Uno stadio in continua trasformazione che da pochi giorni si sta preparando a diventare la casa del nascente Milan Under 23. Il cuore pulsante di un paese che conta poco più di quattromila abitanti, ma che stagione dopo stagione sta riversando tutto il proprio attaccamento a quelle strisce nerazzurre che vogliono continuare la loro scalata verso ben altre categorie. Un impianto sportivo sempre più multifunzionale, recentemente arricchito dalla tensostruttura Le Pad, dotata di 3 campi da padel coperti e climatizzati, sotto la direzione sportiva del numero 22 di casa Aurelio Mondoni. Il profilo tracciato è ovviamente quello del “Felice Chinetti” di Solbiate Arno, riflesso di un progetto ambizioso che non vuole porsi limiti. Parliamo di questo e tanto altro con il ds Carmine Gorrasi, che dal 2019 impugna saldamente le redini del club, a cui ormai lo unisce un profondo legame affettivo molto difficile – se non impossibile – da spezzare.

Partiamo dalla scelta della panchina. Cosa vi ha fatto propendere per Danilo Tricarico e come vi siete lasciati con Andrea Rota?
“Tricarico è un allenatore che conosco e che ha fatto bene anche in categorie superiori, dato che a Casate, dopo aver vinto campionato e Coppa di Eccellenza, è arrivato fino ai playoff di Serie D. È un allenatore giovane ma con una buona carriera alle spalle e sono sicuro che farà benissimo anche qui. Rota quest’anno ha fatto un percorso importante e sono contento che abbia ricevuto una chiamata dalla D. La nostra scelta è ricaduta su Tricarico perché è un profilo con più esperienza”.

All’indomani della sconfitta di Firenze, sembrava ci fossero dubbi sulla sua permanenza a Solbiate, poi prontamente confermata dalla Società. Cos’era successo in quelle ore? E cosa ha fatto pendere il piatto della bilancia in questa decisione?
“Perdere una finale fa male, e da parte mia ho avuto un momento di amarezza e sconforto in cui ho scritto quelle parole che erano più che altro uno sfogo, sbagliando probabilmente i tempi. Mi ha fatto sicuramente piacere che qualche società mi abbia chiamato per propormi di cambiare, ma stiamo lavorando per un progetto troppo importante e personalmente sono troppo legato all’ambiente Solbiatese per poter anche solo pensare di abbandonarlo”.

Ambiente che si prepara ad accogliere l’Under 23 del Milan, a conferma di un legame sempre più forte con il mondo rossonero, come hanno testimoniato le tante visite (vengono subito in mente Leao, Theo Hernandez e Giroud) ricevute in questi ultimi anni. Un autentico fiore all’occhiello per il centro sportivo e la stessa Solbiate…
“Esatto, sono già iniziati i lavori per il terreno di gioco, ma in questo momento è un discorso prematuro perché bisogna attendere di capire se il Milan sarà effettivamente ammesso alla Lega Pro. Se per quest’anno non dovesse andare così, vorrà dire che ci saremo mossi in anticipo per arrivare pronti alla stagione successiva. Diciamo che questa idea non riguarda soltanto le infrastrutture ma fa parte di un più ampio progetto sportivo: avere il Milan a pochi chilometri di distanza è una fortuna e sarebbe un peccato non pensare di costruire un rapporto solido, anche per la crescita futura della nostra Società: sarebbe bello, infatti, se un giorno potessimo far indossare la nostra maglia a giovani che arrivano da una realtà giovanile del genere”.

A livello di strutture, anche il neonato impianto da padel è un importante segnale di crescita.
“Sì, è un progetto sempre più inclusivo portato avanti dalla nostra presidente Silvia Gatti insieme al nostro patron Claudio Milanese. Ora che abbiamo realizzato questa prima parte, speriamo per gli anni successivi di completare l’opera per quanto riguarda i campi da calcio, così da far crescere sempre più il nostro centro sportivo”.

Chiudiamo con lo stesso tema di apertura: la Prima Squadra. Qual è il suo giudizio su questa stagione? Immaginiamo bene che l’obiettivo della prossima stagione resti invariato
“Personalmente, il bilancio è negativo perché il mio obiettivo era di andare in Serie D in quattro anni e non è successo. Detto ciò, c’è da fare anche un’altra considerazione per il percorso importante compiuto in Coppa, che ci ha permesso di portare il nome della Solbiatese in tutta la penisola. Chiaramente ci sono volte in cui novanta minuti possono cambiare il senso di una stagione. Le finali purtroppo funzionano così e probabilmente non meritavamo neanche di perdere; forse, se avessimo segnato quel calcio di rigore, sarebbe andata diversamente, ma bisogna accettare la sconfitta e guardare avanti. L’obiettivo della prossima stagione sarà quello di quest’anno: salire di categoria”.

Per riuscirci, che Solbiatese dobbiamo aspettarci? Proprio in questi giorni sono arrivate le separazioni da due big quali Russo e Mira
“I giocatori vanno e vengono, ma sono sicuro che ripartiremo da una certezza, il nostro capitano, attorno a cui ricostruiremo la squadra. Nel bene o nel male, è stata fatta una stagione di alto livello, ma a mio modo di vedere, quando si perde una finale, bisogna anche sapersi ricostruire. Il compito non mi spaventa perché so di avere alle spalle una società forte che darà tutto il suo sostegno possibile per cercare di riportare la Solbiatese nella categoria che merita”.

Silvia Alabardi

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