Nuova avventura per Matteo Candolini che, dopo aver toccato il professionismo con la maglia del Savona, aver giocato anche all’estero (in Inghilterra e in Spagna) ed essere tornato in Italia dove si è diviso tra Serie D ed Eccellenza, ha detto di sì all’Olimpia ed è pronto per iniziare un nuovo capitolo della sua carriera. Il difensore classe 1990 porterà esperienza alla retroguardia di mister Rinaldi e si metterà al servizio di un gruppo profondamente rinnovato e che coltiva buone ambizioni.

Per te sarà il debutto in Promozione. Che cosa ti porta a Lavena Ponte Tresa?
“Non conoscevo nessuno, ma il Presidente mi ha fortemente voluto e mi ha prospettato un ruolo importante anche in ottica futura. Ho 29 anni, a breve 30, e devo programmare il mio avvenire dopo tanti anni da calciatore e qui ne ho la possibilità. Non conosco i miei nuovi compagni, ma so perfettamente che l’Olimpia è una società sana, che fa la Promozione da tantissimi anni e che è sempre in corsa per un posto nei playoff. Ricordo che, quando giocavo nel Fenegrò, ho disputato un’amichevole proprio contro l’Olimpia e già allora mi ha fatto una bella impressione. Non ho avuto paura ad accettare una formazione di Promozione: 7-8 anni fa ci avrei pensato di più perchè avevo qualche ambizione in più, ma ora è la realtà perfetta per me. Vorrà dire che proverò a risalire categoria dopo categoria con questa maglia”.

Qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione?
“Gioco ormai da qualche anno e ho acquisito tanta esperienza anche in serie più alte della Promozione. Credo che un po’ per la mia età, un po’ per il mio bagaglio, all’Olimpia posso dare personalità, carisma e un aiuto ai più giovani. Ora i “vecchi” sono più bravi e disponibili rispetto a qualche anno fa quando ero un giovane io e voglio mettermi a servizio per chi deve ancora formarsi completamente. Per il bene di una squadra e un gruppo, è giusto venirsi incontro e non pensare solo a se stessi. Sono pronto a farlo”.

A proposito di esperienza, nella tua carriera ci sono due parentesi all’estero.
“La più bella è stata sicuramente la seconda, quando, nel 2015, sono andato in Spagna e ho giocato nel Real Avilés, una formazione asturiana che militava in un campionato equivalente alla nostra C2. Mi sono trovato benissimo per il clima, la gente e anche il tipo di calcio, molto più simile a quello che piace a me: possesso palla e bel gioco. L’anno prima, invece, sono partito per l’Inghilterra e ho militato nel Dulwich Hamlet che prendeva parte ad un torneo simile alla Serie D: l’ambientamento è stato più difficile a causa della lingua e del calcio, decisamente più fisico e meno tattico. Sono stati però due periodi molto importanti anche dal punto di vista della crescita personale e consiglio vivamente ai giovani di provare un’esperienza all’estero se ne hanno la possibilità. E’ qualcosa che rimane dentro”.

Prima ancora di espatriare, hai toccato con mano il calcio vero con il Savona. Che ricordi ti porti dentro?
“Ho vinto la Serie D con la Biellese e poi anche con il Savona agli albori della mia carriera. Con il Savona, una volta promossi in Serie C, ho firmato un contratto triennale e disputato una stagione tra i professionisti. Il livello di quel torneo qualche anno fa era decisamente alto e stimolante e non è facile rimanere nel giro che conta. Se non sono riuscito a rimanere nel professionismo è perché sicuramente ho sbagliato qualcosa e potevo dare di più, ma non ho particolari rimpianti. Negli anni successivi mi sono preso delle belle soddisfazioni anche tra i dilettanti, come la vittoria dell’Eccellenza con i liguri dell’Albissola. Ho girato tanto tra Lombardia, Liguria e Piemonte e ho cercato sempre di prendere il meglio da ogni stagione”.

Nella tua carriera hai anche cambiato ruolo: da terzino sei diventato centrale. Come mai questa evoluzione?
“Da giovane ho giocato prevalentemente come terzino destro, ma è capitato che mi dirottassero in caso di necessità anche a sinistra. Mi divertivo a salire, a partecipare all’azione e a propormi spesso e nella mia prima stagione al Fenegrò in Eccellenza ho fatto ben 11 gol. Ho cambiato ruolo negli ultimi 5-6 anni quando spesso giocano terzini i ragazzi più giovani. Io, così, ho trovato posto al centro della difesa ed è stato allora che ho imparato davvero a marcare a uomo”.

Nell’ultima stagione hai vestito la maglia dello Stresa e dell’Ardor Lazzate. Com’è andata?
“Abbiamo avuto tanti alti e bassi con entrambe le squadre. Ma con l’Ardor Lazzate, anche grazie all’apporto di Anzano e Scapinello che ritroverò da avversari con la Solbiatese, stavamo risalendo la china, ma poi il Covid-19 ha fermato tutto. Negli ultimi mesi l’Ardor Lazzate ha fatto scelte diverse di mercato e io ho detto sì all’Olimpia”.

Ti è mancato il calcio?
“Tantissimo e non sono mai stato fermo così a lungo. Mi sono tenuto attivo, ma non vedo l’ora di tornare in campo e di iniziare la preparazione il prossimo 24 agosto. Sono molto carico”.

Laura Paganini

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