30 aprile 2023 – 25 gennaio 2025. Tanto è dovuto passare e qualche giorno manca ancora prima che tutta la gente della Pallacanestro Varese, tutto il mondo biancorosso, possa finalmente riabbracciare chi di questa realtà è stato capitano di lungo corso, incarnando perfettamente questo ruolo in campo e fuori.

Giancarlo Ferrero torna a casa e la gente, le persone della Pallacanestro Varese (che sono parte integrante di questa società come spesso piace dire proprio a Ferrero) non aspettano altro per abbracciarlo, idealmente e fisicamente, realizzando finalmente così quel giusto tributo che purtroppo, fino ad oggi, non è stato colpevolmente, da parte di qualcuno, mai organizzato.

Ed allora, benché manchi ancora qualche giorno alla partita le emozioni sono già fortissime come proprio lo stesso Giancarlo ci conferma senza nascondersi.

E’ già emozionato in vista del match di sabato?
“Assolutamente sì, c’è una grande emozione dentro di me che cresce ora dopo ora, giorno dopo giorno. Tante persone con le quali ho condiviso un percorso, un grande capitolo della mia vita, le sto già sentendo e mi stanno già trasportando in quello che sarà sabato”.

E’ quasi più una settimana da centralino che da giocatore per lei…
“Sì è vero (ride, ndr). Quando condividi così tanto tempo con le persone diventano amici e tutti mi scrivono e mi contattano. C’è molta voglia di rivedersi e questa è la cosa che più mi fa piacere. Il basket è sicuramente una parte importante, però l’aver creato questo rapporto e l’essere stato apprezzato più come uomo che come giocatore è ciò che mi rende più fiero”.

L’idea di sedersi su una panchina diversa da quella di casa, a Masnago, che effetto le fa?
“Strano, sarà complicato. In tanti scherzando mi hanno detto di stare attento a non sbagliare panchina. Sono un professionista e farò tutto quello che posso al massimo per fare il bene di Brescia, però è chiaro che quando dedichi così tanto tempo della tua carriera difendendo certi colori, entrare in quella casa con altri sarà un’emozione indescrivibile che non vedo l’ora di provare e vivere”.

Ha pensato, nel caso in cui dovesse segnare, a come si comporterebbe in un palazzetto che in maniera ossimorica sarebbe pronto, probabilmente, ad applaudirla ed esultare con lei?
“Quando sarò in campo, se sarò in campo, sicuramente mi comporterò da professionista com’è giusto che sia. E’ chiaro, però, che da parte mia ci sarà il massimo del rispetto per quella che per tanti anni è stata casa. La partita sarà solo basket, le vere emozioni saranno prima e dopo”.

Arriva a Varese una Brescia prima in classifica: ad inizio stagione si sarebbe aspettato di arrivare al 26 gennaio a guardare tutti dall’alto al basso, tenendo conto della rivoluzione che c’è stata quest’estate in casa Germani?
“Quest’estate quando sono stato chiamato da Brescia sicuramente ero curioso di scoprire questo nuovo corso biancoblu. Dopo poco tempo, però, mi sono subito reso conto di essere entrato a far parte di una squadra di enorme talento e ricca di qualità. Quest’anno, nonostante il mio impiego in campo stia diventando molto residuale, mi sta insegnando molto perché sono circondato da giocatori che hanno fatto tanto per la pallacanestro e a 36 anni sto imparando molto. Abbiamo fatto un grande girone d’andata e ci siamo meritati finora questo primo posto”.

Ci pensa mai che in queste due stagioni può raccogliere più di quanto non abbia magari fatto suo finora in termini di risultati?
“Sicuramente in questi 16 mesi sono successe tante cose belle. Il non aver alzato un trofeo è l’unico rammarico dei miei anni a Varese, l’aver riportato Trieste in A è stata una grandissima soddisfazione, avere un ruolo in una squadra di altissimo livello come Brescia è un’altra mia grande soddisfazione ma sono veramente orgoglioso di quanto fatto in Pallacanestro Varese e di averlo fatto in un momento storico in cui la società aveva bisogno di gente che lottasse. Ci siamo tolti tante soddisfazioni e sono orgoglioso di aver rappresentato per un periodo questa gloriosa società”.

Allora proprio parlando di Varese, quella che incontrerete sarà una squadra molto diversa rispetto a quella della gara d’andata. Che avversaria si aspetta?
“Certamente l’idea di base è molto chiara. La società sta facendo un grande lavoro per dare solidità e sostenibilità a tutto il progetto e per questo bisogna fare tanti complimenti alla società. Per quanto riguarda il campo la squadra sta trovando una sua identità, le tre vittorie consecutive prima di Pistoia sono un segnale, sicuramente la forza di questa squadra è stato finora il fattore Masnago, capace di far esprimere al massimo il gruppo, un po’ com’era nei miei anni in biancorosso. Sono molto felice della crescita di Matteo Librizzi, che è un amico e che sono contento che sia stato eletto capitano e il progetto legato ad Assui. Da fuori questi sono segnali importanti del lavoro della società”.

Librizzi pensa che sia l’uomo giusto per prendere la sua eredità di capitano?
“Sono felice che lui oggi abbia questo ruolo. E’ un ragazzo che ha tanta fame, voglia di emergere, è un giocatore a tutti gli effetti. E’ varesino al 100%, è un ruolo importante soprattutto perché la Pallacanestro Varese è la squadra delle persone e della gente ed avere una figura di riferimento così è importante. Ci sentiamo spesso, lui se lo sente molto suo questo ruolo e sono felice sia lui”.

Ha un desiderio particolare in vista della partita di sabato?
“Ciò che vorrei, ma so che sarà probabilmente impossibile, è avere l’opportunità di abbracciare tutti quelli che con me hanno condiviso l’esperienza a Varese, che mi hanno supportato e che sono stati molto più che compagni di viaggio di quell’avventura che mi ha segnato per segnato per sempre e che sono grato di aver vissuto”.

Alessandro Burin

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