato a provare, dopo metà allenamento avevo già deciso di trasferirmi. Ho visto uno spirito di squadra enorme e, per me, è stata una cosa molto importante. Tutti ci mettono tanto impegno per far trovare tutto pronto il giorno della partita, e non lo fai se non hai una grande passione a spingerti”.

La tua prima impressione in allenamento qual è stata?
“Ho sempre creduto che ci fossero giocatori di qualità, nonostante, quando sono arrivato, fossero a 13 punti. Il mister ha lavorato molto più sull’aspetto mentale per avere un gruppo unito che sulla tattica, perché era giustamente convinto che solo con un gruppo unito si potesse arrivare alla salvezza. Puntavamo a restare aggrappati alla terz’ultima posizione per arrivare ai playout, quello era l’obiettivo, ma ci sono stati momenti difficili che abbiamo affrontato bene”.

Dalla 25^ giornata avete conquistato tre vittorie e tre pareggi, cos’è cambiato?
“Sono sempre stato convinto che sia più facile restare in lotta per i playoff che per la salvezza. Ogni giornata, dopo la sconfitta col Buguggiate, è diventata una battaglia: loro hanno trovato ritmo, ma quella partita ha acceso in noi la consapevolezza di dover lottare su ogni pallone e di dover entrare convinti a fare la partita. Non avevamo più possibilità di non fare punti, mentre se avessimo vinto saremmo stati più tranquilli. Siamo stati bravi a reggere la pressione, perché in tanti sarebbero crollati”.

Quali erano le sensazioni prima della sfida contro la Cuassese?
“Ad essere onesti avevo sensazioni abbastanza positive. Abbiamo lavorato bene in settimana, con 20 ragazzi presenti tutti con grande voglia di andarsi a prendere quei tre punti. Dal mio punto di vista avevo molta voglia di fare bene a Cuasso, erano la mia vecchia squadra dello scorso anno e volevo confrontarmici sia per vedere come hanno lavorato, sia per sfidare qualche vecchio amico”.

Cos’hai provato al triplice fischio che vi ha consegnato la salvezza?
“La prima cosa che ho pensato è stata “È finita”. L’arbitro aveva dato cinque minuti di recupero, ma ha fischiato dopo sette in cui è successo di tutto: avevamo preso anche gol, ma è stato annullato per fuorigioco. Ero molto felice ed emozionato, ho solo pensato ad esultare perché avevamo fatto qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa”.

Hai parlato di alcuni momenti difficili, puoi raccontarci qualcosa?
“Come ho detto, quando sono arrivato eravamo a 13 punti. Alla prima partita di ritorno abbiamo pareggiato con la Valcuviana e da lì è cominciato un momento difficile: abbiamo subito tante sconfitte consecutive che ci hanno tenuto lontani da quello che dovevano essere i playout. Volevamo accorciare sul Buguggiate, ma li vedevamo sempre più lontani e il Ponte Tresa ci stava rimontando. Dopo quel momento abbiamo trovato tre punti col Don Bosco, di cui sono stato molto felice, e da lì abbiamo preso consapevolezza di poter far punti contro tutti”.

Ti consideri soddisfatto della tua stagione?
“Per quanto riguarda la prima parte di campionato mi considero soddisfatto perché si ambiva a restare tra le prime cinque, ed eravamo primi. Della seconda sono molto più che soddisfatto: non è stato merito mio, ma abbiamo cambiato marcia con l’aiuto di tutti, a partire dal mister, fino ai dirigenti e a tutta la squadra. È stata una stagione vissuta tra le montagne russe”.

Andrea Vincenzi

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