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“Penso sia veramente facile giocare insieme a Jaylen. E’ un giocatore di talento che sa leggere la difesa, sa quando prendersi tiri e non è un egoista. Non ci sarà nessun tipo di problema nel trovare il giusto feeling con lui così come gli altri compagni”. Questa è stata la risposta di Elijah Mitrou-Long nel corso della sua conferenza stampa di presentazione in casa Pallacanestro Varese a diretta domanda sul suo rapporto in campo con Hands, con il quale ha condiviso parte dell’avventura al Peristeri, in Grecia, nella passata stagione.
E non è una risposta banale quella che ha dato Mitrou-Long, perché nasconde un fondamento base (che si può valutare sia in maniera positiva che negativa) della stagione biancorossa: ovvero l’equilibrio di squadra costruito intorno al numero 50. Ed i fatti, come sempre, sono li a parlare: ad inizio anno l’incognita più forte era la possibile convivenza tra Hands e Mannion, due giocatori che amano tenere la palla in mano e prendersi tanti tiri durante la partita. Un’incognita che il Red Mamba ha pensato bene di eliminare prima del tempo tagliandosi fuori dal progetto biancorosso per sposare quello dell’Olimpia Milano.
Al suo posto, Varese, a torto (ed ancora, a dimostrarlo sono fatti e numeri non pure impressioni personali) ha scelto di prendere un giocatore come Sykes che, al di là di tutte le problematiche di preparazione fisica e mentale incontrate dopo 8 mesi di stop, in campo, nelle partite disputate, ha dimostrato una fortissima incompatibilità con Hands.
Totalmente diverso, invece, l’impatto di un giocatore meno accentratore e più “gregario” come Bradford e non è un caso che, con questa coppia, Varese abbia centrato quel filotto di 3 vittorie consecutive che ad oggi le dà ancora un cuscinetto di due punti sulla zona retrocessione. Così, se dagli errori s’impara, arriva la scelta di Mitrou-Long quale play/guardia da affiancare ad Hands: un giocatore che ama dedicarsi prima di tutto alla fase difensiva (dove Jaylen spesso e volentieri va in sciopero) rispetto a quella offensiva, nella quale alla soluzione personale preferisce cercare assistenze per i compagni.
Insomma, il giusto incastro tecnico e tattico, così pare sulla carta in attesa di vederlo all’opera, per tornare ad esaltare le caratteristiche di Hands, come fatto da Bradford al momento del suo arrivo, per quell’elemento che a torto o ragione è ago della bilancia nella stagione varesina ed a dimostrarlo sono i fatti e non solo le impressioni.
Alessandro Burin
Foto Ossola