Quando ti avvicini ad un club perchè hai il figlio che gioca e diventi accompagnatore della sua squadra, lo fai per passione, perchè hai voglia di dare una mano. Quando poi la mano ti scappa e di quel club ne diventi il presidente un valore ti rimane dentro immutato: lo stai facendo per passione perchè hai voglia di dare una mano a tutti e non solo a quella squadra.
Questo, sintetizzato in poche righe, è quello che è successo a Luciano Pozzolini, che fino a pochi giorni fa è stato il presidente della Solbiatese. Tutto è nato dalla voglia di seguire un figlio e poi il tutto si è tradotto nel trattare tutto il club come un figlio. E’ dura lasciare andare i propri figli, ma spesso ci si accorge che un passo indietro può spianare loro la strada del successo. Rimarrai sempre il padre e sarai sempre lì a vegliare su di lui.

Un passo indietro però difficile, una decisione dura da prendere. Quanto è stata dura per te passare la mano?
“Ho sempre cercato di mantenere un profilo basso, ho sempre pensato a lavorare e a portare avanti la società con impegno e determinazione. Penso che gli ultimi 15 anni non siano stati i migliori per l’intero movimento calcistico perché ha risentito delle grandi difficoltà del paese. In ruoli diversi ho dato il mio contributo in anni difficili, ma ho cercato di farlo con grande senso di responsabilità, al massimo delle mie possibilità e con una mentalità ed una apertura che difficilmente ha trovato riscontri, ma quando li ho trovati abbiamo fatto passi e cose importanti. Il progetto Solbiatese ha origine dall’incontro con Oreste Battiston che per primo ha riconosciuto l’opportunità di una sinergia vincente. Oggi, con l’arrivo di Milanese, si completa un disegno che ci permette di fare programmi ambiziosi”.

Questo avvalora quindi quanto da noi scritto: Claudio Milanese è il nuovo presidente della Solbiatese Calcio?
“Confermo quanto avevate anticipato e con grande soddisfazione posso dare il benvenuto a Claudio Milanese nella grande famiglia Solbiatese. Claudio è il nuovo presidente ed è una persona di altissimo profilo che rispetto e stimo per la sua capacità di trasmettere energia positiva in qualsiasi cosa faccia; è una persona carismatica, competente e con una grande voglia di tornare a fare calcio. Non posso che essere orgoglioso di sapere che abbia riconosciuto alla società di possedere i requisiti per un progetto solido e ambizioso come quello che lui, in prima persona, aveva pensato e ora vuole portare avanti”.

Un progetto ambizioso approvato dalla stragrande maggioranza che ha però qualche detrattore…
“Sono consapevole che era più che giusto fare da parte mia un passo indietro per il bene della società. Ho sempre voluto il meglio per i miei ragazzi e per i miei collaboratori e sono certo che Milanese rappresenta il meglio. Ho sempre pensato che il calcio dilettantistico, come tutte le cose, si evolve rapidamente e credo che le società debbano essere capaci di adeguarsi ai cambiamenti attraverso le opportunità che permettono di crescere e migliorare. Siamo in un’epoca in cui non si può più improvvisare nulla e fare calcio necessita di risorse, programmazione, sinergie e persone animate da passione e tanta competenza. Qui ora c’è tutto questo”.

Ti riformulo la domanda: questo nuovo progetto non è piaciuto a tutti.
“Non so se sia piaciuto a tutti, ma so per certo che era il giusto percorso per garantire un futuro alla società. Nella mia esperienza ho sempre sentito forte la responsabilità di garantire una continuità al grande lavoro di chi, prima di me e come me, ha speso anni per costruire una società come la nostra e nel mio percorso ho dovuto prendere decisioni difficili, coraggiose e a volte impopolari. Non sempre ho preso quelle giuste, però posso dire con certezza che oggi siamo una realtà che al suo interno racchiude le anime e la storia di società importanti quali lo sono state la Schiannese, il Gazzada, l’Azzate, l’Insubria e la Solbiatese. Chi è in grado di vedere il passato e il futuro con la mia mentalità sa che in un certo modo queste società ancora vivono insieme nella Solbiatese Calcio 1911, una realtà piena di storia, tradizione, passione e con l’avvento di Claudio con un futuro tutto da scrivere”.

Milanese presidente e poi? Quali altri innesti nei quadri dirigenziali dobbiamo aspettarci?
“Stiamo strutturando la società affinché ogni ruolo sia ben definito e ricoperto, ognuno con le proprie mansioni e con la propria area di competenza. L’operato di Barban-Gorrasi è sotto gli occhi di tutti e sicuramente la condivisione degli obiettivi darà vita ad un grande lavoro di squadra. Oltretutto credo che Claudio saprà dettare le giuste linee guida da seguire per diventare in breve tempo la grande società che tutti vogliamo. Nei prossimi giorni consolideremo l’organigramma completo e non ti nascondo che siamo tutti mossi da forti motivazioni e grande entusiasmo“.

Pozzolini che fine farà?
“Aldilà del ruolo, io continuerò a dare la mia disponibilità e il mio contributo soprattutto nel settore giovanile che è la linfa vitale e il cuore di una società che guarda al futuro. Nulla cambierà per me e finché ce ne sarà bisogno continuerò a vivere la mia passione con entusiasmo sui campi tra i miei ragazzi, a contatto con le loro famiglie e vicino ai nostri tecnici e collaboratori”.

Sei sempre stato poco incline alla interviste e alle dichiarazioni che spesso ti ho dovuto estorcere con fatica. Ora però, che sei alla fine del tuo mandato, mi aspetto che tu dica qualcosa…
“Ho già detto troppo in questa intervista, quindi sento solo il bisogno di ringraziare. So di essere stato un presidente piuttosto anomalo, per carattere e per modo di essere ho una certa propensione a vivere i rapporti umani con grande coinvolgimento e in questo ruolo non sempre è stato un bene. Ma chi mi conosce a fondo sa che ho grande e sincera riconoscenza per tutti coloro che in questi anni hanno condiviso con me questa esperienza: direttori, dirigenti, tecnici, collaboratori, volontari e atleti. Mi piacerebbe fare i nomi di tutti ma sarebbe una lista interminabile. Sono certo che chiunque abbia dato il proprio contributo si sentirà chiamato in causa e lo ringrazio con sincero affetto e riconoscenza. Un nome però vorrei farlo ed è quello del mio compagno di viaggio Gianluca Zanzi, che mi ha sempre sostenuto senza mai mollare: mio vero punto di riferimento, mio grande amico. Ne abbiamo passate tante insieme ma credo che ancora ne vedremo delle belle”.

Michele Marocco

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