Poche settimane fa è stato eletto presidente del Csi di Varese e non si è nemmeno preso il tempo per godersi “il successo”, c’era e c’è tanto lavoro da fare: Diego Peri, un respiro profondo e via con la programmazione nel periodo più difficile in assoluto tanto per l’Italia, quanto, soprattutto per lo sport.
Da un lato ci sono poco meno di 200 società sportive e di 17 mila tesserati, dall’altro c’è un mix di entusiasmo, esperienza, competenze che deve necessariamente fare da contrappeso e non perdere la bussola in un momento così delicato in cui il buio inghiotte i pochi spiragli di luce rimasta. 
Ma il buio non fa paura a chi, da quel lontano 1993 con la carta d’identità che sussurrava 16 anni, il Csi ha imparato a conoscerlo, apprezzarlo, vestirlo. In tante vesti diverse: atleta, allenatore, dirigente, arbitro, vice presidente, presidente, per poi sbarcare “ai piani alti” come consigliere prima e vertice della piramide oggi.

Partiamo dalla fine: come mai questa scelta di candidarsi alla massica carica del Csi di Varese? Cosa l’ha spinta?
Facevo già parte della struttura in qualità di consigliere di presidenza, Redento Colletto (Presidente uscente ndr) in epoca pre-covid mi ha chiesto di candidarmi, mi ha indicato la strada, ho accettato anche se il “bello” è arrivato dopo, ad ogni modo non mi sono poi tirato indietro, anzi mi sono assunto una responsabilità importante in un periodo non facile; cosa mi ha spinto è facile, mi ha spinto tanto il coraggio quanto la follia, senza una di queste due componenti non avrei mai potuto accettare”.

Che ambiente ha trovato e che ambiente sta cercando di costruire?
Siamo in un periodo di rinnovamento forzato perché lo statuto approvato prevede un massimo di 3 mandati, con eccezione aggiunta di una deroga voluta proprio in questa fase particolare, lo stesso presidente Colletto se avesse voluto avrebbe potuto approfittare della deroga ma dopo 22 anni di onorato lavoro e visto il tempo che passa, ha preferito lasciare spazio ad altri e nel caso specifico a me, ma il rinnovamento non finisce qui perché nel 2024 ci sono 4 degli 8 consiglieri attualmente in carica che dovranno fare un passo indietro. Siamo alle prese con il passaggio di consegne, con tanta freschezza, entusiasmo, nuove idee, ma non dobbiamo sottovalutare la base da cui partiamo, una base solida sia a livello sportivo che economico che sottolinea il grande lavoro fatto negli ultimi decenni”.

Come dicevamo prima, arriva in un periodo difficile, quali sono le priorità?
Innanzitutto siamo in attesa del dpcm del 5 marzo, anche se ovviamente non siamo con le mani in mano. Sia il Csi nazionale che quello regionale si stanno muovendo e di conseguenza lo facciamo anche noi, sappiamo bene che la prima cosa da fare è curare nei dettagli la ripartenza, una ripartenza che ha ancora mille punti di domanda e mille variabili ma proprio per questo dobbiamo farci trovare pronti. Le cose da fare sono sempre tante, guai a dimenticarsi ad esempio della formazione che è uno dei nostri fiori all’occhiello, dobbiamo ragionare step by step”.

Una domanda che non le avrà fatto nessuno: quando si riparte?
La risposta è più facile di quanto si possa credere. Abbiamo stilato un programma di ripartenza molto attento, basandoci sulla situazione momentanea e sulle prospettive ma anche e soprattutto su ciò che di ufficiale abbiamo già in mano ovvero i protocolli del ministro della salute, del Csi Nazionale, del J Medical di Torino e dell’Università del Sacro Cuore. Non solo, le prime mosse fatte sono state quelle di mandare un questionario a tutte le società per capire quali siano le loro problematiche e le loro intenzioni in caso di ripartenza, entro il 18 febbraio riceveremo le risposte ed entro il 22 febbraio comunicheremo le nostre intenzioni, sappiamo bene che ci sono emozioni che solo il gioco può far vivere, è per questo che ci auguriamo di ripartire al più presto”.

Riesce a dirci qualcosa di ancor più pratico in merito?
Certo, non è un segreto. Diciamo che se la situazione resta più o meno la medesima, con segnali di miglioramento grazie al vaccino, alla bella stagione e a tutta una serie di fattori che abbiamo imparato a conoscere, la volontà è quella di ridare il via libera agli allenamenti dopo il 5 marzo e nel mese di aprile ripartire con competizioni ufficiali; un campionato ridotto? Un campionato ristretto? Un torneo? Le modalità sono in fase di valutazione, ma in qualunque caso si parla di ufficialità, ci tengo a sottolineare che ad oggi il protocollo prevede possibilità di allenarsi solo a chi sarà in procinto di gare, anche questa è una variabile da tenere in considerazione. Nella riunione del 22 febbraio, dopo aver visionato i questionari, potremo essere più precisi”.

Parlando un po’ più in generale, lei quali obiettivi si è posto?
Mi piacerebbe riuscire a rilanciare alcuni sport, pallavolo, pallacanestro ma anche sport individuali che vengono erroneamente definiti minori ma che in realtà necessitano meramente di una valorizzazione sportiva, altri obiettivi sono, un po’ come dicevo prima, di continuare la formazione adeguata per riuscire ad avere sempre a che fare con persone preparate, ed infine di essere sempre al fianco delle società, capendo le esigenze di volta in volta, dimostrando tutta la nostra disponibilità nei loro confronti”.

Cosa rappresenta, in sintesi, il Csi per lei?
Dal 1993 ad oggi è un tempo lunghissimo, ecco perché quando parlo di Csi parlo di seconda famiglia. Ho accumulato una serie di esperienze in ruoli diversi che mi hanno permesso di conoscere quest’organo sotto tanti punti di vista, anche se devo ammettere che Mimmo Serino (responsabile della formazione ndr) ed il presidente uscente mi hanno “fregato” (ride ndr). La verità è che io ho messo piede qui per la prima volta da ragazzo e che nel tempo sono diventato uomo, sono cresciuto umanamente e credo fosse arrivato il momento giusto per ridare un po’ di ciò che il Csi mi ha donato. È un po’ la parafrasi della vita, è una crescita che ad un certo punto sente la necessità di mettersi completamente al servizio di altri, ed è anche una grande orgoglio poter condividere”.

Mariella Lamonica

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