Un processo naturale: a stagione finita (se si dà per scontato che l’unico obiettivo possibile fosse la Serie C) se il Varese vince ha semplicemente fatto il suo, se perde o pareggia allora la stagione è un disastro con la squadra che disonora la maglia. Pensiero estremizzato, sia chiaro, ma che ben rispecchia quello che è il sentore del popolo biancorosso all’indomani della beffa targata Pinerolo con il pareggio piemontese al 93′.

Risultato che, a scanso di equivoci, non può e non deve essere accettato da una squadra e da una piazza come quella di Varese che per sua stessa natura vive d’ambizione. Accettare la realtà è invece il primo passo per crescere e, appurato che i biancorossi non vinceranno il campionato (per inciso, la matematica certezza è arrivata proprio ieri), forse un pareggio non è così drammatico (se preso nel modo giusto). Ma qui emerge la meravigliosa contraddizione: se la stagione è ormai andata (o buttata, addirittura), perché un risultato negativo fa così tanto arrabbiare? La risposta, forse scontata, è solo una: la Varese calcistica è viva. Lo è davvero? A quanto pare sì. In questo caso a parlare sono gli irriducibili, quelli sempre presenti, perché va da sé che il grande seguito di una squadra è un climax ascendente determinato dai risultati (se il Varese fosse stato in lotta per la Serie C, ci sarebbe stato un seguito ben diverso), ma ciò dimostra quando il vecchio cuore biancorosso batta ancora fortissimo.

E allora a parlare sono la delusione e la rabbia per aver visto al propria squadra buttare al vento due punti che per, quanto fini a sé stessi, avrebbero dato un altro senso alla domenica bosina. Sentimenti che dipingono una partita forse anche peggiore rispetto al suo vero valore, al punto che Fabio Mentasti scrive: “Pareggio meritato del Pinerolo, noi salvati dall’eurogoL… è vero che i playoff contano zero, ma almeno un po’ d’impegno…“. Giovanni Forni aggiunge: “Certo che buttare via una partita così… è anche vero che se non tiri mai in porta difficilmente segni“. Marco Giovanni Battista Guarnotta è più equilibrato riassumendo così sia la partita di ieri che una buna parte di quelle precedenti: “Una stagione di distrazioni“.

Enrico Bellorini, muovendosi sulla stessa linea, commenta: “Se ti tieni sempre l’avversario a una sola rete di distanza, a volte vinci a volte pareggi; contro squadre modeste, in casa, è lecito aspettarsi di meglio, anche se non abbiamo uno squadrone, ma una buona squadra sì“. Una buona squadra. Aspetto su cui è importante trovare un trait d’union: se per qualcuno il Varese è proprio questo (una buona squadra) per altri aveva le carte in regola per essere la corazzata. La realtà dipinge un gruppo che sposa la prima descrizione: distrazioni e giri a vuoto dovranno progressivamente sparire a scapito delle prestazioni (che ci sono state e, per onestà intellettuale, vanno riconosciute): se così sarà allora spariranno anche i mugugni (e il Varese non sarà più in Serie D), ma la prerogativa fondante è che la base di questo gruppo rimanga per venire rinforzata. Chi ne farà parte e chi no sarà il tempo a dirlo.

Matteo Carraro

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