Il nostro viaggio alla scoperta delle arti marziali prosegue e questa volta fa tappa (nuovamente) al Kokoro Dai di Cairate, dove il cinquantaduenne istruttore tradatese Giacomo Perrotta ci illustra gli aspetti sportivi, stilistici e tecnici del Taekwondo: approfondimento anche a livello di difesa personale e focus sul grado Kukki Won.

Come si avvicinò al Taekwondo?
Iniziai all’età di dieci anni praticando il Karate fino al secondo dan della cintura nera, e divenni anche Istruttore nazionale della FIJLKAM dopo aver frequentato i corsi ad Ostia Lido. In seguito, passai al Karate Nanbudo, stile codificato nel 1978 dal Maestro giapponese Yoshinao Nanbu, ormai deceduto, il quale fondò in precedenza la Scuola di Karate Sankukai. Trovai il Nanbudo un Karate più sciolto, che assimilava i principi e le tecniche di altre arti marziali nipponiche come il Jiu-Jitsu e l’Aikido, rivolgendosi anche alla difesa personale. Raggiunsi il terzo dan della cintura nera nel Karate Nanbudo e in seguito conobbi il Maestro di origine marocchina Mohamed Matrab, famoso nel Taekwondo in quanto direttore tecnico e arbitro internazionale, nonché cintura nera sesto dan nel Karate Nambudo. Mi appassionai al Taekwondo e scelsi di insegnarlo qui in Italia come il Maestro Matrab fa in Svizzera. Entrai in contatto con il DT Volpini perché volevo una palestra destinata alle arti marziali: gareggiamo con l’US ACLI, la quale sezione di Taekwondo è sotto la direzione italiana da parte del Maestro Antonino Astarita”.

Cos’è il Kukki Won e cosa l’ha colpita del Taekwondo?
Abbiamo tutti il grado Kukki Won, rilasciato dai maestri coreani di Taekwondo, il quale è riconosciuto anche a livello internazionale. Del Taekwondo ho apprezzato soprattutto il fatto che si tratta di uno sport olimpico, nel quale si disputano molte gare, combattimenti con le protezioni, ed è anche acrobatico e coreografico; non prevede né l’uso di armi e né il combattimento da terra, ma gli incontri si possono vincere anche segnando il KO. Il Taekwondo è stato una delle prime arti marziali ad entrare nelle Olimpiadi”.

Quale stile insegnate?
Quello della World Taekwondo Federation (WTF), originario della Corea del Sud, più avvicinabile a livello sportivo, a differenza dell’ITF, originario invece della Corea del Nord, che in generale è più coreografico. Ci siamo specializzati nello stile WTF perché è il più diffuso in Italia e in Europa: ho saputo però di altre palestre sia in Romania sia in Ucraina che praticano l’ITF, rendendolo molto più sportivo. I miei allievi partono dai bambini di 6-8 anni, fino agli adulti di 30-35 anni. Nel Taekwondo agonistico, l’età massima per accedere alle gare di combattimento, o kyorugi, è di 35 anni, mentre per l’accesso alle gare di forme, o poomsae, non vi sono limiti d’età”.

Come si svolgono le gare di forme?
“Il procedimento è lo stesso delle gare di katà nel Karate sportivo: possono essere sia individuali sia a squadre, in base all’età e alla categoria degli atleti. Vi è una commissione formata da quattro arbitri, più un altro direttore di gara centrale: siamo affiliati alla US ACLI, ma possiamo gareggiare anche con la FITA (Federazione Italiana Taekwondo, ndr). Si tratta dunque di un arbitraggio gestito a livello informatico: gli arbitri hanno in mano l’iPhone e sottraggono i punti nel caso in cui, durante lo svolgimento delle forme, gli atleti dovessero eseguire le tecniche previste in modo errato. Le gare di combattimento si svolgono con le protezioni e dei sensori tarati in base all’ altezza e al peso dell’atleta: caschetto, paradenti, paratibie, corpetto, conchiglia, paragomiti e guantini, allo scopo di proteggere tutti gli arti. Vince il kyorugi colui che totalizza più punti, o che infligge il KO all’ avversario. Il colpo alla testa, ad esempio, ne vale tre”.

Qual è lo scopo delle tecniche in volo?
Il Taekwondo è l’arte dei calci e pugni in volo, ed è nel complesso uno sport in cui è implementata molto la parte acrobatica: in gara le tecniche in volo permettono di guadagnare più punti. Ad esempio, il calcio volante alla testa ne vale cinque, mentre il calcio frontale al corpo ne vale invece due; anche i calci in volo girati valgono cinque punti, mentre il pugno volante, concesso solo al corpo, ne fa guadagnare solo uno. Difesa personale? Nel combattimento sportivo non sono previste né le leve e né le proiezioni, ma la parte del Taekwondo rivolta alla difesa personale, nota come Apkido, prevede anche le leve e le proiezioni. Sul piano della difesa personale, noi svolgiamo tutte le tecniche previste nell’Apkido”.

Voi del Kokoro Dai avete degli atleti agonisti?
Sì, ne ho circa quattro o cinque e ogni anno disputiamo una gara nazionale a Pesaro, lo Sportintour dell’US ACLI, che dura una settimana: vi partecipano atleti di tutte le arti marziali e le Scuole provenienti da tutta Italia, e si svolgono le prove sia di forme sia di combattimento. Abbiamo raggiunto sia un secondo sia un terzo posto. Essendo istruttore di primo livello svolgo gli esami dei ragazzi a partire dalla cintura bianca fino alla rossa-nera, equivalente alla marrone nel Karate, poi a partire dalla cintura nera in su. Come si valutano gli esami? C’è una commissione esterna di Maestri: il Maestro Astarita assegna i gradi a partire dal quinto e per conseguire i gradi Kukki Won occorre inviare i video delle prove a Seoul, capitale della Corea del Sud, affinché siano valutate dai Maestri coreani. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere circa una cinquantina di agonisti nel Taekwondo allo scopo di poter poi competere ad alto livello nelle gare nazionali”.

Nabil Morcos

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